Il pianoforte di Maria Gabriella Mariani - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il pianoforte di Maria Gabriella Mariani

Il pianoforte di Maria Gabriella Mariani

Questo pomeriggio, nel salone Bilotti dell’Archivio di Stato, alle ore 17 la pianista sarà ospite dell’Associazione Culturale Cypraea

Di OLGA CHIEFFI

Due prime per la città di Salerno, saranno dedicate al pubblico esigente dell’Associazione Culturale Cypraea, presieduta da Giuseppina Gallozzi. Questo pomeriggio, infatti, nel Salone Bilotti dell’Archivio di Stato di Salerno, alle ore 17.00, la pianista Maria Gabriella Mariani eseguirà le due cadenze per il concerto K 466 di Mozart create da Roberto De Simone e da lui affidate alla Mariani in occasione del Concerto-Spettacolo “261 ma non li dimostra”. Roberto De Simone rincorre Mozart da sempre e Mozart rincorre lui fin dall’ età di quattordici anni, quando allievo del Conservatorio di San Pietro a Majella, compose proprio queste cadenze. Nel 1770, quando aveva quattordici anni, Mozart soggiornò a Napoli per oltre un mese e mezzo e si esibì in molti aristocratici palazzi. Cosa gli trasmise la città partenopea? Quali suggestioni trasmigrarono nelle sue opere e influenzarono la sua vita? De Simone attraverso queste due pagine ripercorre i luoghi che videro il genio adolescente, quasi seguendo i suoi passi: via via emergono misteriosi segni, tracce, echi, brillano qua e là anche le tracce di un’ anima collettiva e solidale, di una cultura ricchissima e complessa, che si è nutrita di mondi diversi. Le due cadenze sposano un concerto terminato nel 1785, d’ispirazione tragica e contrapposizione drammatica, in una trama fatta di tenero lirismo, inquietanti trasalimenti e laceranti accensioni. Altra prima per Salerno il brano Ologramma, a firma della Mariani, caratterizzato da un incipit ispirato a reminiscenze partenopee, che sviluppa variazioni cicliche per portarci al finale affidato ad un’improvvisazione lasciata alla estemporaneità del momento rinnovandosi ad ogni esecuzione. La scaletta verrà completata da due sonate di Fryderyk Chopin. Per prima verrà eseguita l’op.58 in Si minore, datata 1844, che riflette il momento in cui Chopin, convivente di George Sand godeva di un’unione che gli garantiva la sicurezza affettiva della famiglia. La pagina è caratterizzata da uno spiccato carattere lirico, anche se non mancano toni drammatici, con quelle gradazioni di passaggio dal forte al piano e viceversa, che imprimono slancio e vitalità alla composizione, secondo il gusto e le scelte estetiche di Chopin. Inoltre, si ritrova utilizzato e applicato ampiamente il cosiddetto “tempo rubato”, che fu analizzato acutamente da Liszt, il più autorevole testimone delle interpretazioni date dallo stesso Chopin alle proprie musiche pianistiche. La seconda sarà la sonata op. 35 in Si Bemolle composta tra il 1837 e il 1840. Una sorta di «poema della morte», di canto solitario domina la scena, soprattutto se si pensa come l’intera Sonata si coaguli attorno al suo centro ideale, la Marcia funebre, che non solo precede gli altri tempi in senso cronologico poiché, fu scritta prima, ma funziona anche da punto di equilibrio, da elemento stabilizzante in quanto perfetto regolatore dell’organizzazione degli altri tempi. L’intera Sonata, inoltre, deriverebbe, infatti, le proprie principali cellule motiviche da elementi costitutivi della Marcia stessa, che quindi ancor più, anche sotto l’aspetto tematico, funzionerebbe da centro strutturale e coesivo.