Il Pd si spacca: è guerra tra Bruno e Reggente - Le Cronache
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Il Pd si spacca: è guerra tra Bruno e Reggente

Il Pd si spacca: è guerra tra Bruno e Reggente

 

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. Guerra in casa dem. L’ultima riunione della direzione cittadina del Partito democratico, che s’è tenuta lunedì scorso, ha sancito ufficialmente la spaccatura tra la maggioranza, guidata dal segretario Davide Bruno, e la minoranza, timonata da Angelo Reggente.

Il casus belli, a seguito del quale sono figurativamente volati gli stracci all’interno della nuova sede di via Domodossola, riguarda l’annosa quaestio della depurazione battipagliese: Francesco Gatto e altri ragazzi dell’area bruniana, infatti, hanno predisposto, col consenso del segretario, un documento sui depuratori incontrandosi in sezione per diversi giovedì. La minoranza del partito, a quel punto, ha manifestato il proprio disappunto per essersi ritrovata dinanzi un carteggio elaborato al di fuori dei tavoli di concertazione interni al partito; il segretario, allora, ha fatto capire che la scelta di realizzare dei progetti in separata sede trae origini dai continui veti dei competitor interni a fronte di ogni proposta della maggioranza.

Il busillis, a quel punto, ha semplicemente fatto traboccare un vaso – quello dei malumori della maggioranza dell’era in cui il segretario era Luca Lascaleia – già stracolmo: Bruno, infatti, è stato accusato di aver reso negligente il partito; il coordinatore renziano, allora, ha fatto notare di aver mosso diversi inviti al dialogo all’attuale minoranza, senza però riuscire a cogliere alcun riscontro positivo.

«Il Pd di Battipaglia – ha dichiarato Reggente attraverso un post su Facebook –  è un non-partito, dal momento che, se si dovesse votare oggi, sarebbe più che probabile non vedere nella competizione la lista del PD: anche questa sera la maggioranza non è riuscita a garantire il numero legale».

Sul caso del discusso documento, inoltre, il leader della minoranza ha scritto parole molto dure: «stasera si è capito ancora una volta che le iniziative che prende il partito oramai vengono decise altrove, poiché, pur non vedendosi per mesi interi, si arriva alle riunioni con documenti scritti da altri ed in altre sedi. Come disse un famoso presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, “io non ci sto” a far gestire e piegare l’autorevolezza del PD agli interessi ed alle vendette di pochi noti che hanno già dimostrato alla città il proprio “valore”».

Ai nostri taccuini, poi, Reggente ha motivato in maniera più dettagliata le dichiarazioni che spaccano il Pd: «al momento, il nostro partito non è in grado di proporre alcuna discussione alla cittadinanza, avendo promosso soltanto una manifestazione nel giro degli ultimi 7 mesi».

Al capo dell’opposizione interna, inoltre, non sono andate giù le modalità con cui, nelle ultime settimane, il partito s’è interfacciato con la triade commissariale, composta da Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone, che regge le sorti dell’azione di governo in città: all’incirca un mese e mezzo fa, infatti, all’interno della direzione, si propose la preparazione di un carteggio di interrogazione ai commissari circa il futuro della gestione dell’istituto che ospitò la scuola “E. De Amiciis” e le eventuali possibilità di dissesto, riguardo alle quali s’è parlato a lungo in città negli ultimi mesi. «In quell’occasione – racconta Reggente – stabilimmo che a interloquire con Iorio sarebbe andata esclusivamente la maggioranza, pur portando con sé un documento elaborato dal partito; ieri, però, abbiamo saputo che Bruno ha già incontrato i commissari senza aver preparato il foglio di cui s’era parlato».

Il grosso della polemica in casa dem, ad ogni modo, si gioca attorno al caso relativo a Emilio Guerra, il membro del direttivo locale che è finito in arresto dopo l’accusa di esser coinvolto, attraverso la sua “G.Service”, nello scandalo, parallelo alla grande inchiesta su Mafia Capitale, relativo al traffico illecito di abiti usati – raccolti nei comuni della zona e destinati al riciclaggio – nell’Africa del nord: «lo statuto del Pd – spiega il leader della minoranza – parla chiaro: una persona va sospesa dal partito. Eppure, non abbiamo condiviso la scelta di convocare un direttivo dal mattino alla sera per decidere riguardo a una sospensione che non rientra nelle nostre competenze, bensì tra le prerogative della commissione di garanzia provinciale; inoltre, Emilio partecipava alle nostre riunioni fino alla sera prima, e affrontare, non appena accaduta, una vicenda simile, che, tra l’altro, non c’entra nulla con la politica, in presenza della moglie (Luisa Faruolo, moglie di Guerra, fa parte della direzione del pd, nda) testimonia umanamente un’indicibile assenza di tatto».

Angelo Reggente buona
SI VA ALLE ARMI ALLA VIGILIA DELLE REGIONALI. “Giochiamo a fare la guerra?”: il Partito democratico di questi giorni ricorda tanto le piazzette e i giardinetti in cui, da bambini, ci si riuniva per divertirsi a interpretare dei militari in erba, pronti a impugnare rami secchi raccolti in qualche aiuola alla stregua di potenti fucili a canna mozza. D’altronde, lo disse l’ex-segretario cittadino, Luca Lascaleia, durante l’ultima conferenza da coordinatore cittadino, lo scorso 10 luglio: «il Pd è nato nel 2007, quindi, se fosse un essere umano, oggi sarebbe un bambino di 7 anni».

Tante volte, però, i bambini dimostrano un livello di maturità superiore a quello di qualche adulto: vale lo stesso per il Partito democratico di Battipaglia?

Domenica prossima, in Campania, il partito più forte d’Italia ospiterà nelle proprie sedi tutti i cittadini intenzionati a partecipare alle primarie per eleggere il candidato governatore che correrà contro Stefano Caldoro per ottenere lo scranno di governatore della Regione: con quale appeal i dem battipagliesi, bruniani o reggentiani che siano, inviteranno i concittadini a sborsare 2 euro e a varcare le soglie dei quattro seggi per designare uno tra Vincenzo De Luca, Andrea Cozzolino, Gennaro Migliore, Marco Di Lello e Aniello Di Nardo?

A Salerno, l’ex-sindaco ha ordinato la partecipazione di almeno 15mila persone, e non si sa se stia parlando dei seggi per le le primarie di domenica o degli spalti dell’Arechi in occasione del big match del sabato successivo tra Salernitana e Benevento.

E a Battipaglia? In città non si sa neppure per chi voteranno i membri del direttivo locale, ché ora contarsene quattro richiede maggiore – e, evidentemente, maggiormente necessario – impegno rispetto alla scelta di un candidato.

Lo si sapeva fin dal congresso sezionale del 12 luglio – quando Bruno ebbe la meglio su Reggente per soli due voti (146 a 144) – che le due anime più influenti del centrosinistra battipagliese non sarebbero mai andate d’accordo; approdare a qualcosa di molto simile a una pubblica resa dei conti a poco meno di una settimana da uno dei momenti più delicati di sempre per i dem campani, però, è fin troppo masochistico anche per il Pd.

«Siamo convinti – ha dichiarato Lascaleia, nelle vesti di responsabile dei rapporti istituzionali del Pd provinciale, con una nota stampa – che anche nella nostra città sarà forte la partecipazione e il sostegno al PD e al centrosinistra per ridare voce da Battipaglia alla Campania migliore , per ricostruire nella città un futuro possibile per la nostra generazione»