L’ex boss gestiva il giro d’usura. Macario Mariniello aveva dato vita ad un sodalizio familiare coadiuvato dalla moglie e dai cognati - Le Cronache
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L’ex boss gestiva il giro d’usura. Macario Mariniello aveva dato vita ad un sodalizio familiare coadiuvato dalla moglie e dai cognati

Pina Ferro

Ex esponente della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, trasferito dal 2017 alle Canarie in Spagna, gestiva un vasto giro di usura sul territorio di Nocera Inferiore, grazie alla fattiva collaborazione dei cognati e della moglie. In manette sono finiti: Macario Mariniello, ex esponente della Nco, 60 anni; Gaetano Pellegrino 51 anni, Maurizio Pellegrino 44 anni e Maria Teresa Pellegrino 46 anni tutti di Nocera Inferiore. Ai domiciliari è finito Vincenzo Del Grande 75 anni di Nocera Inferiore. Questi da vittima di usura è divenuto a sua volta usuraio. Sono 18 in tutto i soggetti finiti sul registro degli indagati. L’arresto di Macario Mariniello è avvenuto con l’esecuzione di un mandato di arresto europeo da parte della polizia spagnola. Le accuse contestate ai destinatari delle misure sono di estorsione ed usura aggravata dall’articolo 7 sono state seguite perquisizioni nonché il sequestro del 25% delle quote societarie della Nocerina Calcestruzzi srl. Ad eseguire le ordinanze di custodia cautelare sono stati i carabinieri del Ros, agli ordini del colonnello Giancarlo Santagata, unitamente ai collegi del comando provinciale di Salerno. All’alba di ieri, circa 40 militari hanno eseguito anche numerose perquisizioni. A coordinare l’operazione, giunta al termine di una laborisosa attività investigativa è stato il sostituto procuratore della direzione distrettuale di Salerno Vincenzo Senatore. Le attività culminate con l’operazione di ieri mattina, costituiscono la naturale prosecuzione di una precedente fase investigativa denominata “Un’altra storia”. Le indagini, supportate anche dagli esiti delle perquisizioni eseguite nel maggio 2016 e nel febbraio 2018, le quali avevano permesso di rinvenire e sequestrare una importantissima documentazione cartacea costituita da più quaderni e vari appunti manoscritti riportante i nominativi di indicazioni di cifre al loro fianco (libro mastro) nonchè di buoni fruttiferi postali assegni bancari cambiali per un valore di circa 345.000 euro e denaro contante per un valore di circa 62.000 euro frutto dell’attività illecita hanno portato as accertare l’esistenza e l’operatività di un gruppo “a gestione” familiare il cui capo indiscusso era Macario Mariniello coadiuvato dalla moglie Maria Teresa Pellegrino e dai cognati Maurizio e Gaetano Pellegrino avvalendosi del metodo camorristico era dedito al prestito di ingenti somme di denaro con l’applicazione di tassi di interesse usura che arrivava anche all’800% annui, ed in particolare nei confronti di Vincenzo Del Grande. Il sodalizio non esitava ad impiegare metodi violenti per l’esazione dei crediti; l’attività illecita posta in essere dallo stesso Vincenzo del grande In quale asseritamente privo di una propria capacità economica si avvaleva delle somme ricevute in prestito da soggetti terzi per operare a sua volta sulla piazza di Nocera Inferiore illecita attività bancarie di prestito a tassi usura. Sono tutt’ora in corso le operazioni relative all’esecuzione di un mandato di arresto europeo nei confronti di Macario Mariniello da parte della polizia spagnola attivata attraverso il servizio per la cooperazione internazionale di polizia. Le indagini hanno anche accertato che Giuseppe Mariniello fratello di Macario fosse di fatto il socio occulto di Mario Tedesco già amministratore Unico della Nocerina Calcestruzzi. In particolare Giuseppe Mariniello già condannato per 416 bis nonché destinatario della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni, al fine di eludere la normativa relativa alla applicazione di misure di prevenzione patrimoniali fittiziamente intestava il 25% delle quote della Nocerina Calcestruzzi srl alla compagna Silvana Santonicola

 

Il silenzio delle vittime e le minacce

Vincenzo del Grande si era rivolto al sodalizio familiare per acere del denaro in prestito. Solitamente i tassi di interesse si aggiravano intorno al 7% mensile. Somma che veniva ricapitalizzata ogni mese. Non mancavano minacce e indimidazioni a coloro che non pagavabo puntualmente il dovuto. Molti degli imprenditori o soggetti sentiti dalle forze dell’ordine hanno negato di essere sotto usura nonostante gli inquirenti avessero tra le mani già gli elementi che lo provavano. Maria Teresa Pellegrino, non si faceva alcuno scrupolo a minacciare le vittime inadempienti alle scadenze. Nel corso di una conversazione telefonica con Vincenzo Del Grande la Pellegrino disse: “io te lo dico perché so di avere il telefono sotto controllo….” ‘(facciotrovare tua moglie appesa e a ncopp a basc” ” mi hai squietato a mio marito..mi hai cacato il cazzo… Vice ̀addòstai?””sto venendo un’altra volta a casatua…” “ti do fuoco Viciè””te lo dico dentro al telefono….io non ho niente da vedere” “dimmi dove stai che ti devo dare giusto due schiafoni in mezzo alla strada te li devo dare…” “non mi devi pregare perché io non sono una madonna… io sono un diavolo….Voglio sapere dove stai…dove sei…io ti attacco la cravatta in gola e te la metto per nocchettina…hai capito” “hai capito che dobbiamo vedercela femmina e femmina …ti devo fare un mazziatone …ti devo fare imparare a campare a novant’anni.. ne omme e merda Viciè”…”hai capito chesei un uomo di merda”. La sera stessa Gaetano Pellegrino, a bordo della autovettura di Del Grande, rincarò la dose ribadendo l’esistenza di rischi per la incolurmità della vittima, rivolgendogli le seguenti parole: “statemi a sentire zi Vicè…io vi dico due parole … per evitare tanti problemi ….per non farvi picchiare e non farvi uccidere e per non perdere i soldi io glieli do io i 5000 euro, però vedete di apparare i 35000 euro a quello e dateglieli”, Gaetano Pellegrino si fece promettere, il pagamento, per il giorno dopo, dell’importo di euro 500, a titolo di interessi su una somma da corrispondere al fratello Maurizio. Alla fine la vittima fu costretta a versare la somma di euro 500, il giorno 27 aprile, a favore di Maurizio Pellegrino; al contempo, la somma di euro 100 a favore di Gaetano Pellegrino, incaricato della riscossione di entrambi gli importi; di euro 300, il 3 maggio 2016, a favore di Macario Mariniello, importo materialmente riscosso dalla moglie Pellegrino Maria Teresa; un ulteriore importo, non quantificato, a beneficio di questi ultimi, il 12 maggio 2016. (pieffe)

Condanna a 24 anni per la morte dell’avvocato Giorgio Barbarulo

Macario Mariniello, 60 anni, nocerino ha alle spalle un lungo curriculum criminale: omicidio, tentato omicidio, associazione a delinquere di stampo camorristico, estorsione, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, favoreggiamento personale, sono i reatti che gli sono stati contestati nel corso della sua carriera criminale. E’ ritenuto elemento di spicco della Nco (Nuova Camorra organizzata) di Rafaele Cutolo. Mariniello nella Nco aveva l’incarico di capo zona dell’agro nocerino-sarnese e di ex luogotenente del boss Salvatore Di Mio alias “Tore ò guaglione”, che, successivamente, transitò nell’organizzazione “Nuova Famiglia” clan “Pignataro /Prudente” attivo a Nocera Inferiore. Con l’arresto di Antonio Pignataro e del cognato Alfonso Prudente, l’organizzazione che prendeva il nome dei predetti si riorganizzò, infatti, mentre alcuni adepti intrapresero autonome ed indipendenti attività illecite, altri si aggregavarono a Macario Mariniello dando vita ad un nuovo gruppo criminale. Il Mariniello è stato condannato a: 24 anni di reclusione (8 ottobre 1985 Corte di Assise di Appello di Salerno) per l’omicidio di Luigi Di Lorenzo e Rosaria Pandolfi avvenuto in Pagani il 2 maggio 1980 e, 24 anni gli sono stati inflitti (2 febbraio 2010 dalla Corte di Appello di Salerno) per l’omicidio dell’avvocato Giorgio Barbarulo, trucidato nel suo studio di Nocera Inferiore il 29 luglio del 1980. Dalle indagini coordinate dal sostituto procuratore Amedeo Sessa ed arricchite dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia emerse che il movente dell’omicidio era riconducibile alla presunta relazione che il penalista nocerino avrebbe intessuto con Norma Mariniello (sorella di Macario), sposata con Francesco Uanzo, anch’egli cutoliano. L’omicidio era finalizzato non solo a punire il legale per la relazione sentimentale, ma anche ad accrescere il prestigio di Mariniello nel panorama della criminalità locale. La condanna fu annullata il 26 gennaio 2011 per “mancato espletamento della procedura di estradizione”.