Muore a seguito di un tumore non diagnosticato: urologo nei guai - Le Cronache
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Muore a seguito di un tumore non diagnosticato: urologo nei guai

Muore a seguito di un tumore non diagnosticato: urologo nei guai

Pina Ferro

Avrebbe diagnosticato ad un paziente che lamentava problemi urinari un polipo omettendo di effettuare approfonditi esami diagnostici. Ad Antonio Avallone 70 anni, originario di Vietri sul Mare e residente a Pontecagnano, a seguito di un malore viene diagnosticato un carcinoma vescicale. Il paziente morirà tre mesi dopo, il 29 maggio del 2017. L’urologo Gianmarco Silvestre che aveva in cura Avallone è stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Salerno con l’accusa di omicidio colposo ed il prossimo 1 marzo comparirà dinanzi i giudici del tribunale per l’avvio del processo a suo carico. I familiari dell’uomo, difesi dall’avvocato Angela Cisale si sono costituiti parte civile. Antonio Avallone era stato sottoposto, nel 2016, ad un intervento chirurgico a carico dell’apparato uro genitale per una una neoformazione papillare a carico della parete vescicale anteriore. Successivamente, nel 2017, il paziente, avvertendo dei dolori si rivolse all’urologo che lo seguiva, il dottor Silvestre, in servizio nell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno, il quale dopo averlo visitato lo rassicurò che si trattava di un polipo che andava solo tenuto sotto osservazione. Con il trascorrere dei mesi Antonio Avallone fu visitato più volte dal camice bianco. A seguito di un improvviso malore l’anziano fu portato dai familiari al pronto soccorso dell’ospedale di via San Leonardo dove, dopo essere stato sottoposto agli esami del caso, fu diagnosticato un carcinoma vescicale solido. Il paziente a distanza di poco tempo fu anche sottoposto ad intervento chirurgico. Purtroppo dopo pochi mesi spirò. A rivolgersi alla magistratura furono i familiari dell’uomo. Il gup ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero Elena Cosentino, titolare del fascicolo d’inchiesta. Il medico del Ruggi è accusato di aver omesso di effettuare i dovuti approfondimenti diagnostici e di aver omesso di aver effettuato una corretta anamnesi sulla insorgenza e durata della patologia. Il sanitario è anche accusato di aver omesso di effettuare il ricovero del paziente in osservazione presso il reparto di urologia. Ora saranno i giudici, al termine del dibattimento, a stabilire se sussistono eventuali responsabilità del camice bianco.