Il Tempo è veleno - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Il Tempo è veleno

Il Tempo è veleno

Questa sera, alle ore 21, la pièce teatrale di Tony Laudadio sarà ospite della Sala Pasolini di Salerno, inaugurando la tournée nazionale con il primo appuntamento del cartellone di drammaturgia contemporanea

Di OLGA CHIEFFI

“…il tempo non è quella cosa impensabile che non si arresta mai. Da me solo da me ritorna…” dice Zeno Cosini. Continua la recherche sul tempo di Tony Laudadio dopo “Un anno dopo” che racconta i trent’anni di vita vissuti insieme, di una storia impiegatizia come ce ne sono tante, fatta di routine, grandi confessioni e altrettanto grandi silenzi, ritorna l’attore, autore e regista napoletano, questa sera, alle ore 21, alla Sala Pasolini di Salerno con “Il tempo è veleno” l che intreccia tre momenti temporali distinti che confluiscono in un unico spazio, ospite della sezione teatro civile e contemporaneo. Come mettere in scena il tempo? La vita? La memoria? Il ricordo? La morte? Analizzando il tempo, Sant’ Agostino afferma che non è qualcosa di permanente, ma il passato è ciò che non è più, il futuro è ciò che ancora non è, mentre il presente, se fosse sempre tale, senza divenire passato, sarebbe eternità. Il tempo è fuggevole, tuttavia è possibile misurarlo grazie all’anima, interiormente: il passato mediante la memoria; il futuro mediante l’attesa; il presente, che non ha durata e in un attimo fugge, mediante l’attenzione delle cose attuali. Il tempo si configura come la “distensio”, distensione dell’anima, della vita interiore, che conserva il passato ed è protesa verso il futuro. Tony Laudadio, anche in qualità di interprete, lo propone in questa pièce, della quale la regia è stata affidata a Francesco Saponaro, e vedrà in scena Teresa Saponangelo, Eva Cambiale, Andrea Renzi, Angela Fontana, Lucienne Perreca. Si attraversano ancora cinquant’anni di un gruppo familiare tratteggiato attraverso gli inesorabili mutamenti, fisici e morali, in un  percorso che tutti siamo destinati ad affrontare in questo lungo viaggio che è la vita. Un’opera che cambia in corso come i suoi personaggi, lasciando un unico tratto comune casa e in particolare il salone, il cuore della casa, dove si muove il nucleo è infatti l’unica stanza al contempo accogliente e opprimente, ambientazione che lo spettatore si troverà davanti. Il tempo la fa da padrone a dimostrare le sue ragioni, di aver ragione. La casa ne fa fede. È lei la scenografia, il vero palcoscenico ove si aprono e chiudono le porte per far entrare in scena i personaggi. Attraverso intrecci temporali manifesti, le vite dei personaggi, intossicate dagli eventi, continueranno a compenetrarsi anche oltre la morte e raggiungeranno finalmente le consapevolezze di cui hanno bisogno per continuare ad esistere. Il tempo è veleno è commedia e tragedia insieme: le divertenti velleità artistiche del capofamiglia con il pallino della musica, ben si sposano con i tormenti interiori di Marta, la primogenita, che già prima di nascere appare come il perno principale di decisioni prese più o meno consapevolmente che, volente o nolente, determineranno molto delle vite dei protagonisti. Dagli Anni 70 ai giorni nostri, la saga familiare procede non senza intoppi e quel filo invisibile che unisce i vivi e i morti, i giovani e i meno giovani, si spezzerà e diverrà reale concedendo anche ai corpi di ricongiungersi continuando a rivolgersi insieme verso l’infinito.