La banda, l'anima di San Matteo - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

La banda, l’anima di San Matteo

La banda, l’anima di San Matteo

 

Ritornano le tre formazioni a sostenere le statue più pesanti e ballerine. Scelte dal M° Genovese sfileranno i concerti bandistici di Pellezzano, Pontecagnano e lo storico “Città di Salerno”

Di OLGA CHIEFFI

 

La festa di San Matteo è legata alla musica, in particolare alla banda.  Ricordiamo le processioni di quei mitici festeggiamenti patronali del secolo scorso, che ogni 21 settembre andiamo ad evocare, ospitanti un’unica banda, una formazione d’ eccezione, quella dell’Orfanotrofio Umberto I, il Serraglio, che schierava tra le sue file insegnanti e i migliori allievi della prestigiosa Scuola di Musica. Il M° Antonio Marzullo, docente di trombone e insostituibile segretario artistico del massimo cittadino, che a quella scuola si è formato, non nasconde il suo sogno di riformare quella banda con gli allievi del Conservatorio “G.Martucci”, per farla sfilare dietro la statua di San Matteo. In conservatorio ormai da due anni si tengono master di esecuzione e composizione per questa formazione: lo scorso anno intervenne il celebre didatta e concertista americano Wesley J. Broadnax, nel corso del 2015, addirittura sono raddoppiate le masterclass con Michele Mangani e  Marco Tamanini, John Climer e Lawrence Dale Harper. Ascoltando allievi giovani direttori e in particolari i compositori, tra i quali il già lanciato Antonio Petrillo, penna delle edizioni Scomegna, l’invito che lanciamo da queste colonne è quello di  far tornare a sfilare la formazione della nostra massima istituzione musicale in occasione dei festeggiamenti patronali e di tutte le altre cerimonie, rispolverando le marce storiche della banda del Serraglio, quando l’abbraccio della cittadinanza era per il M° trombonista Mario Marino, il M° Domenico Faliero, primo flauto alla Rai di Roma, per il sax alto il M° Francesco Florio, istitutore della prima cattedra di questo strumento in Italia, e ancora ai clarinetti i Maestri Condolucci, Faiella e Caso, con il loro allievo Labriola al piccolo in Mi bemolle, il M° Antonio Avallone al flicornino, seguiti da allievi del calibro di Tiso al trombone, poi insegnante al Conservatorio di S. Cecilia, dell’indimenticato Carlo Agresti, I corno al Teatro dell’Opera di Roma e docente a S.Cecilia, Alfredo Coppola, I corno alla Scala di Milano, Filippo De Stefano, bassotuba del Teatro di San Carlo, unitamente alla composizione di nuove marce di stile moderno. Per la banda del “Serraglio” era un onore sfilare e si preparava scrupolosamente nella celebre “villetta”, per studiare il passo, dare lo “spolvero” a particolari marce richieste dai portatori, quali Creola, una marcia briosa in 6/8 composta dal M° Gaetano Savo, che ben si adattava ai passi corti dei portatori di S.Giuseppe e S.Matteo, gravati dal grande peso delle statue, oppure Rinascita una maestosa marcia sinfonica. I ricordi di quella formazione d’eccezione, ci vengono donati dai maestri che oggi insegnano o hanno concluso la loro carriera in conservatorio, Antonio Marzullo, Domenico Giordano, Domenico Procida, Antonio Florio, Alberto Moscariello, Raffaele Pastore e tanti altri “…c’erano due bande, quella dei grandi, già avviati al professionismo ed una dei piccoli formata dagli allievi delle scuole elementari e medie. Per San Matteo le due formazioni si univano ed ecco la celebrata banda dell’Orfanotrofio di quasi 70 elementi. I più piccoli avevano il compito di lustrare gli ottoni, i bottoni delle divise e le scarpe, quindi con gli stracci sporchi di cromatina e Sidol, si presentavano tutti in calzoleria per farle incollare col mastice e, così, con quella palla di stracci si poteva finalmente giocare a pallone nella villetta. Il commendatore Alfonso Menna, allora sindaco di Salerno, teneva moltissimo alla banda e guai se un basso tuba o una tromba non brillava: gli strumenti erano dono degli imprenditori salernitani, quindi si doveva dare l’impressione che fossero tenuti perfettamente. La mattina del 21, poi, tutti coloro che avrebbero suonato, a colazione accanto alla solita ciotola di latte e pane, trovavano lo zabaione e, la sera, al ritorno dalla “folle journée”, che prevedeva matinée, processione e concerto in piazza la sera, la fetta di carne e il dolce. Si provava tutto, anche come si doveva sfilare, ben inquadrati, e ogni San Matteo veniva composta una marcia nuova, tenuta segretissima sino a pochi giorni prima”. Questa sera, dopo i festeggiamenti del 2014, assolutamente da dimenticare, si ritorna alle tre formazioni, messe in campo dal M°Giuseppe Genovese. Sfileranno nell’ordine il concerto bandistico di Pontecagnano, quello di Pellezzano, agli ordini appunto di Genovese e la superband allestita da Rosario Barbarulo, lo storico Gran Concerto bandistico “Città di Salerno”, che porterà in paranza proprio il gabelliere, impreziosendo anche il solenne pontificale, dal rullo di tamburo che darà il via alla grande corsa sullo scalone del Duomo agli ottoni durante la messa.