Mai più le mani nelle tasche dei dipendenti Cstp - Le Cronache
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Mai più le mani nelle tasche dei dipendenti Cstp

Mai più le mani nelle tasche dei dipendenti del Cstp. Se sarà appurato che l’azienda non ha operato alcun tipo di risparmio, addio all’accordo del 20 dicembre 2012. Il quadrimestre di sacrificio per il bene dell’azienda è ufficialmente scaduto ieri: quattro mesi in cui i lavoratori del Cstp hanno perso dai propri stipendi, ogni mese, il 7% a cui si è aggiunto il taglio dei ticket mensa per ognuno di loro. Un risparmio complessivo di circa 800mila euro per il Cstp. Una media di 350 euro persi al mese per ognuno dei 595 dipendenti dell’azienda di trasporto pubblico locale salernitana. Lo si faccia per salvare il Cstp e i livelli occupazionali: questo il motivo che aveva indotto le sigle sindacali a sottoscrivere l’accordo con l’azienda lo scorso 20 dicembre per portarlo poi all’attenzione dell’assessore regionale al lavoro, Severino Nappi, ed accedere agli ammortizzatori sociali. Ci fu un referendum aziendale: passò il sì alla decurtazione delle proprie buste paga (su 492 votanti: 333 sì, 146 no e 13 schede nulle) nella speranza che si trattasse di un concreto aiuto alla propria azienda. Al sacrificio economico dei lavoratori avrebbe dovuto fare da contraltare una massiccia operazione di risparmio anche da parte dei vertici aziendali. Erano addirittura otto i punti che, in quel documentol, il Cstp si impegnava a mantenere per far si che i dipendenti non fossero gli unici ad immolarsi per la causa. Ed, invece, nel corso del primo quadrimestre del 2013, di quell’accordo è rimasta solo la “beneficenza” dei dipendenti. Già perché l’azienda, di fatto, non ha proceduto ad una razionalizzazione dei servizi; non ha tarsferito i servizi di Mercato San Severino da Cava de’ Tirreni alla Valle dell’Irno (cosa che avrebbe portato un notevole risparmio sui km percorsi fuori servizio e in termini di trasferta agli autisti); non ha utilizzato i veicoli a metano durante i giorni festivi; non ha trovato soluzioni alternative al rimessaggio oneroso presso Metanauto né sono stati dati in fitto gli uffici di Santa Maria e Pagani; non ha adoperato personale operatore di rimessa per il riforminento dei veicoli e non ha ottimizzato la ripartizione del personale amministrativo nei locali di piazza Luciani, con la chiusura del quarto piano dello stabile. La parziale, molto parziale, vendita dei biglietti a bordo dei bus e la consegna dei tesserini di polizia amministrativa ai dipendenti (che con la bigliettazione ancora in capo ad Unico Campania vedrebbero un eventuale aumento delle multe per chi viaggia senza biglietto solo una fonte di guadagno in più per il consorzio della tariffa), rappresentano le uniche due azioni messe in campo dai vertici aziendali per risparmiare da un lato e provare ad incassare liquidità dall’altro.
Se a tutto questo si aggiunge che il direttore generale Antonio Barbarino non ha ricevuto lo stesso trattamento degli altri dipendenti (a lui il 7% non è stato tagliato) e se pensiamo alla indagine della Procura sugli sprechi della manutenzione ed al fatto che le officine aziendali nei week end sono chiuse e il parco mezzi Cstp è praticamente tutto da rottamare e, dunque, non si effettua spesso e volentieri il servizio che si traduce in una mancata fatturazione dei km non percorsi, si ottiene che le sigle sindacali non intendono tornare dal personale dicendo che dovranno ancora rinunciare a parte del loro stipendio. Per questo Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl trasporti e Faisa Cisal, hanno inoltrato all’azienda una richiesta di convocazione urgente per «esaminare l’andamento economico, patrimoniale e finanziario della società. Nell’eventualità, considerato che l’azienda ha disatteso la gran parte degli impegni assunti in materia di recupero, si ritiene utile evidenziare che non siamo più disposti a discutere di interventi finalizzati alla riduzione del salario dei lavoratori».

 

Promozioni nelle officine: ci sono due capo operatori “di troppo”. Procedere alla promozione di due capo operatori, forse non era il caso. Soprattutto perché il bando che ne giustifica la nomina (datato 2011) è ben più che superato dal momento che quella selezione prevedeva l’individuazione di due soli capo operatore. Ebbene, da quella data, i capo operatori nominati non sono stati soltanto due bensì, con l’ultimo provvedimento adottato (l’ordine di servizio 27 del 26 aprile) si è saliti a quota 5. Ben tre più di quanto previsto dal bando di gara. La Filt Cgil prende posizione contro la decisione del Cstp di procedere alla promozione di due dipendenti al ruolo di capo operatore delle officine (uno per il deposito di Pagani e uno per quello di Cava), attingendo dalla vecchia graduatoria, scaturita dalla selezione interna indetta con avviso al personale del 2 settembre 2011. «Alla luce della difficile situazione in cui versa il Cstp – si legge in una nota del segretario della Filt Salerno, Amedeo D’Alessio – sarebbe stato più opportuno ricondurre tali scelte all’interno di un progetto complessivo, da concordare con le organizzazioni sindacali, per definire un più efficace modello organizzativo aziendale all’esito del quale bandire, nell’eventualità, una nuova selezione interna». Per questi motivi, la Filt Cgil chiede all’azienda di rivedere la propria posizione in merito, procedendo alla risoluzione delle questioni nella loro complessità.

 

1 maggio 2013