Il "senatore" Longo, un colto gentiluomo al servizio del calcio - Le Cronache
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Il “senatore” Longo, un colto gentiluomo al servizio del calcio

Il “senatore” Longo, un colto gentiluomo al servizio del calcio

di Giuseppe D’Alto

Il “senatore” non è riuscita a vederla. Salernitana-Cagliari era la partita di Carmine Longo, e nonostante il male, nei giorni scorsi aveva avuto la lucidità di parlarne con la consueta competenza. Non tralasciando punzecchiature e critiche. Questa mattina, quando il sole si era levato da poco, il triste annuncio della sorella Eva (Senatrice della Repubblica): “Con immenso dolore comunico agli amici che è tornato alla casa del Padre mio fratello il direttore sportivo dottor Carmine Longo. Le esequie sì terranno domani 25 dicembre alle ore 9,30 nella Chiesa Parrocchiale di Capriglia-Pellezzano”. Mai banale, colto, amava i classici e non disdegnava  citazioni dotte. Dosava sarcasmo e ironia quando occorreva alleggerire i toni. Non si sottraeva al confronto (indimenticabile lo scontro in tv con Ezio Capuano). Carmine Longo era un gentiluomo prima che dirigente sportivo ed appassionato di calcio.  Uno di quelli che ha lasciato il segno e che ha ricevuto meno gratificazioni di quante ne meritasse forse perchè non amava compromessi e “carrozzoni”. Dalle imprese di Perugia, con D’Attoma presidente, al miracolo Cagliari firmato con la famiglia Orrù e la scommessa  Claudio Ranieri (reduce dalle esperienze con Lamezia e Campania Puteolana). Dalla C alla Coppa Uefa: dopo anni di buio riportò i rossoblù ai fasti di Gigi Riva e dello scudetto. Il trio uruguaiano Fonseca, Francescoli, Herrera (grande la passione per il calcio sudamericano e per quello scandinavo) tra i tanti colpi da novanta firmati dal “senatore”. I dissidi con Cellino, subentrato ad Orrù, lo portarono lontano dalla Sardegna. Fidato consigliere di Ranieri durante l’esperienze spagnole, Carmine Longo, come tanti salernitani, non è stato profeta in patria. Una fugace disav…ventura durante la gestione Esposito e con l’amico Claudio Roscia (con il quale è tornato a dissertare di calcio nell’aldilà) prima della chance concessa da Nello Aliberti (stagione 2003/04) dopo la disastrosa retrocessione e, soprattutto, dopo essersi “liberato” del gruppo dei casilliani. Longo, su consiglio di Claudio Ranieri, si affida a Stefano Pioli, prima esperienza dai professionisti. Il ripescaggio e la serie B allargata costringono il club a rivedere i programmi in corsa (arrivano Bombardini e Bogdani ma anche gli svedesi Corneliusson e Aslund ed il brasiliano Leandro ed il sudafricano Nomvethe). Tra alti e bassi la Salernitana riesce a centrare la salvezza con Longo che, nei momenti più duri, fa scudo a Pioli e difende fino alla fine la scelta estiva. Il tempo gli darà ragione con Pioli protagonista in A con il Bologna e poi con la Lazio fino alla Champions. La discreta stagione non basta per ottenere la riconferma. Aliberti lo silura per Imborgia salvo chiedergli aiuto per affrontare l’avventura in terza categoria, dopo l’esclusione dalla B, e salvare il salvabile. Longo non si tira indietro e con Vito Giordano e mister Raimondi portano avanti la baracca fino alla liquidazione del club. L’ultimo sussulto a Bologna con il colpo Ramirez. Addio Senatore… Mancherai al calcio italiano.