L’ enigma della cattedrale sommersa - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

L’ enigma della cattedrale sommersa

L’ enigma della cattedrale sommersa

Fabrizio Santi nel volume edito dalle edizioni Newton Compton, descrive un universo complesso, in cui musica, botanica, astrologia e organologia danzano in una grottesca e seducente quadriglia di morte

Di GAETANO DEL GAISO

L’Italia che l’autore Fabrizio Santi racconta nel suo romanzo “L’enigma della cattedrale sommersa” è un calderone di credenze e suggestioni il cui liquido contenuto è sovente rimestato da uomini e donne pronti a tutto pur di rivelare ciò che risiede oltre quel velo di Maya che si interpone fra il mito e una realtà che si dimostra ben più che un edulcorato sottoprodotto della più spicciola aneddotica; un luogo in cui è difficile muoversi senza lasciarsi intiepidire lo spirito dal fascino dell’esotico e dell’esoterico, un luogo le cui tinte chiaroscurali rivelano una forte preponderanza del nero sul bianco; un luogo tenebroso, e, a tratti, persino raccapricciante.  E’ notte e al Museo di Palazzo Barberini accade un fatto piuttosto sconvolgente: una figura, vestita di nero, viene ripresa dalle telecamere mentre è impegnata ad eseguire una musica spettrale alla tastiera di un organo precedentemente appartenuto a Cristoforo Cominelli, un musicista vissuto nel XVIII secolo che, nel corso della sua vita, ha deciso di approfondire lo studio degli effetti che la musica produce sul creato, sinanche arrivando a teorizzare l’esistenza di un’armonia perfetta” che, se eseguita correttamente e in  luogo di precise congiunture astronomiche, produce effetti sconvolgenti su chi la suona e su ciò che gli si trova intorno. Giulio Salviati, brillante autore di romanzi gialli, è chiamato a indagare su questo misterioso accadimento dal direttore del Museo, nonché suo amico e confidente, Giovanni Argentieri, e questa sua indagine lo porterà alla scoperta di oscure e brutali verità che si riveleranno essere al di fuori di qualsiasi concezione del tempo fisico e dello spazio plastico in cui, del resto, tutti noi siamo abituati a sguazzare sin dalla più tenera età, per calarsi all’inseguimento di un interrogativo di fondo che sottende numerosi altri interrogativi, legati da un principio di conduzione melodica travisato e travisante. La scrittura di Santi è una scrittura agile, avulsa da qualsiasi superfetazione letteraria che potrebbe stancare, distrarre o, piuttosto, ostacolare il lettore nel suo percorso di immissione in questo straordinario universo letterario che ha, quale scopo principale, quello di interrogarsi sull’effettivo peso che leggende e suggestioni esercitano sul nostro cotidie vivere, modificandone gli aspetti e le dinamiche in maniera così inaspettata e risolutiva da modificare non soltanto l’essenza degli esseri che sono chiamati a popolarlo, questo universo, ma la nostra stessa essenza, in quanto esseri umani forgiati sulla base di precisi connotati sociali, culturali e tradizionali. Un universo complesso, ben strutturato, coordinato da una lucida e sfavillante conduzione drammaturgica, in cui musica, botanica, astrologia e organologia (la scienza che si occupa dello studio degli strumenti musicali e dei loro principi di costruzione e funzionamento) danzano una grottesca e seducente quadriglia di morte, sepoltura e riesumazione di antiche conoscenze in grado di plasmare la forma stessa delle cose e riportare in vita realtà che si pensava fossero state perdute per sempre. Nel frattempo, nell’oscurità, s’ode il rintocco lontano di una campana, che lento si ripete fedele nell’intonazione e nell’intensità, presagio che ciò che il tempo aveva lasciato venisse dimenticato, sarebbe presto riemerso dall’onda più alta e oscura per tornare ad abitare i nostri ricordi e ad animare le nostre ambizioni più nere.