«Ragazzi dovete ragionare sempre e solo con la vostra testa, senza mai delegare niente e a nessuno la vostra coscienza: né a una moda, né a una propaganda di regime, né a un tipo di giornalismo e nemmeno a un sacerdote. Per fare questo occorre uno strumento fondamentale che è la cultura. Bisogna studiare e trovare divertente e interessante studiare». Ad esortare i tanti studenti del Liceo Scientifico da Procida, a ragionare con la propria testa e a studiare, è stato ieri mattina, l’ottantaquattrenne professor Aurelio Ascoli, docente a riposo del Dipartimento di Fisica nucleare dell’Università di Milano, che ha raccontato la sua esperienza di “ebreo fortunato”. «Nel settembre del 1943 avevo 13 anni e con la mia famiglia sono riuscito a riparare in Svizzera. Sono riuscito a sopravvivere grazie a una serie causale di eventi e grazie a persone di cultura che sono state capaci di ragionare con la propria testa». Il rotariano professor Ascoli, ha raccontato anche di quando fu espulso dalla scuola a causa delle leggi antiebraiche del 1938 promulgate in Italia: «Frequentavo la quarta elementare quando venni espulso dalla scuola, con mia grande sofferenza. I miei genitori cercarono di spiegarmi un perché per me incomprensibile. Per 22 mesi sono poi stato in un campo di accoglienza in Svizzera dove non si viveva tanto male a parte la durezza organizzativa dovuta al fatto che la Svizzera dovette ospitare oltre seimila rifugiati». All’incontro, organizzato dal Rotary Salerno Est, presieduto dal dottor Ernesto Levi, in sinergia con la Dirigente Scolastica Anna Laura Giannantonio, è intervenuta anche la dottoressa Liliana Picciotto, giornalista presso il Corriere della Sera e storica al Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), il database più accurato d’Europa, (anche Roberto Benigni si è documentato lì quando ha girato “La Vita è Bella”), che ha inquadrato il problema della discriminazione basata sul razzismo e illustrato la sua ricerca sul “mondo scomparso”: «La Fondazione ha raccolto i nomi di 6806 deportati che sono stati pubblicati sul sito: www.nomidellashoa.it. Di questi, solo 837 sono tornati. A quelli morti nei vari campi, bisogna aggiungere i 322 ebrei morti in Italia, assassinati come alle Fosse Ardeatine o suicidatisi per la paura. E ancora i circa duemila deportati da Rodi italiana. E’ stato un imperativo etico portato avanti con determinazione per restituire a ognuno una identità e per costituire una specie di appello nominale alla nostra coscienza: nome per nome, viso per viso, sorriso per sorriso, di una generazione fatta sparire dai nazisti e dai fascisti. Abbiamo ripercorso passo a passo l’itinerario delle persone prese nelle loro case, nei luoghi di fuga, per strada, nei rifugi, dopo essere state scoperte come ebrei. Come madre, ho sempre avuto difficoltà a spiegare ai miei figli come si poteva essere fuorilegge solo perché appartenenti a una data cultura o a una data religione». La dottoressa Picciotto ha sottolineato l’importanza di ascoltare gli ultimi testimoni viventi: «Non è lontano il giorno in cui se ne andrà anche l’ultimo testimone. Proprio per questo è ancora più necessario studiare ogni singolo caso, darsi da fare affinché non ci siano né buchi di conoscenza, né dubbi. E’ l’unica difesa che abbiamo per salvaguardare la dignità degli ebrei e per educare i giovani ai valori positivi dell’umanità, della cittadinanza e della solidarietà». I ragazzi della IV I dell’Istituto, coordinati dalla professoressa di Disegno e Storia dell’Arte, Letizia Speranza, hanno realizzato un allestimento scenico di grande effetto, legato al fenomeno dell’olocausto. Il poeta del Rotary, l’ingegner Vincenzo Tafuri, ha recitato, sulle note di Schindler’s List, una sua toccante e suggestiva poesia ” Shoah”, ispirata dalla storia dell’ebreo sopravvissuto a Auschwitz, l’ingegner Gaetano Samuel Artano. In serata, il professor Ascoli e la dottoressa Picciotto hanno incontrato i soci rotariani di sei Club Rotary, e le socie dei due Club Inner Wheel della città, in un interclub organizzato dal Presidente del Rotary Est, Ernesto Levi. Aniello Palumbo
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