Il suono classico di Francesco Tamiati - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il suono classico di Francesco Tamiati

Il suono classico di Francesco Tamiati

 

Questa sera, alle ore 18,30, nella chiesa di Teggiano ultimo appuntamento della VII edizione della rassegna Momenti d’Autore

 

Di OLGA CHIEFFI

Il suono classico della prima tromba del teatro La Scala, Francesco Tamiati, porrà questa sera, alle ore 18,30, nell’incantevole cornice della Chiesa di San Francesco di Teggiano, il sigillo sulla VII edizione della rassegna Momenti d’Autore, cartellone sostenuto dall’Ept del Commissario Angela Pace, convinta sostenitrice dell’interessante progetto ideato da Michele Toriello e dalla sua associazione “Se Tanto mi dà Tanto”. Francesco Tamiati, in duo con il pianista Giovanni Vece, dopo aver incontrato gli allievi della masterclass che si svolgerà dalle 16 alle 18, principierà il suo concerto con la celebre Air à 5 variations detta “The Harmonious Blacksmith” (Il fabbro armonioso), che, come pezzo a se stante, è stata una delle pochissime pagine di Georg Friedrich Handel ad essere eseguita dai pianisti dell’Ottocento, proprio come la Fuga del gatto di Scarlatti: Moscheles, Liszt, Clara Schumann, Anton Rubinstein. Un semplice tema di otto battute è seguito da due coppie di variazioni l’andamento si anima progressivamente passando dalle quartine di semicrome delle prime due variazioni alle terzine di semicrome (otto in ciascuna battuta di 24/16) delle successive, fino a giungere al parossismo della variazione conclusiva, attraversata dalle rapidissime volate di gruppi di otto biscrome. Seguirà una delle gemme della letteratura dedicata alla tromba il concerto di Hummel in Mi bemolle maggiore. La carriera del boemo Johann Nepomuk Hummel ebbe inizio prestissimo, a meno di dieci anni, nel segno della personalità artistica di Mozart e del classicismo austriaco, latore di una scrittura che, astraendo dal pianoforte, nel quale gettò un ponte tra Mozart da un lato e Chopin e Liszt dall’altro, influenzando sotto certi aspetti anche Schubert, lasciò un numero di lavori in ogni genere, tutti improntati a nitore classico e a un’estrema grazia, piacevolezza e immediatezza di gusto, anche se non particolarmente ricchi di originalità e profondità. Ne è riprova il Concerto per tromba senza numero d’opera in Mi bemolle maggiore, del 1803: pagina sfavillante che rivela non solo una sicura conoscenza dello strumento, ma anche una sensibilità esuberante e fantasiosa, del tutto adatta a mettere in mostra in una gamma amplissima le qualità e gli estri del solista. Giovanni Vece proporrà, quindi, il Notturno in do diesis minore op. postuma composto da Fryderyk Chopin nel 1830, una pagina contrassegnata da eleganza melodica, sorretta da un gioco armonico di piacevole e carezzevole inventiva. Ritorna la tromba di Francesco Tamiati per l’Intrada di Otto Ketting un gran lavoro di soli quattro minuti, dove si potrà apprezzare il gran fraseggio e l’articolazione del trombettista. Il Domenico Scarlatti che, nel “Memoriale del convento” di Josè Saramago guarisce, suonando, l’incantevole strega Blimunda, è un personaggio fantastico che usa il suo clavicembalo per operare un prodigio. Ma quel che ci trascina, nella scena creata da Saramago, non è il clavicembalo: è il prodigio. E il pianoforte che, purtroppo, in Scarlatti non può più essere veicolo di verità storiche, può diventare oggi, unicamente veicolo di prodigi, come tenterà di proporcelo Giovanni Vece con le sue sonorità più piene e squillanti, l’uso del pedale, la dinamica cangiante che offriranno l’idea di un calcolo preciso e sagace per portare Scarlatti nel grande ambiente, con i colori sottilissimamente variati e con tutta l’apertura dei piani prospettici, della sonata n°17. Una dolce romanza senza parole è “A song from the Heart” di Eric Ewazen, che precederà il Concert Etude  di Alexander Goedicke, scritto nel 1948, verso la fine della sua carriera, per i suoi allievi del Conservatorio di Mosca e in particolare per Timofei Dokshizer, altro grande strumentista. Ancora una pagina di Chopin da parte di Giovanni Vece, stavolta lo Scherzo op.31 n°2 in Si bemolle maggiore, con il suo contrastante «botta e risposta» tra il pianissimo di fugaci arpeggi terzinati e il fortissimo di perentori stacchi accordali; un’inquietudine, quella iniziale, che si stempera in un saliscendi di scale che conduce a un canto dolce e appassionato in modo maggiore, prima di cedere la ribalta al Vivaldi del concerto per due trombe in Do Maggiore Rv 537 in cui Francesco Tamiati sarà affiancato da Giovanni Paracuollo. La scrittura di questo concerto è stata accostata a quella utilizzata in alcune opere liriche quali il “Tito Manlio”, dalla suggestiva e solenne sonorità.