Marius Bartoccini, la strega Blimunda e il fuoco - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Marius Bartoccini, la strega Blimunda e il fuoco

Marius Bartoccini, la strega Blimunda e il fuoco

di Olga Chieffi

Arte nell’arte per il secondo appuntamento della stagione concertistica “In cordis cordae”, promossa dall’Associazione Culturale Emiolia, presieduta dal controtenore Pasquale Auricchio, che ha salutato quale prestigioso ospite il clavicembalista Marius Bartoccini. Pubblico, purtroppo, molto contenuto nello splendido salone centrale della Pinacoteca Provinciale, al quale le istituzioni non hanno inteso far mancare il proprio saluto, a partire dal padrone di casa, Francesco Morra delegato all’urbanistica alle politiche culturali e alla valorizzazione del patrimonio culturale della provincia di Salerno, che ha applaudito l’idea di vivificare ogni spazio artistico attraverso eventi di pari levatura, giusto e potente talismano per un ritorno alla normalità, mentre in sala, in rappresentanza del comune che sostiene l’intero cartellone di Salerno Barocca, il consigliere Antonia Willburger, che ha dato una forte spinta alla ripresa della musica barocca in città, attraverso questa produzione che ci accompagnerà mensilmente fino a dicembre. Un percorso studiato esclusivamente per il luogo, quello proposto da Marius Bartoccini, il quale si è assiso ad un clavicembalo costruito da Alfredo Ryczaj copia di un Taskin francese del 1754 a doppia tastiera con tre registri, ultimo acquisto dell’Associazione Emiolia, per eseguire un programma dal titolo “Tra Napoli e Lisbona – Contaminazioni borboniche in Lusitania” – un prezioso omaggio alla scuola napoletana che si allargava nell’intero Sud Italia, con Leo, Scarlatti e Insanguine, pronta al confronto con la musica del portoghese Carlos Seixas. Dalle toccate di Leo e Insanguine alle sonate di Carlos Seixas, pagine, queste, che richiedono una tecnica ferrea e solida per poter eseguire le diverse agilità, la dura ginnastica a cui viene sottoposta la corda e il continuo andirivieni sulla tastiera col divieto di uscire dalla rigida logica che domina tutte queste composizioni che Bartoccini ha affrontato con notevole dimestichezza mettendone in rilevo la melodia e la costruzione armonica. L’arte del clavicembalista potrebbe risultare ancora più evidente considerando l’architettura del suo strumento: le corde vengono pizzicate da plettri che nel moto di ritorno impediscono la vibrazione della corda; e non sono quindi colpite da martelletti di feltro come nel pianoforte dove determinante è invece la loro vibrazione. Questa differenza costitutiva ha delle notevoli conseguenze non solo sul timbro, la cui diversità è evidente a qualsiasi ascoltatore, ma soprattutto sul volume che nel clavicembalo è sempre costante poiché non permette l’esecuzione del piano e del forte. Questo può provocare spesso una notevole piattezza e inespressività nella esecuzione dello spartito, ma Marius Bartoccini, con questa performance, ha dimostrato ben altro, riuscendo a esprimere, a palesare la sua lettura personale con grande intensità e colore offrendo una serata di riconosciuta qualità artistica. L’ultima parte del programma ha visto l’interpretazione di cinque sonate di Domenico Scarlatti. Lo Scarlatti che, nel “Memoriale del convento” di Josè Saramago guarisce, suonando, l’incantevole strega Blimunda, è un personaggio fantastico che usa il suo clavicembalo per operare un prodigio. Ma quel che ci trascina, nella scena creata da Saramago, non è il clavicembalo: è il prodigio. Bartoccini è stato con la sua performance, non solo veicolo di verità storiche, ma anche di prodigi, con le sue sonorità cangianti con i colori sottilissimamente variati e con tutta l’apertura dei piani prospettici. Scarlatti, è conosciuto oltre che come grande compositore, come eccezionale esecutore. Un improvvisatore naturale, jazzista ante-litteram, la cui scrittura mette alla prova qualsiasi musicista gli si avvicini. Le sonate furono pubblicate originariamente come “essercizi” e Marius, tecnicamente formidabile, si è compenetrato simbioticamente nella pagina con leggerezza e profondità. Applausi scroscianti da parte della platea e un bis con raccomandazione di far attenzione al clavicembalo che avrebbe potuto prendere fuoco. Un fuoriprogramma funambolico, “La marche des Scythes di Joseph Nicolas Pancrace Royer uno dei rondeaux più ampi, più ardui e moderni , per la metà del ‘700, della letteratura clavicembalistica francese, che ha davvero surriscaldato le due tastiere e l’atmosfera in sala, strappando l’ultimo sentito applauso.