L'onda d'urto del Nabucco - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

L’onda d’urto del Nabucco

L’onda d’urto del Nabucco

Stasera, alle ore 21, la prima dell’opera verdiana con Daniel Oren sul podio alla testa della Filarmonica Salernitana che festeggerà i compleanni del I trombone Nicola Ferro e del I fagotto Antonello Capone

Olga Chieffi

La ripresa del Nabucco di Giuseppe Verdi è sempre certo uno dei motivi d’interesse per un teatro in cui il genio italiano è sempre onorato: è sempre utile rinnovare il confronto col punto di partenza valido dell’arte verdiana. Questa sera, alle ore 21, il sipario del massimo cittadino si leverà nuovamente sull’opera del celebre “Va’ pensiero”, con Daniel Oren sul podio a dirigere una partitura che ha interiorizzato in ogni suo segno e sa rendere al meglio con qualunque cast. Realizzazioni così compiute e inattaccabili come il blocco compatto del primo atto, Verdi non ne scriverà altre, prima del Macbeth e del grande concertato del terz’atto di Attila. Nemmeno nel Freischutz la partecipazione del coro all’azione avviene con tanta naturalezza e necessità drammatica: i cacciatori di Boemia puzzano maledettamente di teatro e si esibiscono pittoreschi nelle loro ben regolate evoluzioni, in confronto alle folle vibranti di questo “Popol di Giuda”, che grida, che impreca, che trepida per la propria sorte, che interpella i propri capi, Zaccaria e Ismaele, e dialoga con loro in una specie di gran comizio musicale. La coralità, fluisce in questo primo atto, e in parte anche nel secondo e nel terzo, come una fiumana e impone alla musica norma e forma: c’è poco posto per i problemi di aria e recitativo, là dove l’espressione collettiva, affidata alla formazione di Tiziana Carlini, straripa e invade ogni angolo dell’opera, e la simulazione teatrale d’una liturgia recupera i valori antichi della musica sacra, iniettandogli per di più il pungolo della tensione drammatica. In un’opera in cui l’impiego del coro raggiunge simile evidenza di vita musicale, ne viene quasi di conseguenza la lamentevole debolezza dei personaggi singoli e dell’intreccio individuale. Questa risaputa debolezza dei caratteri individuali pone grossi problemi all’esecuzione: bisogna prendere l’opera per il suo verso, sottolinearne la grandezza corale, lasciando i personaggi singoli ed evanescenti, come veramente sono, oppure cercare in qualche modo di porre rimedio al difetto? Ne è ben conscio il regista, Giandomenico Vaccari, che ritorna nel teatro che lo ha visto per sei anni in veste di direttore artistico. La regia e la scenografia di Flavio Arbetti sono figli della ripresa del 2013, ma le ragioni estetiche sono quelle dell’odio e dell’estrema velocità con cui scorrono musica ed eventi. In Nabucco primeggiano, tra i personaggi, quelli che incarnano l’autorità, cioè re e sacerdoti; la voce potente dei Leviti che anelano alla patria lontana, incatenati e costretti al lavoro sulle sponde d’un fiume straniero, soverchia e sommerge la flebile preghiera di Fenena convertita per amore e la bestemmia sacrilega del sovrano impazzito d’orgoglio. A questa impostazione del dramma come scontro di popoli corrisponde una concezione della partitura estremamente massiccia, connotata da una forte presenza degli ottoni, trattati spesso con una scrittura corale, e dalla banda. In buca tra l’altro festeggeranno i propri genetliaci in musica il I trombone Nicola Ferro e il I fagotto Antonello Capone. Rimane, naturalmente, lo spazio anche per il dramma intimo, come quello di Abigaille alla fine dell’opera: uno dei momenti più toccanti della partitura, dove il canto franto della schiava morente è orchestrato con mano leggerissima (corno inglese, arpa, violoncello e contrabbasso soli); o il momento altissimo della follia di Nabucco, alla fine della seconda parte, dove l’ampia gamma emotiva del protagonista (follia, terrore, pianto, svenimento) è condensata con una straordinaria ed efficacissima economia di mezzi. Di eccellenza il cast scelto dal Maestro Daniel Oren: interprete e protagonista nel ruolo di Nabucodonosor sarà Luca Salsi che per le repliche cederà lo scettro a Ionut Pascu, nel ruolo di Abigaille canterà il soprano Susanna Branchini, il basso Simon Lim sarà Zaccaria mentre Michele Cerullo e Raffaella Lupinacci saranno rispettivamente Ismaele e Fenena. Il cast si completa con Carlo Striuli (Gran Sacerdote di Belo), Can Guvem Murat (Abdallo) e Miriam Artiaco (Anna). Si replica 4 e 6 novembre.