Lettera a Le Cronache: l'odissea di mio padre tra Da Procida e Ruggi - Le Cronache
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Lettera a Le Cronache: l’odissea di mio padre tra Da Procida e Ruggi

Lettera a Le Cronache: l’odissea di mio padre tra Da Procida e Ruggi

Gentile Direttore,

Le scrivo per rappresentarle la situazione drammatica che io e la mia famiglia stiamo vivendo da circa 5 mesi a questa parte. Mio padre, Francesco Vaccari è nato a Cosenza il 12/12/1946 ed è residente in Giffoni Valle Piana (SA), già Vigile Urbano presso il Comune di Pisciotta (SA), dopo la vaccinazione nonostante fosse vaccinato con la prima dose di Astrazeneca, in aprile risultò positivo al Covid, peggiorò rapidamente e fù necessario il ricovero al Ruggi. Da allora è cominciato il nostro calvario. Prima il Ruggi, poi, una volta negativizzato fu trasportato al Da Procida, poi a Campolongo, quindi una settimana a casa, nuovo peggioramento e relativo nuovo ricovero prima al Da Procida e poi nuovamente al Ruggi.

Attualmente mio padre è ricoverato presso il reparto di epatologia dell’ Ospedale “Ruggi” di Salerno dal pomeriggio del giorno 07.09.2021, ma come detto, sono circa 5 mesi che viene trasferito da una struttura sanitaria all’altra restando spesso, per giorni interi, in attesa di un posto di ricovero in reparti adeguati al suo preoccupante e drammatico stato di salute. Gravi postumi lo perseguitano tanto che ora è completamente allettato e pare non si riesca a giungere ad una diagnosi chiara e risolutiva. Inoltre, sino al giorno 07.09.2021 è stato ricoverato presso il reparto di riabilitazione posto al primo piano dell’ ospedale “Da Procida” di Salerno, sin dall’inizio del ricovero era impossibilitato ad alzarsi dal letto e a camminare in autonomia per questo quanto sto per dire è ancora più cocente per me e la mia famiglia. Sono svariati anni che mio padre è affetto da grave sordità e solo tramite particolare e costosa attrezzatura acustica riesce a relazionarsi con il mondo esterno e ad udire suoni e rumori, ed il giorno 04.09.2021, durante il suo ricovero presso il predetto reparto dell’ Ospedale “Da Procida” dopo aver cenato, per riposare, toglieva il suo apparecchio acustico per poggiarlo sul pianale portaoggetti a lui in uso adiacente la postazione letto. Al risveglio, notava che il predetto apparecchio di colore nero e grande circa 5 – 7 cm, non era più dove lo aveva riposto. Mio padre ha subito allertato il personale sanitario e noi familiari sperando in approfondite e accurate ricerche che, ahimè, non hanno prodotto alcun risultato.

A causa delle sue attuali condizioni di salute che non gli consentono alcun tipo di spostamento autonomo è di pura evidenza che l’evento non è in alcun modo attribuibile a suoi comportamenti.

Lo stato di sofferenza in cui versa papà, l’impossibilità a poter recepire informazioni dal mondo esterno o dai sanitari, gli procurano un forte senso di ansia, agitazione e stordimento, poiché la fattispecie descritta acuisce le già considerevoli sofferenze da lui patite. Oltre al danno economico (valore apparecchio euro 5.000,00 circa), è evidente che è vittima di uno stato di alienazione da lui non determinato che rende inumana la sua condizione.

Insomma quanto da noi subito, facendo seguito a primo contatto intercorso tra noi familiari e la Stazione Carabinieri della mia residenza di Giffoni V.P., ha spinto mio padre a chiedere l’ intervento della Direzione Generale dell’ ospedale, del Comando Provinciale dei Carabinieri , del Governatore De Luca e di un legale di fiducia, richiesta effettuata mediante l’invio di raccomandate per chiedere a dette autorità, per quanto di propria competenza, celere intervento al fine di accertare e valutare le responsabilità relativamente alla fattispecie descritta ed eventualmente attivarsi affinché il fatto venga perseguito a norma di legge.

Le scrivo perché conoscendo la Sua sensibilità a questi temi sono certa che mi darà sostegno affinché più nessuno viva quello che stiamo vivendo noi, ovvero sensazione d’impotenza e dolore nel veder soffrire un proprio caro senza che si intraveda una luce di speranza, anzi con l’aggravio del tutto per circostanze esterne che non dovrebbero mai verificarsi. Grazie, saluti.

Giusy Vaccari