Lo sfavillio degli ottoni della Cherubini - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Lo sfavillio degli ottoni della Cherubini

Lo sfavillio degli ottoni della Cherubini

di Olga Chieffi

E’ vanto delle massime orchestre creare il maggior numero possibile di gruppi da camera utilizzando i musicisti del proprio organico. L’indimenticato Herbert von Karajan stimolava ininterrottamente i suoi musicisti in questo senso. Essi devono imparare ad ascoltarsi a vicenda, devono comunicare musicalmente nel più piccolo e amichevole dei cerchi, per poi affiatarsi nella grande famiglia musicale che un’orchestra è. Lungo un itinerario di cinque concerti, le formazioni da camera dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini – in quartetto d’archi o d’ottoni, in duo o quintetto o ensemble – animeranno luoghi del cuore della città della Musica, la Sala dei Cavalieri, Santa Maria a Gradillo, i Giardini del Monsignore, San Giovanni del Toro, portando in dono preziose pagine musicali – Haydn, Beethoven, Verdi, Smetana, Fauré, Gershwin, ma anche Rota, Morricone, Modugno. Stasera, alle ore 18,30ci si ritroverà nella Sala dei Cavalieri di Villa Rufolo, con gli ottoni dell’orchestra. Ad inaugurare la promenade musicale sarà il quartetto di corni, composto da Gianpaolo Del Grosso, Federico Fantozzi, Giovanni Mainenti, Xavier Soriano Cambra. Prima parte nel segno della caccia, naturalmente, con una Fantasia da “Il Franco Cacciatore” di Carl Maria Von Weber, sulla cui orchestra imperano corni e legni, alla ricerca di timbri nuovi e romantici. A seguire, “La Grande fanfare par Rossini”, conosciuta anche con il titolo “le Rendez-vous de chasse”, è una celebre pagina per quattro corni da caccia e orchestra, scritta nel 1828 durante una vacanza a Rambouillet, nella casa del Barone Schickler, quindi un programma eterogeneo che passa dalla Polka caricaturale di Reiche alla trascrizione del coro dei pellegrini dal Tannhauser di Wagner, dal Bayerischer Landler, alla musica da film di Morricone e Piovani in due particolari arrangiamenti dell’indimenticato Maurizio Maiorino, per affermare che volare è sempre possibile, sulle note di Domenico Modugno. Passaggio di testimone al Low Brass Quartet di Andrea Andreoli e Antonio Sabetta al trombone tenore, Cosimo Iacoviello al trombone basso e Alessandro Rocco Iezzi alla tuba. Anche qui programma composito ma d’impronta più operistica, con “Lascia ch’io pianga” dal “Rinaldo” di Haendel che produce un effetto commovente e di rara intensità, una fantasia dalla Tosca di Puccini e il “Nessun dorma”, con i tromboni che si lanceranno tra gli ardimenti vocali del principe Calaf e la partitura grondante di suoni, splendente di impasti ferrigni e luci adamantini che è quella della Turandot di Giacomo Puccini. In mezzo ancora grandi melodie come Granada, “In memoriam” di Premru, la splendida “The Liberty Bell March” di Sousa e le colonne sonore dei film di James Bond.