L'alienazione del mondo moderno secondo Aldo Nicolaj - Le Cronache
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L’alienazione del mondo moderno secondo Aldo Nicolaj

L’alienazione del mondo moderno secondo Aldo Nicolaj

Chiude al teatro Genovesi il Festival Teatro XS “Città di Salerno”. Finale con la Compagnia dell’Eclissi che presenterà “La signora e il funzionario” di Aldo Nicolaj

Di LUCA GAETA

Oggi saranno proclamati i vincitori dell’undicesima edizione del Festival Teatro XS Città di Salerno. Ad ospitare il gran gala sarà il Teatro Genovesi. Come da tradizione, il momento dell’ufficializzazione dei nomi sarà anticipato da uno spettacolo.Stasera, alle ore 19, al pubblico dell’XS sarà proposta l’ultima produzione della Compagnia dell’Eclissi, “La signora ed il funzionario” scritta dal drammaturgo e commediografo fossanese Aldo Nicolaj. A portare in scena il testo di Nicolaj, già vincitore nel 1957 del Premio Riccione, è la Compagnia dell’Eclissi che, sotto la regia di Marcello Andria, ha affidato a due suoi membri, Marika De Vita ed Enzo Tota, i rispettivi ruoli femminili e maschili dei protagonisti della commedia brillante. Attraverso colpi di scena e gag comiche, temperate di quell’amara ironia tipica dell’autore, “La signora ed il funzionario” accompagna lo spettatore verso una purificazione quasi alienante in cui ad essere additata è proprio quella società borghese di cui i protagonisti fanno parte. A fare da sfondo come contestualizzazione storica di quegli anni in Italia (Nicolaj scrive la commedia nel 1978) è l’emergenza terrorismo ed il concreto pericolo di eversione che si andava sempre di più imponendo. In questo testo l’autore mette a nudo i pregiudizi e l’alienazione del mondo moderno, attraverso un dialogo scoppiettante di battute sagaci e divertenti, con un ritmo sostenuto e crescente. Lo spettacolo ha come protagonista un’attempata signora. La scena si svolge all’interno di un ufficio pubblico, nella stanza di un funzionario non ancora presente, dove l’anziana donna sosta con la scusa di volersi riposare un po’. Non appena arrivato, l’uomo chiede spiegazioni e cerca di mettere alla porta l’ospite inattesa, appellandosi al regolamento. Ma la signora, con mille domande, disorienta il funzionario il quale, impaurito, finisce per perdere l’atteggiamento compassato e pensa che la donna sia una spia mandata da qualcuno per indagare sul suo operato. Allora egli cambia atteggiamento e quasi si confessa, svelando la propria mediocrità, i ricatti fatti e subiti per la carriera, le meschinità sui colleghi, la vacuità del carattere, la mancanza di opinioni sulla politica, il qualunquismo delle idee. La signora, minando le ultime certezze del funzionario, lo distrugge moralmente e gli fa credere che lei sia un’attentatrice e che la borsetta, in realtà, sia una bomba pronta ad esplodere. Dopo vari colpi di scena e un crescendo di battute, l’uomo scoprirà che è tutta una burla, attuata dall’anziana signora per allontanare la solitudine. Ma qualcosa è accaduto veramente: per la prima volta il funzionario è stato costretto a riflettere su molte cose che prima dava per scontate, scoprendo in sé il desiderio di un mondo migliore. Una sorta di travaglio spirituale, dietro il quale si nasconde un impietoso ritratto della società contemporanea, tracciato dall’autore con la causticità e con l’ironia che lo contraddistinguono. Sulla sua lettura dell’opera di Nicolaj, il regista Marcello Andria dichiara: “Commedia di costume dalle inflessioni umoristiche ma dal retrogusto acido e corrosivo, La signora e il funzionario fu scritta da Aldo Nicolaj (1920-2004) alla fine degli anni ’70, quando l’opinione pubblica italiana era profondamente scossa da disordini di piazza, lotta armata, strategia della tensione. Se ne percepisce l’eco, sia pure smorzata da una scrittura ironica e briosa, nel serrato e quasi asfissiante dialogo fra un funzionario – espressione tipica e grottesca delle meschinità e delle cattive abitudini radicate nella burocrazia ministeriale – e una di quelle terribili signore borghesi che popolano il teatro del prolifico commediografo piemontese, all’apparenza frivole e svitate, in realtà dotate di una sottile, personalissima razionalità. L’impatto fra i due personaggi produce un effetto bizzarro, che si spinge fin quasi ai confini del teatro dell’assurdo; un gioco un po’ perverso fra un gatto e un topo, in cui il primo, cedendo alla tentazione di un crudele ma divertente passatempo, tormenta e mette più volte alle corde la sua vittima; l’altro, intimidito e irrazionalmente spaventato, prova a minacciare, poi ad assecondare e blandire, il suo casuale aguzzino, nel quale vede materializzarsi tutte le sue paure, le sue debolezze, i suoi rancori, le sue frustrazioni. Sotto pressione e come in un incubo, arriva ad affermare di tutto e il contrario di tutto, mettendo a nudo in modo incongruo e inconsapevole i propri pensieri più reconditi. E «un uomo, di veramente suo, non ha che i pensieri…».
Sfrondato dei riferimenti più strettamente legati alla congiuntura socio-politico d’origine e trasportato in un luogo e in un tempo meno definiti e vagamente più attuali, lo spettacolo punta, sì, sulla critica pungente dei vizi nascosti e delle piccole virtù della middle class, bersaglio privilegiato della satira dell’autore. Con ghigno sardonico e moderata indulgenza, Nicolaj mette sotto osservazione, con lo sguardo lungo del pessimista di fondo, gli immarcescibili costumi nazionali. Ma l’omaggio che la Compagnia dell’Eclissi rende al drammaturgo di Fossano per l’imminente centenario della nascita vuol essere soprattutto la rappresentazione di un gioco teatrale che si avvale di una scrittura fluida e arguta oltre che di una solida costruzione drammaturgica”.