Il “respiro” della grande musica - Le Cronache
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Il “respiro” della grande musica

Il “respiro” della grande musica

Oggi, alle ore 21, il violinista Davide Alogna e il pianista Costantino Catena si esibiranno nel bosco di Palazzo Belvedere, in Sicignano degli Alburni, incontrandosi sulle note di Ermanno Wolf-Ferrari e Ludwig van Beethoven  

Di Olga Chieffi

Le note della Sonata per violino e pianoforte n°1 in Sol minore op.1 di Ermanno Wolf-Ferrari e la celebre Sonata “a Kreutzer”, n°9 in La Maggiore op.9 di Ludwig van Beethoven, risuoneranno oggi, alle ore 21, nel bosco di Palazzo Belvedere, in Sicignano degli Alburni. Il concerto, che si rinnova da qualche anno,  promosso dalla Proloco Monti Alburni, diretta da Carmen Orco, in collaborazione con l’amministrazione comunale, e si pone quale vento centrale del cartellone estivo di Sicignano, saluterà protagonisti il violinista Davide Alogna in duo con il pianista “di casa” Costantino Catena. Il duo proporrà il programma che è stato inciso lo scorso anno e che è divenuto disco copertina della rivista specializzata Suonare. La serata verrà aperta dall’esecuzione della prima sonata per violino di Ermanno Wolf-Ferrari, un’opera composta a soli diciannove anni, mentre stava ancora studiando con Joseph Rheinberger a Monaco di Baviera. Tuttavia, le sue melodie e la comprensione della forma su larga scala nascondono la relativa inesperienza del suo compositore. L’eminente musicologo Wilhelm Altmann ne riconobbe le qualità: “La Sonata merita attenzione a causa della sua straordinaria freschezza e bellezza del colore tonale… Un effetto del tutto originale ed estremamente affascinante è prodotto dal secondo movimento”. Seguirà, l’esecuzione della celeberrima Sonata a Kreutzer composta da Ludwig Van Beethoven. Un critico dell’Allgemeine musikalische Zeitung arrivò a scrivere che Beethoven, in questa Sonata, “si scapriccia per apparire a tutti i costi sempre diverso dagli altri”. Ma il commento più duro e forse più significativo arrivò , paradossalmente, dal dedicatario della Sonata: Rodolphe Kreutzer, che definì il lavoro “oltraggiosamente incomprensibile”. In realtà , Kreutzer non fu il dedicatario originale del lavoro; questi fu invece il violinista George Polgreen Bridgetower, che eseguì la Sonata assieme all’autore all’Augarten il 24 maggio 1803. E’ interessante esaminare il titolo della composizione, così come apparve nella prima edizione di Simrock del 1805: Sonata per pianoforte e un violino obbligato, scritta in uno stile molto concertante, quasi come di un concerto, composta e dedicata al suo amico R. Kreutzer, membro del Conservatorio di Musica in Parigi, primo violino dell’Accademia delle Arti e della Camera Imperiale, per L. v. B., op. 47. Si possono dedurre agevolmente, dalla lettura di questo frontespizio, le condizioni, o meglio, le convenzioni storiche della sonata per pianoforte e violino nell’anno in cui apparve l’op.47, e in che cosa consistesse la portata rivoluzionaria del lavoro beethoveniano. E’ evidente infatti che, ancora nel 1805, si riteneva necessario precisare nel titolo di una sonata come la “A Kreutzer” che la parte del violino era da considerarsi “obbligata”, rendendo, dunque, virtualmente plausibile per l’editoria europea l’ipotesi di una sonata per pianoforte con “accompagnamento ad libitum” di violino, nonostante l’esperienza di Mozart e delle precedenti otto sonate di Beethoven. Ma questo apparentemente incongruo collegamento con il passato è subito smentito dall’insistere dell’autore sul carattere “molto concertante” del lavoro, che, in effetti, forza i limiti dell’equilibrio raggiunto da Mozart tra carattere concertante e carattere cameristico. La musica però non trasuda qui né eroismo, né volontà prometeica, bensì aspira a ripiegarsi su se stessa in una dimensione riflessiva ed elegiaca. Il violino dunque accompagna solo una parte del grande viaggio spirituale di Beethoven, fermandosi alle soglie della profonda trasformazione psicologica dell’ultima fase della sua arte. È stato comunque un compagno di strada al quale confidare le impressioni intime, affidando a questo amico fedele pensieri che, forse, non avrebbe mai espresso in lavori meno riservati.