La Galleria il Catalogo: un "incontro" lungo 50 anni - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La Galleria il Catalogo: un “incontro” lungo 50 anni

La Galleria il Catalogo: un “incontro” lungo 50 anni

Questa sera, alle ore 19,00, alla presenza del Governatore della regione Campania Vincenzo De Luca e del Sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, verrà inaugurata presso la Galleria Il Catalogo, in occasione dei festeggiamenti per i cinquant’anni di attività, la mostra dedicata all’artista salernitano scomparso nell’ottobre 2017, con una selezione di opere, alcune mai esposte in pubblico, che coprono l’arco temporale che va dal 1949 al 2004.

 Di OLGA CHIEFFI

“Le città – ha osservato Fernand Braudel – sono libri viventi in cui le civiltà hanno scritto la loro storia”.  Il contesto urbano è al  tempo stesso prodotto dell’identità di una comunità e generatore del senso di appartenenza”. Domani verranno celebrati i 50 anni della galleria il Catalogo, uno spazio che dalla sua inaugurazione, nell’ottobre del 1968 con una mostra di Corrado Cagli, ha sempre rivolto uno sguardo indiscreto e sincero, capace di posarsi nelle pieghe di una sonnacchiosa città di provincia, per costruire una avvincente trama di segni da conoscere e dove riconoscersi, per coloro che avevano ed hanno “occhi per vedere”. Sono frammenti di un discorso che coinvolge senza soluzione di continuità i gesti, i volti e gli spazi della vita quotidiana di Lelio Schiavone e da “soli” 38 anni di Antonio Adiletta. Insieme ci si soffermerà a ricordare immagini di una città fatta a misura d’uomo, e ci si ritroverà avvolti dalla patina del tempo: è la sensazione di rivivere qualcosa, è l’immagine catturata decenni fa che riaffiora nella memoria; uno spazio quello del Catalogo che ha da sempre la capacità di trasmettere un vissuto collettivo. Diego De Silva, in un breve testo a corredo del depliant della mostra, che stasera, alle ore 19, saluterà il suo vernissage alla presenza del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca e del Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, e che vedrà esposte venti tele di Mario Carotenuto, tra cui diverse opere simbolo della inestinguibile, empatica amicizia tra Lelio Schiavone e il pittore della Costiera, ricostruisce l’ antico rapporto della galleria di via A.M. De Luca 14, la elegante stradina parallela all’ isola pedonale di Corso Vittorio Emanuele a Salerno, con la città. Tra queste mura è passato l’intero Novecento artistico, letterario e politico, uno spazio che non si è mai prostituito a certo mercato dell’arte, modaiolo, ma è rimasto baluardo etico dei principi estetici donatigli da Alfonso Gatto, ospitando unicamente pittori veri che comunicassero in purezza il loro essenziale atto creativo.  Sulle pareti della galleria ri-incontreremo il segno pittorico di Mario Carotenuto ad un anno dalla sua scomparsa, una esposizione in cui ritroveremo i suoi soggetti, le nature morte, i fiori, il notturno, la marina, il paesaggio, l’interno, in un percorso in cui s’intrecciano le vite dell’artista e della galleria. Una sintassi pittorica, quella di Carotenuto che, come quella della nostra galleria, procede dall’attesa dell’inatteso, quella della forma aperta da dare al reale, quella che nasce dalla disponibilità assoluta alla cosa, quella che emerge dalla sospensione e dallo stupore che si genera al suo apparire e al suo accadere. Una sintassi che vuol cogliere, nelle cose e attraverso le cose, quello sguardo misterioso che esse sembrano lanciare, nell’atto di donarsi all’occhio dell’artista: è il volere afferrare quell’esatto momento nel quale l’oggetto lancia una sorta di sguardo dionisiaco, con cui crea e costituisce lo spazio dei significati, consentendo la cattura del senso, nella sua realtà. Questa è la specifica mimesis dell’artista: mimesis, dove realtà e memoria coincidono, perché l’evento reale è caricato di memoria, e dove la realtà si piega all’immagine, diventando spazio semantico popolato di immagini e ricordi, quasi assumendo la specifica forma compositiva del ciclo, del trapassare e del traboccare del quadro, in quello successivo, diventando “racconto”, oggi universale, lasciando assaporare il gusto della nostalgia di un presente che scivola inesorabilmente nel passato.