Sulla bara la fascia tricolore da sindaco, di lato il gonfalone del Quirinale e la bandiera italiana tra due Corazzieri e alle spalle il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la sua famiglia, tutti seduti nei banchi della prima fila. E’ l’ultimo “evento” per Ciriaco De Mita, solenne e pubblico, ma lontano dai palazzi della politica, con i vertici delle istituzioni, passati e presenti, venuti nella sua Nusco. Più defilati, ma presenti e riuniti come non accadeva da tempo, nello stesso banco siedono Gerardo Bianco, Nicola Mancino e Ortensio Zecchino. Fecero tutti parte di quella squadra che il gergo giornalistico e politico definì “i magnifici 7”. Mancino smagrito e appoggiato a un bastone, come Bianco, che aveva una visione diversa e lontana da quella del leader democristiano. Ci sono anche Giuseppe Gargani e Clemente Mastella, con Pierferdinando Casini. Uno spaccato della Prima Repubblica, e soprattutto di quella che fu la Democrazia Cristiana degli anni ’80, occupati in gran parte dalla guida di Ciriaco De Mita. La chiesa è gremita e il vescovo Pasquale Cascio nella sua omelia ricorda il tratto più celebrato del vecchio leader Dc, soprattutto quando l’età avanzata non gli impediva di continuare l’impegno politico. “L’intelligenza – dice monsignor Cascio – non era quella dei ragionamenti, ma quella degli avvenimenti. La sua capacità era capire gli avvenimenti, di comprenderli ed entrare con il cuore di credente”. E tra i banchi della Basilica di Sant’Amato anche chi ha rappresentato o rappresenta la nuova Repubblica: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, arrivato con il presidente Mattarella. E dietro il Capo dello Stato prende posto il presidente di Italia Viva Ettore Rosato. A sorpresa arriva Angelino Alfano, che è stato ministro della Giustizia, dell’Interno e degli Esteri e che non ha mai nascosto di essere “nato” democristiano, prima di entrare in Forza Italia. “E’ stato fonte di ispirazione e di presidio dell’azione politica”, dice arrivando in piazza Sant’Amato. C’è anche il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, che da esponente del Movimento 5 Stelle si è trovato in una barricata opposta, proprio nella provincia di De Mita. Oppositore interno nella vecchia Dc prima, poi avversario dal centrodestra, e poi con una sintonia ritrovata nel sogno di ricomporre la Democrazia Cristiana, Gianfranco Rotondi. Ed è Gerardo Bianco, ex ministro dell’Istruzione, a condividere l’emozione personale. “C’è una grande tristezza – dice – si affollano i ricordi e devo tornare 70 anni indietro, all’università Cattolica. Lì abbiamo messo le basi per l’attività politica. Il difetto è che voleva amicizie esclusive. Eravamo dialettici”. Mastella scruta la piazza gremita e sottolinea il contrasto con la vulgata del “leader indecifrabile”. “Se c’è tutta questa gente che lo acclama – dice – significa che il suo messaggio era molto più semplice di quanto si credesse”. Un aspetto che rileva anche Casini, “Tutta questa gente che è qua, dimostra – dice – cosa fosse la Dc. E’ stato un grande. Oggi è il momento del tributo”. Ai figli, ai nipoti il compito di offrire uno spaccato privato. Giuseppe De Mita ringrazia a nome di tutta la famiglia le autorità presenti, ma soprattutto “la gente che ti ha accompagnato con grandissimo sostegno e ti ha permesso di finire con l’attività che più ti è piaciuta, con immensa passione e raffinata intelligenza”. Uno a uno, si alternano sull’altare i nipoti di Ciriaco De Mita. Ricordano il nonno, e promettono di seguire i suoi valori. Parole che strappano lacrime alla vedova Annamaria Scarinzi, stretta in un abbraccio con le figlie Antonia, Simona e Floriana. Ricordi privati anche dai collaboratori più stretti e dagli uomini della scorta. E poi il feretro lascia la chiesa tra gli applausi, con il Presidente Mattarella che all’esterno della chiesa prende un minuto per raccogliersi dinanzi al carro funebre, prima che questo lasciasse la piazza di Nusco per raggiungere il cimitero.
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