La stagione del Teatro Verdi si affida a Massimo Ranieri - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La stagione del Teatro Verdi si affida a Massimo Ranieri

La stagione del Teatro Verdi si affida a Massimo Ranieri

 

Giovedì 15 alle ore 21, il sipario si leverà sullo spettacolo Sogno e son desto

 Sogno e son desto – Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle (ideato e scritto da Gualtiero Peirce e Massimo Ranieri) è passato in televisione, ma questo non scoraggia le persone, che, giustamente, lo amano, lo seguono e lo vogliono vedere dal vivo. Perchè è qui che Massimo dà il meglio di sé. Da grande istrione (“Quattro tavole in croce E qualche spettatore, chi sono lo vedrai”), canta recita, interpreta, gioca, ringrazia e vive il personaggio, come un eterno guaglione, ma con un’esperienza che pochi hanno e che è fatta di palco, grandi maestri in scena (Strehler in primis) e sudore, non di troppa accademia. “Sogno e son desto”. Massimo Ranieri prova a stupire ancora una volta il suo pubblico al teatro Verdi di Salerno dal 15 al 18 ottobre. Con più di sessant’anni, 50 dei quali vissuti in una carriera straordinaria iniziata a 13, artista “ever green” per antonomasia, Ranieri ancora una volta affascina e conquista. Nato come cantante dalla voce eccezionale, che ne ha fatto uno dei più amati interpreti della canzone italiana, diventa di volta in volta acrobata, ballerino, showman, attore di cinema e di teatro. C’è un bisogno in lui, quasi ossessivo, di mettersi in gioco, di lanciarsi in continue sfide, anche estreme, che lo portano ad affrontare, dopo Pirandello e Viviani, anche  a Shakespeare come protagonista e regista dell’impegnativo “Riccardo III” . Ranieri va a ripescare i grandi classici del suo repertorio, aprendo lo show con Vent’anni, passando per una delle canzoni più rock in Italia, Se bruciasse la città, fino a Perdere l’Amore e Rose Rosse. Ma questa volta ci regalerà anche un Tenco romanticissimo, con Lontano Lontano, il Battisti di Io vivrò e le macchiette napoletane di E Allora? Di Murolo. Oltre ad un Aznavour meno noto e delicato (“Quel che si dice”), al Venditti di Ricordati di me, al Viviani, a Massimo tanto caro, come un sentito omaggio a Domenico Modugno (“Amara terra mia”)e al grande Pino Daniele, il tutto intervallato da brani che spaziano da Shakespeare a Molière, accanto a poesie di Oriana Fallaci e Alda Merini ed a qualche ricordo personale, tratteggiato con grazia e nostalgia. Con lui, in scena, un’orchestra composta da: chitarre Max Rosati, Mario Guarini basso, Camilla Missio, Luca Trolli batteria, piano e tastiere Flavio Mazzocchi, sax e flauto Donato Sensini.