L’abbraccio fatale con il boss - Le Cronache
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L’abbraccio fatale con il boss

L’abbraccio fatale con il boss

di Peppe Rinaldi La speranza è che si tratti di un sosia, almeno di un fotomontaggio: diversamente si annuncia un orizzonte fosco e tumultuoso per l’amministrazione comunale di Eboli, guidata da circa 9 anni da una maggioranza di centrosinistra a trazione Pd. Già, perché se un consigliere comunale ha la geniale idea di postare su Facebook una foto che lo ritrae abbracciato a un boss della camorra -per quanto “ex” – del calibro di Giovanni Maiale, c’è da attendersi qualsiasi reazione dalle autorità che su queste cose vigilano. O, almeno, dovrebbero. La foto è stata messa in rete sul social network l’altro giorno, giovedì 6 marzo, salvo poi esser rimossa appena qualcuno s’è reso conto del disastro che ne poteva discendere. Troppo tardi, l’immagine che ritrae Cosimo Marotta (al centro), rappresentante del partito di Renzi nel consiglio ebolitano, e Giovanni Maiale (a sinistra), ex capo indiscusso della Nuova Famiglia a sud di Salerno ma da anni a carico dello stato grazie ad un «pentimento» ormai fattosi sport nazionale, aveva già iniziato a circolare fuori da qualsiasi controllo: con conseguenze prevedibili sul piano pubblicitario, su quello giudiziario si vedrà. Sempre che il metodo applicato dalla Dda si conservi identico a quello di altre circostanze: per molto meno sono state sfasciate in Campania intere amministrazioni; per molto meno sono stati messi a soqquadro partiti politici per via di stravaganti tesseramenti; per molto meno si è fatto fare del carcere a persone che nulla avevano a che vedere con determinate ipotesi, e così via. Specie se si considerano alcune variabili legate alle dinamiche politiche della maggioranza guidata dall’avvocato Martino Melchionda, che pure con questi àmbiti sembra voglia giocare quasi fosse al luna-park. Una parente stretta del consigliere comunale in questione avrebbe, infatti, ottenuto incarichi di lavoro presso il Consorzio Farmaceutico Intercomunale su cortese suggerimento dell’amministrazione stessa che di quell’inutile e costoso carrozzone è perfino socio (si tratta dello stesse ente presso cui un assessore comunale, Lavorgna, è stato assunto a tempo indeterminato, riducendo così di un’unità il dramma della disoccupazione che era stato chiamato a risolvere cominciando da sé medesimo). Nulla di che, ordinario clientelismo targato Pd, il più insidioso oltre che il più insopportabile viste le tonnellate di moralismo rovesciateci addosso nel corso degli anni ai vari livelli. Incarico di lavoro che potrebbe, a questo punto, causare rogne ai due enti -al comune di Eboli e al consorzio delle farmacie, peraltro già nel mirino della magistratura- alla luce di evidenti contatti tra certi ambienti e la politica del centrosinistra locale. Si dirà: ma il consigliere comunale è nipote del boss, che male c’è a farsi una foto durante un convivio familiare? Ecco, se una risposta del genere qualcuno la desse a un pm dell’antimafia rischierebbe di non uscire dalle patrie galere per chissà quanto tempo, perché non c’è cosa meno indicata che dare al magistrato l’idea che lo si voglia prendere per i fondelli. Un po’ come col caso di monsignor Scarano quando -si leggeva sulla stampa locale- si pretese di far credere ai magistrati che l’avevano appena arrestato che tutto quel danaro il prelato lo raccogliesse per darlo agli orfanelli. In fondo, se non ci fosse stato nulla di cui preoccuparsi la fotografia sarebbe ancora sulla bacheca del consigliere comunale. Il consigliere Marotta, molto vicino al primo cittadino di Eboli, non risulta coinvolto in nessun fatto anomalo che lo veda direttamente protagonista e non è neppure cattiva persona, anzi, così come non sta scritto da nessuna parte che una parentela sia in sé un reato. Vero, ma siamo ancora nel campo delle ovvietà formali perché non rendersi conto che un rappresentante delle istituzioni, per quanto screditate, non può e non deve farsi fotografare con un uomo ancora indimenticato dalla società, che per anni ha seminato morte e terrore nel comprensorio guidando un clan a suon di rapine, usura, droga, estorsioni, truffe, gioco d’azzardo e, soprattutto, efferati omicidi su commissione del duo Alfieri-Galasso, significa allora che il problema è più serio di quanto si possa sospettare perché indicherebbe un totale distacco dalla realtà. Ma -si dirà- è «pentito», il clan è sciolto, non esiste alcun pericolo: vero anche questo e, seppur sotto il profilo delle misure di prevenzione, ciò sarebbe elemento influente, il discorso poi rischia di allargarsi troppo con l’eventualità che ci conduca lontano da un fatto concreto, oggettivo ed auto-evidente. Poi, il famoso «rapporto sinallagmatico» di cui parlano i magistrati, tra condotte, fase elettorale, flussi di voti, cariche politiche e utilità varie, rischia di mettere a repentaglio la residua permanenza al potere dell’amministrazione Pd. Perché se è vero che ogni giorno viene raccontata una città che non esiste, è altrettanto vero che una serie di elementi, messi in fila, tracciano un quadro su cui riflettere. Specie per ciò che accade nelle aree rurali, tra centri sportivi «sequestrati» da privati in rapporti stretti con l’amministrazione; fiumi di clandestini ed extracomunitari trascinati alle urne per le così dette “primarie” (un rito ridicolo nella cui correttezza fingono di credere solo quelli del Pd); interi nuclei familiari dal cognome quantomeno imbarazzante (basta scorrere gli elenchi, non è così difficile); poderi e aziende agricole di chiara e nota matrice ma inspiegabilmente ancora operativi – sebbene ciò riguardi soprattutto altre autorità- con contatti costanti con l’apparato politico e burocratico di Eboli al punto che si vocifera addirittura di un’imminente bitumazione «a gratis» delle vie d’accesso alle aziende approfittando di lavori pubblici già commissionati (sarebbe interessante sapere il materiale di risulta dello scavo, ad esempio, che fine farà); coinvolgimento di società pur esse dallo scomodo cognome cui si affidano lavori pubblici in centro città come contropartita di un appoggio elettorale noto a tutti e consacrato, a sua volta, da altro materiale fotografico; sub appalti in società miste che avrebbero già in sé la possibilità di espletare il servizio esternalizzato; bandi di gara equivoci e travagliati per l’area marittimo-demaniale, e così via. Se questo va con quello, allora le cose potrebbero iniziare ad assumere una fisionomia completamente diversa.