L'arte di realizzare l'impossibile - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

L’arte di realizzare l’impossibile

L’arte di realizzare l’impossibile

Dietro le quinte delle scene de’ La Fille du Regiment: chi si muove agli ordini del capitano Flavio Arbetti

Di OLGA CHIEFFI

Vi è mai capitato di salire su di un palcoscenico, calpestare le tavole, attendere dietro il sipario? Se sì, oltre all’emozione di avere di fronte platea e palchetti, immaginandoli affollati, vi sarete accorti della grande complessità di questo luogo, che pare semplice, quando si è seduti in platea, da spettatori, ma appena si guarda da un altro punto di vista, appare sotto una luce molto diversa. Il palcoscenico infatti è un luogo che solo grazie a un gioco raffinatissimo di quinte, cieli, fondali e quant’altro, si trasforma in spazio scenico, ovvero lì dove la finzione dello spettacolo può prendere corpo e diventare reale. Flavio Arbetti, lo scenografo di tante opere prodotte dal Teatro Verdi, ci ha fatto da cicerone in un fascinoso “dietro le quinte”, facendoci passare per scale, montacarichi, depositi che al pubblico comune, certamente, sono ascosi, ma che stanno rivelandosi a tanti giovanissimi studenti dell’ alternanza scuola lavoro, a cominciare da quelli del Liceo artistico “Sabatini-Menna” i quali hanno realizzato qualche momento scenico dell’opera donizettiana e saranno i responsabili unici delle scenografie de’ “La vedova allegra”, che riaprirà la sezione lirica autunnale il I ottobre, con in scena Orchestra, coro e solisti del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, unitamente al corpo di ballo del Liceo coreutico “Alfano I”. Gli studenti, così, hanno potuto incontrare le varie figure che realizzano, compongono e adattano le scene, a cominciare dal capomacchinista Rocco Nigro, con la sua squadra composta da Raffaele Caravano, Daniele, Valerio e Vincenzo Pagano, Antonio Sabato e Antonino Santagata, gli attrezzisti, Carlo Pagano e Carmine Pastore, una piccola compagnia compatta che naturalmente non troviamo solo a Salerno, ma in giro per i massimi teatri nazionali. Con loro, capaci di risolvere ogni piccolo inghippo in scena, con chiodi, saldatrici, pennelli, pigmenti, che andranno ad impreziosire il più piccolo dettaglio, il direttore di scena Ermeneziano Lambiase, che abbiamo salutato in teatro, prima clavicembalista, poi direttore della banda di palcoscenico, quindi assistente a diversi direttori di scena ( attualmente la sua vice è Brunella De Laurentis), quindi l’esordio ufficiale nell’aprile del 2007 con la Turandot firmata registicamente da Renzo Giacchieri. Il direttore di scena gestisce la compagnia durante le prove, redige l’ordine del giorno, che stabilisce orari e turni di lavoro di artisti e tecnici, controlla che i tempi di lavorazione siano rispettati e gestisce tutte le questioni non artistiche e che non competono l’amministrazione, è la massima autorità sulla scena, arrivando a sostituirsi al regista, quando si tratta di prendere decisioni riguardanti l’adattamento dello spettacolo, in sua assenza. I macchinisti, invece, sono incaricati del montaggio e dello smontaggio dell’apparato scenografico, prima e dopo lo spettacolo e della movimentazione delle scene durante lo stesso (cambio di scena). Fanno riferimento al capo macchinista che è il referente di questo comparto e sono responsabili anche della preparazione delle strutture portanti (stangoni, staffe, e quant’altro) alle quali sono appese le luci. L’elettricista, il nostro Luigi Carobene, si occupa del montaggio e dello smontaggio delle luci e di tutte le apparecchiature che hanno a che fare con l’illuminazione dello spettacolo. L’attrezzista è colui il quale posiziona tutti gli oggetti di scena nel posto esatto dove devono stare, affinchè gli attori li possano trovare al momento giusto. Una figura non più molto presente nel teatro contemporaneo è quella del trovarobe, cioè colui al quale è affidata la ricerca e talvolta la costruzione degli oggetti di scena, ma i nostri attrezzisti sono anche degli eccellenti creatori d’oggetti, come abbiamo potuto vedere nel Barbiere di Siviglia e come apprezzeremo ne’ La Fille du Regiment. Nell’ apporto creativo di un numero così elevato di professionisti risiede gran parte del fascino di tale attività. Importantissimo è il rispetto dei ruoli e delle gerarchie, poiché dal lavoro di uno dipende l’impegno degli altri e, dunque, ogni ingranaggio è ugualmente importante e deve funzionare con precisione, affinché il risultato finale sia un successo.