La magia degli ottoni - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La magia degli ottoni

La magia degli ottoni

Oggi, alle ore 21,30, saranno di scena i Fur’Bones Project per il gran finale della V edizione di Suoni dal Castello in svolgimento a Camerota

Di OLGA CHIEFFI

Gran finale lunedì 28 agosto alle ore 21,30, per la V edizione del Camerota Festival, allestito dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano. Un evento, questo, sostenuto dal Comune, unitamente al Meeting del Mare, all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno oltre ad un folto cartello di mecenati privati. Una splendida e caldissima estate musicale trascorsa nella accogliente rocca di Camerota tra alta formazione e prestigiosi concerti che hanno avuto quali protagonisti nomi del calibro di Edoardo Giachino, Andrea Tofanelli con l’Itai Doshin Trio, Alessandro Deljavan, Daniela Cammarano, Daniela Serangeli, e Nicola Pellegrino alla testa del Coro di Clarinetti di Agropoli, sarà chiuso dalla magia degli ottoni del Fur’Bones Project, nella abituale cornice del Cortile del Castello Marchesale di Camerota. L’ensemble vedrà schierato sul palcoscenico Rocco Angelillo nel ruolo di primo trombone conductor, con Fabrizio Corbino, Domenico Lauria, Vincenzo De Luca, Donato Grillo, Vincenzo Pace, Guido Zazzeron, Giuseppe Pugliese, Samuele Traficante al trombone ed Euphonium, con Pierangelo Pellegrino alla batteria e Carmine Tozzi alle percussioni i quali illustreranno attraverso un variegato programma musicale tutti i volti della famiglia dei tromboni. La serata verrà inaugurata dall’ “Olympic Fanfare and Theme” che il compositore americano John Williams scrisse per le Olimpiadi di Los Angeles del 1984, consistente in un arrangiamento del Bugler’s Dream di Arnaud. Un deciso passo indietro, a metà del 1500, con il mottetto composto da Thomas Tallis “If ye Love me”, dalla polifonia semplice, per gradi congiunti, ma di grande effetto. Quindi un quartetto di tromboni dedicherà al pubblico dell’Associazione Zefiro, la Sonata di D. Spencer e il finale della sinfonia del “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini, scatenando il galop, che farà ribollire gli strumenti per evocare l’ardore di destrieri e cavalieri i quali, con il loro impeto portano a lieta conclusione una delle più amate pagine rossiniane. L’ensemble si riunirà sulle note del “Nessun dorma”, con i tromboni che si lanceranno tra gli ardimenti vocali del principe Calaf e la partitura grondante di suoni, splendente di impasti ferrigni e luci adamantini che è quella della Turandot di Giacomo Puccini. La scaletta procederà con una rassegna di musiche da film con l’immancabile portrait di Ennio Morricone, e il suo dirty sound dei western di Sergio Leone contrapposto al Williams di Jurassic Park, per poi passare alla graziosa ed indelebile rumbetta de’ La vita è bella di Nicola Piovani, al maestro di tutti i compositori per immagini, Nino Rota e il suo Padrino, con il suo delicato fluire musicale, talvolta ingiustamente scambiato per semplicismo, lontano da ogni vezzo avanguardistico, non inconsapevole della lezione novecentesca di Igor Stravinskij, per chiudere con il vortice sonoro de’ “I Pirati dei Caraibi”, creato da Hans Zimmer. Si continuerà, quindi, con un medley di sigle dei Cartoon più amati, per quindi passare al trombone latin e swing con “Garota de Ipanema”, con la coppia Jobim-de Moraes, che spiega perfettamente la ricetta della bossa: si prenda il samba, si lascino pressoché immutate le peculiarità ritmiche della stessa, e si armonizzi invece la sua struttura alla maniera del cool jazz. Leggerezza spiazzante, un’anestesia dalla grigia quotidianità: la morbidezza ovattata del cool, coniugata al ritmo del samba, ci donerà un concentrato di musica solare, imbastardita, però, dalla tipica venatura malinconica carioca, che dà ai due progetti un sapore agrodolce, rendendoli ancor più accattivanti. Il trombone nella big band sarà evocato da “You Made me Love You”, un cavallo di battaglia di Harry James e “Fly me to the Moon”, in cui la voce di Frank Sinatra sfidava il trombone di Tommy Dorsey. Chiusura con un canzoniere napoletano “Napoli Bone”, con cui verranno ripercorsi a volo d’uccello gli oltre cinque secoli di tradizione musicale partenopea.