La musica non può scendere a compromessi - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La musica non può scendere a compromessi

SALERNO. Concerto di Capodanno 2013 al teatro Verdi di Salerno, compromesso dall’assurda imposizione  della direzione artistica del Massimo cittadino, dello chef d’orchestre Marie Christine Forget, alla guida dell’ Orchestra Filarmonica Salernitana, formazione che avevamo salutato in stato di grazia in occasione della prima di Aida, diretta da Daniel Oren, titolo che ha chiuso ufficialmente la stagione lirica. Programma stravolto, con l’eliminazione della  musica viennese e salvato dalla prima tromba della formazione salernitana, Nello Salza, il quale accollandosi in contemporanea soli e direzione ha proposto il genere di cui è riconosciuto specialista, la musica da film. Il trombettista ciociaro, ha cosi evocato il suono di Michele Lacerenza, il pugliese che incise lo straordinario tema di “Per un pugno di dollari”, composto da Ennio Morricone, passando, poi, al nostalgico tema d’amore della “Leggenda del pianista sull’Oceano”, pensato per il caldo suono del suo flicorno soprano, prima di attaccare, la prima sound track de’ “La vita è bella”, “Buongiorno Principessa”, continuando con la romanza “Tu che m’hai preso il cuor” e chiudendo, naturalmente con la rumba celeberrima “Life is beautiful”, che magari in contemporanea Noa, stava cantando a Ravello, cercando di animare  platea e palcoscenico, mettendo d’un canto la ricerca della purezza esecutiva. Il programma è principiato con il Canto degli Italiani, che ha immediatamente evidenziato la pochezza del direttore, per poi procedere con la sinfonia della Luisa Miller, che ha inaugurato le celebrazioni verdiane a Salerno, in cui l’orchestra si è ritrovata come una barca senza timone, in balia delle indecisioni di archi e fiati. Le spese della debolissima bacchetta francese le ha fatte, purtroppo, anche il tenore ospite, Francesco Malapena, voce educata, ma povera di volume da teatro, lontana dagli apparentamenti citati in sala con Enrico Caruso, il quale si è cimentato con arie amatissime, quali “Recondite armonie” e “Lucean le stelle” dalla Tosca, in cui fin anche le percussioni (timpani e grancassa) si sono trovate in grave difficoltà. Violoncelli in panne nella prima parte del Valzer dei fiori di Cajkovskij, mentre l’orchestra è riuscita a portare miracolosamente a termine la sinfonia della Gazza ladra e la non facile ouverture del  Guglielmo Tell, tra ritardi e anticipi. Per di più, Nello Salza, in veste di solista, ha dovuto in più d’una occasione, allontanarsi dalla sezione a lui affidata e, per giunta rimpinguata con due new entry assolutamente inesperte, che hanno lasciato praticamente solo la seconda tromba, Agostino Alfano, a sostenere pezzi, quali Espana di Chabrier e Granada, in cui tra l’altro lo strumento è protagonista. Nessun dorma dalla Turandot di Puccini, Granada e Core ‘ngrato , hanno evidenziato il generoso sforzo del tenore che ha dovuto sostenere due spettacoli nella stessa serata, come tutti gli altri strumentisti. Intanto sul palcoscenico i bravi presentatori Franco Esposito e Nancy Squitieri, violinista, figlia d’arte del pianista Giuseppe, ci hanno accompagnato in questa serata, che ha pur concesso qualche emozione di contorno, quale, ad esempio, vedere il primo flauto dell’orchestra Antonio Senatore suonare nella stessa formazione con il figlio Alberto, promettente violoncellista in quel di Benevento. Applausi e diverse chiamate al proscenio per Nello Salza e Francesco Malapena, con la convinzione che la musica e l’arte non possono scendere a compromessi per secondi fini, altrimenti non può che smarrirsi quell’assunto estetico per il quale il linguaggio delle muse è l’unico in grado di salvarci dal nulla che ci circonda.