Libertà, illusione e sogno: l'electro rock di Inketha - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Libertà, illusione e sogno: l’electro rock di Inketha

Libertà, illusione e sogno: l’electro rock di Inketha

 

Continua il nostro viaggio tra i gruppi emergenti della nostra provincia con un occhio su Eugenio Persico

 

Di Davide Naimoli

Inketha è un progetto solista nato nel 2012 dall’urgenza di fare Musica. Il nome “Inketha” è nato quasi per gioco. Anni fa, parallelamente all’ascolto solito sul rock, blues, pop, ascoltavo musica aborigena, zulù, e comunque quella musica primordiale, lontana dagli schemi ‘moderni’, quella fatta con percussioni e vocalizzi che ti escono da dentro. Ricordo che sulla copertina di un CD c’era questo termine, “Inketha”, e mi è piaciuto associarlo a qualcosa che avesse a che fare con l’equilibrio interiore. Ad ogni modo lo feci subito mio e lo utilizzai come nick sui vari social fino ad adottarlo come nome d’arte. Attorno al progetto girano un po’ di artisti come Antonio Di Filippo al sax (in alcune sessions), come vocalist Sabrina Campagna che già cura i vari art-work e tutto ciò che riguarda il discorso grafico e foto (già dal 2012, quando è uscito il primo EP solista “Senza Tempo”).  In altre occasioni si sperimenta aggiungendo percussioni o comunque strumenti ritmici utilizzando però sempre le sequenze elettroniche come guida.  Il tutto ebbe un inizio acustico ma che suonava troppo intimista. Per rendere il progetto più “aperto”ci fu la scelta della drum machine in studio, synth d’ abbellimento e altri intrecci sonori mantenendo però sempre la chitarra avanti a tutto. Qual è il vostro stile musicale e a chi vi ispirate per la vostra musica, passato e presente, i cinque dischi fondamentali del vostro gruppo. Si potrebbe definire electro-rock ma preferisco associare la mia musica ad una sorta di cesto delle mele dove però non ci sono solo mele. L’ispirazione fondamentalmente credo sia un po’ inconscia, nel senso che negli anni ascolti tanta di quella roba che alla fine prendi da tutto e da niente. L’importante è far arrivare il messaggio. Sicuramente ci sono gruppi o dischi che hanno in qualche modo segnato il mio “carattere” musicale. Elencarne 5 di dischi non è così facile come sembra ma ci proverò : Somewhere In Time (Iron Maiden), Axis : Bold As Love (Hendrix), Passion and Warfare (Steve Vai), Lateralus  (Tool), Physical Graffiti (Led Zeppelin) e Master of Puppets (Metallica). Avete mai avuto problemi e difficoltà con le strutture messe a disposizione per esibirvi e quali sono i vostri consigli e il messaggio che volete mandare alle istituzioni per migliorare questa situazione di disagio. Le istituzioni continuassero a fare scartoffie burocratiche. La Musica la dovrebbero fare ed organizzare appunto i musicisti e i veri amanti, che però spesso dimenticano che la musica è anche un impegno, oltre ad essere uno svago. Un aneddoto in particolare della vostra band. Ogni volta che entri in macchina col materiale per andare a suonare, è un buon aneddoto. Ma potrei raccontarti di quella volta che mi si bagnarono i pantaloni (era un concerto sulla spiaggia) e dovetti indossare per qualche ora una gonna lunghissima di Sabrina. Non lo farò, ci tengo all’immagine…ops! Quali sono le vostre aspirazioni e se secondo voi era più facile avere successo oggi o in passato. Era più facile trovare frutta buona al mercato negli anni passati, questo devo ammetterlo, ma era anche più difficile venderla e le produzioni non erano alla portata di tutti. Neanche sarebbe bello un mondo dove solo una determinata casta può fare musica ma ora la frutta è davvero troppa e vince quasi sempre chi ha più ciliegie e tempo e la bancarella più addobbata. Siamo il risultato del nostro tempo.  Cosa pensate del cambiamento dello stile musicale dagli anni 70-80 a quello di oggi e quando secondo voi ha vissuto il periodo migliore. Quello che vogliamo fare noi neanche esiste ancora ed è anche un po’ post-rock  quindi credo che sia come una sorta di esperimento di sonorità che si avvicinano a qualcosa ma a niente in particolare. Sicuramente però se avessi vissuto il mio “adesso” negli anni ’90 mi sarei divertito moltissimo. Qual è il vostro rapporto con le altre forme artistiche e qual è il gruppo o il genere che ascoltate più lontano dalla musica che fate. Non amiamo le barriere e i confini ma ci teniamo molto al pudore. Ti potrei dire Wes Montgomery, ecco, noi siamo l’esempio che un rocker può divertirsi anche ad una sagra. (Non è vero che siamo tutti brutti e cattivi, io per esempio lo sono). Progetti futuri e resoconto dell’attività del vostro gruppo fino ad ora. Per il futuro si prospettano dei live e si spera questo giro di giostra continui il più a lungo possibile e nella sua giusta dimensione.  Qual è il messaggio che volete mandare con la vostra musica. Essere dinamici, essere ermetici, aprire gli occhi, prendersi responsabilità, rinascere, creare, costruire senza speculare, non lasciare all’abbandono le cose, dedicarsi a qualsiasi cosa serva e ci serva e spremere la vita fino all’ultima goccia. Rialzarsi e lottare, sempre, e quando si è di nuovo in equilibrio difendere il bello che c’è e che hai conquistato.