La guerra e il repower dell’Unione Europea - Le Cronache
Editoriale

La guerra e il repower dell’Unione Europea

La guerra e il repower dell’Unione Europea

Di Alessia Potecchi*

L’impatto della guerra si fa sentire sull’andamento della crescita economica europea. La Commissione Europea ha certificato che le stime per per la crescita per l’anno in corso sono in ribasso sia nell’UE che nell’euro zona. È prevista una crescita del PIL del 2,7% e del 2,3% nel 2023 mentre ad inizio anno era previsto un + 4% e il 2,8%, 2,7% nell’area dell’euro. Per l’Italia abbiamo una crescita del 2,4% rispetto al 4,1% che era il dato di febbraio e 1,9% nel 2023 rispetto a quanto previsto in precedenza che era il 2,3%. L’inflazione è attestata intorno al 6% in area euro così come per l’Italia. Il tutto e’ condizionato ovviamente dall’andamento e dal prolungarsi della guerra. Occorre utilizzare al meglio le risorse europee previste dal Next Generation EU e attuare il PNRR in tutti i suoi programmi oltre ad affrontare il discorso della transizione ecologica e a divenire indipendenti dalle fonti energetiche della Russia al più presto. La situazione va tenuta sotto controllo e va incrementata con ulteriori adeguati provvedimenti che vanno messi in campo a livello europeo per fare fronte alla crisi e puntare al rilancio economico. Va affrontato al più presto e a livello comunitario la transizione ecologica che deve essere giusta e prevedere il dialogo sociale, vanno utilizzati fondi pubblici e privati. Per gestire l’impatto sociale e regionale della transizione verde è necessario riconoscere la disparità tra le diverse regioni europee e la Commissione Europea sostiene il dialogo con le parti sociali a tutti i livelli.  I prezzi dell’energia e delle materie prime sono in aumento, si registra una profonda carenza nell’approvvigionamento delle materie prime, le disuguaglianze stanno aumentando e la transizione sta viaggiando ad una velocità diversa in tutta Europa. L’Europa deve diventare autosufficiente dal punto vista energetico. Tra gli strumenti messi in campo dalla Commissione Europea vi è il programma REPowerEU che mira a diversificare le forniture di gas, accelerare la diffusione dei gas rinnovabili e sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia. Tali misure mirano alla riduzione della domanda di gas russo di due terzi entro la fine dell’anno in corso. Entrando nel dettaglio : cambiare fornitori per il gas, crescita più veloce delle rinnovabili con obiettivo alzato di 5 punti al 45% entro il 2030, più impegno sul fronte del risparmio energetico e una nuova strategia solare. L’obiettivo del Piano è quello di portare a zero la dipendenza energetica dalla Russia entro il 2027, abbattendo già di 2/3 le importazioni di gas da Mosca entro la fine di quest’anno. Per il gas e per la diversificazione delle forniture ci sarà la EU Energy Platform. Si tratta di un programma per mettere in comune la domanda, coordinare l’uso delle infrastrutture di importazione, stoccaggio e trasporto e negoziare con i partner internazionali per facilitare gli acquisti comuni di gas, Gnl e idrogeno. Il tutto sarà affiancato da un meccanismo per facilitare gli acquisti comuni di gas e scongiurare una concorrenza interna che rallenterebbe il processo di diversificazione. Nel  Repower EU troviamo un capitolo importante dedicato allo sviluppo delle rinnovabili. La nuova EU Solar Strategy  punta a sfruttare l’altissimo potenziale dei tetti fotovoltaici . Entro il 2026 saranno interessati tutti i nuovi edifici commerciali e pubblici con un’area utile maggiore di 250 m2 e l’anno successivo scatterà l’obbligo anche per gli edifici già esistenti. Tutti i nuovi edifici residenziali dovranno avere tetti solari dal 2029. L’indipendenza energetica rafforzerà ancora di più l’Unione Europea. Quindi autonomia, indipendenza e sicurezza sono i tre obiettivi strategici del Piano, una sfida per cambiare in maniera strutturale il sistema energetico europeo. Tutto questo necessiterà di investimenti importanti e di riforme come ha detto la Presidente della Commissione europea Von Der Leyen che mobiliteranno 300 miliardi di euro, tutte risorse già esistenti, 225 miliardi sono prestiti non allocati del Recovery Fund, 20 miliardi del Fondo riserve del mercato ETS e poi abbiamo i trasferimenti che possono effettuare i paesi membri da progetti strutturali a progetti per il PNRR, i cosiddetti fondi di coesione e i fondi agricoli. Un Piano molto ambizioso ma partiamo sicuramente da fondamenta solide ed è alla portata dell’Unione europea che si è consolidata in questi ultimi anni e sa che oggi più che mai deve procedere in maniera sinergica e coesa per affrontare i cambiamenti che la attendono.

 

Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza

 del Pd Metropolitano di Milano