Morte Migliaro, ergastolo all’aggressore - Le Cronache
Cronaca Battipaglia Giudiziaria

Morte Migliaro, ergastolo all’aggressore

Morte Migliaro, ergastolo all’aggressore

Pina Ferro

“Il nostro guerriero nessuno potrà restituircelo”. Sono le parole pronunciate da Antonio Migliaro, papà di Natalino morto a seguito di un’aggressione sul litorale di Battipaglia, dopo la lettura della sentenza da parte dei giudici della Corte d’Assise a carico dell’uomo ritenuto il responsabile delle lesioni che hanno portato il giovane al decesso. Ergastolo, questo il verdetto per il 32enne Ionut Alexa. La corte composta dal presidente Darino, a latere De Luca e dalla giuria popolare ha accolto in toto la richiesta formulata lo scorso 19 dicembre dal pubblico ministero Katia Cardillo.
Alla lettura della sentenza erano presenti i genitori di Natalino Migliare i quali pur definendosi soddisfatti e pur ribadendo la piena ed incondizionata fiducia nella giustizia ed al legale Maria Gabriella Gallevi hanno sottolineato che nullo può alleviare il dolore per la perdita del figlio.
Natalino Migliaro è spirato al Campolongo Hospital a seguito di un lungo calvario. Gravi le lesioni riportate a seguito dell’ aggressione subita e dei colpi ricevuti. Natalino Alvino, nell’ottobre del 2014, era in auto con la fidanzata in via Idrovora a Battipaglia quando è stato picchiato selvaggiamente da due persone (uno sarebbe il 32enne mentre il secondo non è stato identificato) mentre la ragazza fu violentata.
Ionut Alexa, difeso da Mario Pastorino, ieri ha anche reso delle dichiarazioni spontanee, in particolare, l’uomo detenuto presso la casa circondariale di Fuorni, ha riferito di non essere presente la sera dell’aggressione e che il suo sperma rinvenuto sulla gamba della giovane donna in realtà ci è finito per caso: una prostituta avrebbe raccolto un suo profilattico e poi l’avrebbe gettato in quell’area. Insomma, una ricostruzione alquanto imprecisa.
Va anche ricordato che nel corso delle ultime udienze il 32enne da dietro le sbarre dell’aula minacciò di morte tutti i presenti.
Il rumeno ha sempre respinto l’ accusa di aver partecipato all’aggressione e nel corso del processo ha più volte reso dichiarazioni spontanee. In precedenza ha affermato di essere solo intervenuto per sedare una lite tra italiani.
A incastrare Ionut è stata la prova del Dna rinvenuto sulla gamba della ragazza.