Il "Sud" nel sentire fotografico di Valentina Cirillo - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il “Sud” nel sentire fotografico di Valentina Cirillo

Il “Sud” nel sentire fotografico di Valentina Cirillo

In occasione del sesto appuntamento della rassegna Cerzosimo “La fotografia come passione”, abbiamo incontrato Valentina Cirillo

Di LUCA GAETA

In un fil rouge fatto di pietra un Sud di confine e contrasti, oggi cuore della cultura europea; tradizioni, sguardi, incroci di popoli che abbracciano disegnando una cornice di geografia, natura, paesaggi umani che invitano al viaggio, alla scoperta, città scavata nella roccia, culla di civiltà rupestri e dotate di ingegnosi sistemi di canalizzazione sotterranea, in un’atmosfera unica, che sfocia tra spezie africane ed orientali, donate  da volti scampati alla Guerra ove è l’Uomo, la sua storia, il suo essere ad essere negato, Valentina Cirillo, architetto cavese, ci ha raccontato per immagini la sua idea di Sud. Un discorso che si è allargato in un dialogo che ha coinvolto la platea ospite degli spazi dello Studio Cerzosimo di Bellizzi, animato dalla giornalista Olga Chieffi, e che ha salutato la partecipazione di diversi fotografi e docenti quali Maria Serretiello e Cristina Tafuri.

 L.G.Come è nata la tua passione per la fotografia?

V.C. Ho da sempre nutrito interesse per questo genere artistico, studiano sin da giovanissima grafica pubblicitaria e fotografia e frequentando l’Istituto Superiore di Design a Napoli. Poi ho frequentato l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, laureandomi in Architettura con il Prof. Nicola Pagliara.

L.G.A quali fra i tuoi diversi lavori e quindi alle diverse esposizioni ti senti particolarmente legata?

V.C. Nei miei lavori la scelta dei materiali e dei colori non è mai casuale. Dietro di essa c’è sempre una lunga ricerca, per creare quell’equilibrio, che solo attraverso un’analisi fotografica è possibile trovare. Per questo non saprei individuare un lavoro, piuttosto che un’esposizione in particolare, mi sento legata ad ognuno dei miei lavori, fra cui: la personale “Van Holland Van Hart” sulle architetture olandesi tenutasi presso Ylas Creperie a Salerno; la collettiva sulla città di Matera tenutasi presso il museo FRAC di Baronissi; la personale “Sguardi da altri mondi” tenutasi presso la sede dell’Arci di Salerno. Un’altra esperienza importante è stata quella vissuta a Guardia Perticara, dove ho partecipato, in qualità di fotografo principale, al Festival dello Sguardo.

L.G. E’ stata inaugurata, presso lo Spazio Cerzosimo a Bellizzi (SA), la tua ultima esposizione dal titolo “Sud”. Ce ne parli?

V.C. Il mio ultimo lavoro, come si evince dal titolo, è un omaggio al Sud. Sud   quale  luogo   della   mente,  Sud   come   parte  bassa, che   significa avvicinare   alla   terra, comunicare   con  essa,   intesa   come  un   principio   di assorbimento e, insieme, di nascita: abbassando si seppellisce, si semina, si dà la morte per poi ridare la luce. Un tema che viene sviscerato a Matera, a Guardia Perticara, ad Aliano, dove il nascosto chiede con maggiore insistenza e da più tempo di farsi luce. Un Sud, il nostro che ha sempre assorbito tutto, riuscendo a rimanere in fondo se stesso, un Sud contaminato, da sonorità, saperi, sapori, profumi e tradizioni appartenenti ad altre culture, dall’Africa, all’Oriente. Un grande Sud, che ho incontrato nelle varie comunità che “colorano” Salerno: da quelle Cingalesi, Senegalesi a quelle Nigeriane e Siriane.

L.G.Valentina stai lavorando già a qualche altro progetto?

V.C. È in cantiere un’altra collaborazione con lo Studio Cerzosimo e con Armando in particolare, che realizzeremo a “quattro mani” e due obbiettivi, un lavoro sulle comunità straniere presenti sul territorio di Salerno. Per il momento non aggiungo altro, ma a breve ci saranno delle importanti novità.