Segnata e deturpata da un delicato intervento di chirurgia estetica. La venticinquenne salernitana s. r., per ragioni personali, aveva deciso di sottoporsi ad un’operazione per l’asportazione del tessuto in eccesso delle grandi labbra della vulva. Una problematica estetica che le aveva comportato, in passato, disagi di natura psicologica. Un disagio personale che, pare, non avesse confidato a nessuno. Da qui la decisione di rivolgersi ad uno specialista all’oscuro di genitori e fidanzato. La vicenda risale al gennaio 2012 quando la giovane si recò centro specialistico a Battipaglia dove operava un dirigente medico di primo livello dell’ospedale Gaetano Fucito di Mercato San Severino in permesso. L’intervento, però, non andò secondo le previsione della giovane salernitana di bella presenza. Il medico, c. m. specializzato in chirurgia plastica, “per imperizia le cagionava gravi lesioni personali dopo aver concordato un intervento chirurgico di asportazione del tessuto in eccesso delle grandi labbra della vulva, sottoponeva la persona offesa, in mancanza di un consenso informato validamente prestato, ed altresì omettendo di fornire adeguate informazioni circa l’esecuzione, gli esiti e le eventuali complicanze della terapia chirurgica diversa da quella richiesta dalla paziente ed, altresì, non eseguita secondo le migliori tecniche operatorie, condotta dalla quale derivano lesioni personali gravi per la paziente, tra cui l’indebolimento permanente della sensibilità sessuale, la diminuzione della libido ed un evidente danno estetico oltre che la possibile esposizione a rischi in caso di eventuale gravidanza. Il medico dell’ospedale Fucito, oltre che per gravi lesioni personali, è finito a processo, l’inchiesta è stata coordinata dal pm Giovanni Paternoster, per truffa ai danni dello stato (il Servizio Sanitario Nazionale si è regolarmente costituito in giudizio attraverso l’avvocatura distrettuale) perché mediante artifizi e raggiri, consistiti nell’attestare falsamente la necessità di dover prestare assistenza ai genitori affetti da disabilità grave, così usufruendo di sei permessi retribuiti (pari a giorni 36), si procurava l’ingiusto profitto rappresentato dall’indebita retribuzione di 5000 euro lordi che l’ente gli erogava per trentasei giorni lavorativi. In questo periodo di congedo retribuito il medico effettuava 15 interventi presso il Centro Embryos di Battipaglia e presso il Centro Check Up di Battipaglia. Alla sbarra sono finiti anche il direttore sanitario del Centro Medico di Battipaglia, originario di Napoli, dove è stato effettuato l’intervento, r. t., e l’anestesista in servizio, r. d. a. originario di Teggiano. Il primo “ometteva di eseguire i dovuti controlli affinché si provvedesse alla trascrizione sul registro dei ricoveri degli interventi chirurgici mentre l’anestesista ometteva di provvedere alla redazione della cartella relativa all’intervento effettuata da c. m”. Ieri, nel corso dell’udienza celebratasi davanti ai giudici della prima sezione penale (presidente Dezio), la deposizione della vittima che ha ricostruito, con imbarazzo ed emozione, la sua delicata vicenda. La giovane salernitana ha precisato, tra l’altro, di aver corrisposto la cifra di 1500 euro per l’intervento chirurgico che l’ha deturpata e le ha creato notevoli problematiche di salute (la donna ha riferito che dopo l’intervento ha contratto numerose infezioni). L’udienza è stata aggiornata per l’esame di altri testi. Nel collegio difensivo l’avvocato Enrico Tedesco, difensore del medico del Fucito, l’avvocato Anna Lisa Baglivo e l’avvocato Francesca Bruno.
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