Mancati incassi, i Pisano citano per danni l'Arpac e la Regione Campania - Le Cronache
Cronaca Attualità

Mancati incassi, i Pisano citano per danni l’Arpac e la Regione Campania

Mancati incassi, i Pisano citano per danni l’Arpac e la Regione Campania

di Andrea Pellegrino

Mancati incassi, i Pisano chiedono i danni all’Arpac e alla Regione Campania. Nuova istanza da parte della proprietà delle Fonderie, assistita dall’avvocato Lorenzo Lentini che ha portato davanti ai giudici nuovamente gli enti che hanno prodotto atti in questo ultimo periodo. Provvedimenti che hanno portato più volte alla chiusura dello stabilimento sulla base di relazioni prodotte dall’agenzia regionale per la protezione ambientale. Tutti atti, ora, che sono stati annullati e per i quali è stato chiesto l’annullamento ed una conseguente quantificazione del danno. Il nuovo ricorso da parte della proprietà mira ad accertare la legittimità o meno di tutti i provvedimenti fino ad ora prodotti dalla Regione Campania e dall’Arpac di Salerno. Con particolare riferimento alle chiusure imposte allo stabilimento di via Dei Greci per effetto della sospensione dell’Aia. Ciò, sempre secondo i Pisano, avrebbe cagionato un danno per mancati incassi rispetto alle commesse in corso. In pratica l’ammontare di ricorsi aumenta nel mentre i comitati spingono sull’acceleratore e chiedono l’annullamento completo dell’Aia rilasciata nel 2012 ed oggi oggetto di riesame (da parte della regione Campania) e di indagine da parte della Procura della Repubblica di Salerno. Allo stato, lo stabilimento è aperto per consentire i controlli da parte dell’Arpac tirata in ballo all’indomani dell’ennesima sospensione dell’Aia, avvenuta prima del sequestro da parte dei pm lo scorso 24 giugno e poi convalidato successivamente dal Gip. Controlli che dovrebbero avvenire entro fine agosto, poi i cancelli dello stabilimento si chiuderanno nuovamente, con la proprietà che dovrà fare una nuova istanza per richiedere eventualmente il dissequestro.
Ma non solo. L’elemento in più riguarda i lavoratori della fabbrica che rischierebbero di non poter accedere a nessun tipo di ammortizzatore sociale. Quindi, se dovesse essere confermato il sequestro, i 120 lavoratori si ritroverebbero in strada e senza stipendio. Questo, a quanto pare, sarebbero un ulteriore elemento di danno ipotizzato sempre all’interno dell’ultima istanza presentata al giudice amministrativo.