Mosè e quel bastone portatore di gioia - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Mosè e quel bastone portatore di gioia

Mosè e quel bastone portatore di gioia

Questa mattina la Compagnia dell’Arte si ritroverà coi suoi piccoli amici alle ore 11, sul web, per donare qualche stralcio de’ “Il Principe d’Egitto che avrebbe chiuso il cartellone del Family Show in grande stile

Di OLGA CHIEFFI

Il mondo dello spettacolo, i teatri, i concerti non hanno visto ancora il benché minimo bagliore sul fondo del tunnel. Gli addetti ai lavori tentano, come possono, di ovviare a quello scambio osmotico di emozioni che dal palco arriva in platea e viceversa. Ne sanno qualcosa quelli della Compagnia dell’Arte, da otto anni impegnati con un cartellone speciale, che a teatro porta piccoli e grandi, nonni e nipoti, genitori e figli. Per il momento anche la loro stagione è congelata. Questa sarebbe stata l’ultima domenica targata family show al Delle Arti, tre in tutti gli spettacoli in stand by. Oggi il sipario sarebbe calato con la favola de “Il Principe d’Egitto”, che trae spunto dai libri dell’Esodo dell’Antico Testamento, e racconta di Mosè. Sul palco sarebbe salito un cast di oltre 40 professionisti. Gli stessi (se non di più) che il regista Antonello Ronga ha convocato per un’altra iniziativa. «Vorrei che con noi partisse un messaggio di speranza – dice Ronga – di ottimismo. Un video attraverso il quale, idealmente, ci scambiamo un abbraccio rassicurante, di quelli che sorridono alla vita e vedono la luce fuori dal tunnel». la favola è giocata interamente su Mosè e Ramses due fratelli cresciuti a stretto contatto, inseparabili, che lentamente, gravati dai rispettivi destini, che arriveranno a scontrarsi tra loro. Ramses vive all’ombra del padre e teme, nel suo intimo, di non meritare la successione al trono per paura di non riuscire a garantire prosperità al regno. Mosè sarà poi privato di una casta d’appartenenza, finché non verrà scelto e obbligato da un Dio che conosce ben poco. Mosè è un principe d’Egitto cresciuto nell’accondiscendenza, e per questo a tratti superficiale, che vive naturalmente all’oscuro della sua reale origine. Quando apprende la verità, tramite le parole di sua sorella Miriam, per la prima volta Mosè vede gli schiavi sotto un’altra luce. La corsa di Mosè procede metaforicamente a ritroso, ed egli canta con tanto di affanno, ciò che ha sempre dato per vero: l’esser un principe d’Egitto. Mosè procede dal suo luogo d’origine (le modeste abitazioni ebree), un posto che inevitabilmente gli appartiene e che viene reso vivido dal canto di Miriam che intona le parole della madre Jocabel, e fugge verso “l’altro mondo”, quello degli Egiziani. Una fuga dalla realtà, perpetrata in un percorso inverso, dall’origine ebrea all’illusione egiziana, che culminerà nella comprensione del suo passato. Da questo momento in poi il principe d’Egitto si spoglierà delle sue vesti per vagabondare senza metà nel deserto, fino all’ordine del roveto ardente. Il Mosè de “Il principe d’Egitto” è un vero uomo nella sua emotività più recondita e sopita, ed è un personaggio drammaticamente Shakespeariano, depositario del volere di un Dio, melanconicamente oppresso dal suo passato e da ciò che richiede il suo futuro. Un uomo colmo di timori, ma pienamente consapevole di ciò che il suo popolo gli chiede.“Il principe d’Egitto” è un’opera in grado di suscitare emozioni sia nell’animo del credente che del non credente, è un inno glorificante rivolto al percorso di un “salvatore”, un uomo scelto per un fine supremo, che attuerà davvero solo al termine di un cammino arduo e tortuoso, fatto di dolore e sacrificio, ma anche di fede e di speranza. Mosè diviene il profeta del popolo ebraico solo nel finale. Non quando dona le Tavole della Legge, neppure quando divide le acque, ma un po’ prima. Quando procede insieme alla sua gente, e notando i loro volti fiduciosi e compiaciuti, comincia a sorridere, comprendendo l’importanza di quello che sta per compiere. In quell’istante, Mosè gioca con due bimbi, sollevandoli con l’ausilio del suo bastone, poggiato sulle sue spalle. In quel preciso istante, Mosè diviene ai nostri occhi un “salvatore”: un portatore di gioia, quella vera, che può essere vista così spontaneamente solo nel volto di un bambino. Oggi alle 11, un orario non scelto caso ma che corrisponde a quella che normalmente è la prima convocazione della domenica tra le poltrone rosse del Delle Arti, dal profilo social della Compagnia e da tutti quelli che avranno aderito all’iniziativa, partirà la condivisione dello stesso video messaggio. Tutti i componenti ma anche tutte le forze coinvolte, tra tecnici audio, danzatori, direttori, coreografi, sono i protagonisti di un video, “Vedrai Miracoli” colonna sonora proprio del Principe d’Egitto. Come sulla scena la parte principale resta affidata alla splendida voce di Cristina Mazzaccaro, mentre tutti gli altri, con uno sguardo, una carezza, una mano tesa, un gesto, raccontano speranza. Ed è così che Renata Tafuri si poggia dolcemente sulla spalla del compagno di vita e di scena Claudio Tortora, gatti e cani giocano un ruolo primario muovendosi come veri artisti, l’etoile Pina Testa si muove in mezza punta tra le figlie Elena e Fortuna. Assenti ingiustificati la fotografa Ilaria Rossi e il maestro delle immagini in 3D Marcello De Martino. Sul finale, «Questo è il tempo in cui sperare non è facile, e la gioia che c’è in noi nel vento vola via…Vedrai miracoli se crederai». Un unico coro, di oltre 50 persone, si unisce alla voce portante. «Non sappiamo come e quando riprenderemo, ma questo ultimo titolo rimasto congelato e il suo messaggio ci è sembrato emblematico, come se in un certo qual senso ci spingesse a vedere una luce all’orizzonte. Col cuore, come sempre, ci proviamo e ce la mettiamo tutta».