ROMA. Pietro Mennea non e’ rimasto solo all’ultimo traguardo, attraversato immobile dopo un’esistenza vissuta di corsa, sempre nel timore di non fare abbastanza, nello sport, nel lavoro o nell’impegno sociale. Il campione azzurro e’ uscito di scena circondato da chi gli ha voluto bene e da chi lo ammirava, nella basilica romana di Santa Sabina. Una cerimonia funebre solenne e rigorosa come sarebbe piaciuta a lui, officiata da padre Antonio Truda, che tanti anni fa lo uni’ in matrimonio con Manuela e che martedi’ gli ha imposto l’ultima benedizione. ”Hai avuto tanti talenti e li hai fatti crescere fino a diventare un mito, un campione. Hai saputo rendere grande la storia dell’Italia sportiva e umana”, ha detto il sacerdote nell’omelia, ricordando il costante impegno di Mennea in ogni impresa che affrontava e le parole di papa Francesco: ”Se non c’e’ la fede non si possono raggiungere traguardi”. ”Non era tutto vero quello che dicevi, che quando si spengono le luci della ribalta non ti considerano; guarda la chiesa: ci sono tante persone che ti vogliono bene”, ha proseguito, abbassando lo sguardo sulla bara coperta dal tricolore, protetta agli occhi dei piu’ dalle pareti marmoree della schola cantorum, con accanto i famigliari, gli amici piu’ cari, tanti dirigenti sportivi e tantissimi campioni, da Sara Simeoni a Maurizio Damilano, da Nino Benvenuti ad Alberto Cova. Tra le ampie navate della basilica, a circondare in un ulteriore abbraccio l’olimpionico scomparso giovedi’ a soli 61 anni, stroncato da un tumore, c’era tanta gente comune e anche tanti giovani atleti, molti entrati all’ultimo dopo aver fatto una lunga coda per lasciare un ricordo, un pensiero sul libro delle firme. Davanti a tutti i presenti, il presidente del Coni, Giovanni Malago’, ha preso un impegno solenne, nel breve ricordo al termine della funzione: ”Grazie Pietro, mi impegno che tutti i valori che ti hanno guidato in vita siano trasmessi a piu’ giovani – ha detto il n.1 dello sport italiano. So che un tuo grande desiderio era quello di raccogliere tutti i tuoi ricordi sportivi in un museo. Con Alfio Giomi (presidente della Fidal, ndr.) pensiamo di poterlo realizzare allo Stadio dei Marmi: potrebbe essere il luogo ideale per tornare a respirare la pista”. Malago’ ha poi annunciato ufficialmente che da quest’anno il ”Golden Gala” di Roma diventera’ ”Memorial Mennea”. Un applauso ha accolto le sue parole, cosi’ come quelle dell’amico giornalista Gianni Mina’, che ha paragonato Mennea – ”Era grande, grande, grande” – a Muhammad Ali’.”Due grandissimi campioni – ha sottolineato – due uomini fuori dagli schemi, che solo i grandi risultati che hanno ottenuto hanno salvato dall’essere masticati dal sistema”. Il valore del Mennea professionista della legge e’ stato ricordato da un altro amico, l’ex magistrato Ferdinando Imposimato. ”E’ stato atleta leggendario e indomito – ha detto – ma anche scrittore, avvocato, docente universitario e alfiere dei diritti umani. La sua ambizione piu’ grande era conquistare la gloria non per vanita’ ma per riscattare il destino dei disagiati e dei negletti”. Un ultimo, lungo applauso ha accompagnato il feretro mentre si allontanava, diretto al cimitero romano di Prima Porta dove il campione ha scelto di essere tumulato. ”Arrivederci a festeggiare la tua vittoria al traguardo del cielo”, si leggeva in un cartello, esposto come ultimo saluto le corone di fiori e i gonfaloni. Della Salernitana, di cui è stato dirigente, nessuna traccia.
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