Le Donne in-cantate viaggiano nella storia del Mediterraneo - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Le Donne in-cantate viaggiano nella storia del Mediterraneo

Le Donne in-cantate viaggiano nella storia del Mediterraneo

Evento canoro, questa sera, alle ore 19, per l’esigente pubblico dell’Associazione “A.Vivaldi” di Sapri, che apre il 2014 con un delizioso trio tutto al femminile, composto dalle cantanti Gabriella Aiello e Isabella Mangani, supportate dal pianoforte di Monica Secondini, protagoniste del rècital “Donne In-Cantate”. Il percorso musicale proposto si snoda dalla tradizione popolare italiana e straniera alle composizioni d’ispirazione popolare e classiche con la donna quale musa ispiratrice. Le  donne  raccontate provengono dalla tradizione epico- narrativa, dai canti di protesta,  dalla musica tradizionale delle nostre regioni, a quella greca, spagnola,  sefardita.

Eroine, madri, meretrici, nobildonne, poetesse,  spose, esempi da seguire o da rinnegare, racconti di vite che si intrecciano per dar vita ad un repertorio ricco di emozioni. La serata principierà con il Canto delle lavandaie del Vomero, risalente al 1200, considerato il più antico frammento di canzone napoletana pervenutoci. Seguirà Ammore! Ovvero L’ Ingratitudine di Gaetano Donizetti, prima di ascoltar la ballata di Cecilia, una splendida canzone contro la guerra, un canto tradizionale popolare che è andato via via modificandosi all’interno dei molti contesti storici, geografici e antropologici in cui si è tramandato, dei quali porta, nelle sue numerose varianti, le tracce, fino ai collegamenti di Cecilia con la tradizione letteraria più elevata (la trama è la stessa di Tosca, e persistenti sono i tratti comuni con Measure for Measure di Shakespeare), che richiedono così un approfondimento di tipo internazionale tra fonti orali e scritte, tra cultura orale e cultura letteraria. Ed ecco Loosin Yelav tratto dai Folk song di Luciano Berio, dedicato al   paese degli antenati di Cathy Berberian, una pagina che descrive il sorgere della luna.  È un fatto che poi, tra fine Ottocento e inizio Novecento (anche in concomitanza con i nuovi, provocatori, movimenti femministi), figure come la statunitense Beach o la francese Chaminade, e poi, sempre di più, nella prima metà del Ventesimo secolo hanno cercato di eliminare o se non altro di attenuare la suddivisione tra compiti artistici. Tuttavia, se nell’ambito dell’interpretazione il problema è quasi del tutto stato risolto in quello della composizione – ma in questo caso le difficoltà ‘femminili’ si assommano a quelle nei confronti della ‘nuova musica’- ancora molti sono gli ostacoli e i pregiudizi da superare. Questa sera la pianista proporrà l’Elégie di Cécile Chaminade dall’opera 126, in ricordo di quelle lotte. Un patrimonio di sentimenti, inonderà al sala, poi, affidato a melodie accorate, vario nei temi, immensamente ricco di sfumature, veicolato da una vocalità elementare e passionale. Suoni di una Sicilia, la cui impronta multietnica forgia con grande forza questa interpretazione, accostando le tradizioni isolane a quelle arabe e persiane in un coacervo di voci che solo l’ eredità orale ha custodito, come tracce impagabili della nostra identità. Verrà proposto Lavava y suspirava della tradizione sefardita, una Siciliana di anonimo e ancora una antica ninna nanna sicula, seguita da “Abballati, abballati”, una canzone a ballo tratta dal corpus Favara, che ricorda la persiana parandoush, suggestione evocata da quest’isola in mezzo al Mediterraneo, più che mai “Al Quantarah” (il significato della parola è ponte ma è anche un fiume della Sicilia) fra le più disparate culture, con i loro impasti vocali, dove i melismi sono sostenuti per terze e quinte parallele, costituendo un raro esempio di riuscito incontro fra ricerca storica e, perizia etnomusicologia e abilità vocale. A completare il programma, Angelarè, una canzone dell’800 napoletano , uno dei cavalli di battaglia della nuova compagnia di canto popolare, Nina si voi dormite, di Leopardi-Marino, un classico della canzone popolare romanesca, vincitrice del concorso canoro di San Giovanni nel 1901, una serenata espressione della migliore tradizione romana, la Tarantella Siciliana di Schumann e la graziosa “Me voglio fa’ ‘na casa” di Gaetano Donizetti che chiuderà, con il sorriso infinito del nostro mare la serata saprese.

Olga Chieffi