LUIGI MORETTI LASCIA, TUTTA COLPA DI “MENIERE" - Le Cronache
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LUIGI MORETTI LASCIA, TUTTA COLPA DI “MENIERE”

LUIGI MORETTI LASCIA, TUTTA COLPA DI “MENIERE”

di Adriano Rescigno

Moretti lascia la guida della diocesi a causa della sindrome di Meniere: «E’ stata un’avventura fantastica, la diocesi ormai è la mia vita». Le intenzioni del vescovo di Salerno, Luigi Moretti, di lasciare la guida della diocesi risalgono al primo novembre scorso, quando – dice – «ho comunicato con una lettera al Santo padre la mia volontà di lasciare la diocesi e lui, dopo aver ascoltato le mie ragioni, ha accettato, a condizione di rimanere in carica come vescovo fino alla nomina del mio successore». Ad oggi Moretti è ancora vescovo di Salerno e per la sua uscita definitiva dal palazzo vescovile bisognerà attendere fino, probabilmente, all’inizio della prossima estate. «Sono sereno – incalza Moretti – la mia è una posizione di chi ha scelto con tranquillità e coerenza; purtroppo, la labirintite si è tramutata in sindrome di Meniere, che è una sua forma cronica e con gravi crisi di equilibrio ho sempre bisogno di un appoggio. La diocesi è grande e le mie condizioni di salute non mi permettono di seguire da vicino tutte le circostanze. Faccio quello che posso, ma rispetto alle esigenze della diocesi, non è il massimo, come per esempio aver ridotto del tutto la mia presenza alla celebrazione delle cresime». Una scelta, quella di Luigi Moretti, sulla scia di quanto fatto dal pontefice Benedetto XVI: «Le dimissioni sono l’atto di magistero più grande che apre a nuove prospettive. Un vescovo dovrebbe lasciare la sede all’età di settantacinque anni, io ne ho 70 – continua il vescovo dimissionario – non è che sono proprio un giovanotto. Se si lascia un po’ prima non succede nulla di così grave». Guai, però, a pronunciare la parola “pensione”. Nessuna pensione per Moretti che dice: «Mi fa tristezza pensare ad un vescovo in pensione, sto già cercando di sistemarmi presso un sacerdote; i limiti fisici che ho oggi li avrò anche domani, anche di più, ma metto a disposizione la mia esperienza, magari potrò essere utile al vescovo che mi succederà. Io sono per il servizio – sorride – questa è la sfida vera, non è che vado in pensione, metto a disposizione quello che c’è, ci sarà sicuramente più tempo libero, andrò a trovare i miei genitori che ogni tanto mi danno per disperso, ma non parlatemi di pensione». Quello di Moretti, ancora non concluso ufficialmente, è stato un vescovato non privo di polemiche e momenti di difficoltà anche con il mondo delle istituzioni, ma anche su questo il porporato non si scompone: «La difficoltà dipende come la affronti. Se la si affronta con serenità può diventare una opportunità. Io ho cercato di vivere semplicemente il cammino della Chiesa, non ho mai portato avanti idee mie, ho cercato anche laddove ci fosse stato un discostamento dalla Chiesa, di portare unione». «Rimarrò qui – conclude – senza dar “ fastidio”».