La musica oltre la parola - Le Cronache
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La musica oltre la parola

La musica oltre la parola

Successo di pubblico e critica all’Auditorium Niemeyer per il secondo degli appuntamenti natalizi proposti dalla Fondazione Ravello, affidato al “dire” di Alessandro Preziosi e alla musicalità del sassofonista Stefano Di Battista e del contrabbassista Daniele Sorrentino

 Di Olga Chieffi

 Tempo di Natale a Ravello, nel baglio del sole di mezzogiorno, per l’incontro nello spazio a getto sul mare dello spazio antistante l’auditorium Niemeyer, attendendo  il matinée dedicato a Dante Alighieri, nel Settecentenario della sua nascita, affidato alla interpretazione della Comedia di Alessandro Preziosi, in empatico contrappunto coi sassofoni di Stefano Di Battista e il contrabbasso di Daniele Sorrentino. Il pubblico è stato accolto simpaticamente dinanzi all’auditorium dalla Christmas Air Band, perché quello delle Christmas song è diventato un vero e proprio genere, un fenomeno musicale che ha regole proprie, diverse da quelle degli altri generi, che non risponde a un suono o a uno stile, ma a un tema. Ci sono canzoni natalizie reggae, rap, rock, blues, funk, pop, arrivando fino al cajun e all’heavy metal. Ma la parte del leone lo fa il jazz, il primo mondo sonoro ad aver codificato le canzoni natalizie come parte integrante del proprio repertorio. Il motivo è semplice, quello delle radici religiose di molta musica afroamericana, nel gospel e nello spiritual, aggiornate però via via ai tempi, alle epoche, arrivano al paradosso di avere addirittura delle “canzoni” soltanto strumentali, in cui le parole, che sono il cuore di ogni canto di Natale, sono omesse per lasciare l’evocazione natalizia solo ai suoni. Ecco allora che al suono di Jingle Bell Rock e tanta altra musica, arrangiata da Giovanni Vuolo, c’è venuta incontro la formazione di fiati capitanata da Gioacchino Mansi, il quale a sorpresa stringeva tra le braccia un euphonium “truccato” da tuba wagneriana, con Filomena Costa al clarinetto piccolo mib, Marta Imperato al clarinetto in Sib, Isabella Ceruso al sassofono contralto, Valeria Di Gaeta al tenore, Simone Gargano alla tromba, Gioacchino Mansi e Luigi Mansi alle percussioni. Scambio di auguri e pubblico ordinato in auditorium per il progetto esclusivo commissionato dalla Fondazione Ravello e dal suo direttore artistico Alessio Vlad ai tre artisti, “Nel nome di Dante”, principiato con Stefano Di Battista al soprano ad evocare il percorso coltraniano con “My favourite things”, quell’ aggraziato valzerino che prima Coltrane e, quindi, Stefano Di Battista hanno trasformato in una finestra su di un mondo nuovo, nell’intreccio con il III canto e l’iscrizione sulla porta dell’Inferno, “Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l’aere sanza stelle per ch’io al cominciar ne lagrimai” l’incontro con gli Ignavi, di qui, il disegno del paesaggio sonoro, che ha offerto una dimensione musicale ai versi scelti da Alessandro Preziosi, che ha interpretato l’opera dantesca in tutta la sua essenza linguistica e semantica, attraversata dagli scarti e le improvvisazioni musicali di Stefano Di Battista e Daniele Sorrentino. Siamo all’inferno, immersi nel suono, respiriamo il rumore di fondo, clamore folle, l’agitazione del fondo del mondo, con Caronte, Paolo e Francesca, Ulisse. L’udito è modello del conoscere. Esso è ancora attivo e ricco quando l’occhio si perde, si addormenta o viene meno prima di riveder le stelle. Stefano Di Battista conferma quella sua inconfondibile capacità di intenzione musicale estremamente cantabile, sotto la quale si muovono sofisticazioni armoniche e salti cromatici, con quel modo disinvolto di spostarsi da un estremo all’altro del proprio registro strumentale, preservando però la voce suadente di un mainstream morbido e lussureggiante. Nella Divina Commedia il paesaggio sonoro che circonda Dante diviene lo strumento di rappresentazione del circostante. Dante varca il fiume Lete nel Paradiso terrestre, sul tappeto di note dell’ Hymne an die Jungfrau op. 52 n. 6, D. 839 di Franz Schubert, quell’Ave o Maria che ha introdotto, il canto della Vergine, la visione di Beatrice che dona a Dante il linguaggio “spirante” per poter dire l’indicibile, il XXXIII del Paradiso, con l’evocazione da parte del sax soprano del Gabriel Oboe, il celebre solo di Ennio Morricone, per Mission, attraverso cui il nostro Stefano è riuscito ad esprimere la resurrezione di speranza e gioia e l’inversione del tempo che è alla base di questa pagina, unitamente ad Alessandro Preziosi, che ha rasentato l’iperbole espressiva, prima del dissolvimento di ogni suono, afflato, fiato, vibrazione, attraverso l’ancia del sassofono soprano. Applausi e grande soddisfazione dello staff della Fondazione al completo con il Presidente Diomede Falconio, il direttore generale Maurizio Pietrantonio e il sindaco di Ravello Paolo Vuilleumier, per questo dono Natalizio fatto di luce, suoni e arte.