Il Lebhaft Kammer Duo a Palazzo Avenia - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Il Lebhaft Kammer Duo a Palazzo Avenia

Il Lebhaft Kammer Duo a Palazzo Avenia

 

Francesco Galano riapre la sua storica abitazione rinnovando la tradizione romantica. Secondo appuntamento questa sera con la rassegna musicale in collaborazione con il Centro Studi Internazionale Sigismund Thalberg

Questa sera, Francesco Galano riaprirà, alle ore 19, il salotto di uno dei più bei edifici  storici di Salerno, Palazzo Avenia, la sua dimora, sita nel cuore della città, via Tasso 83, per il secondo appuntamento della rassegna musicale che presenta giovani artisti sotto l’egida prestigiosa del Centro Studi Internazionale Sigismund Thalberg e del suo presidente Francesco Nicolosi.  L’incantevole spazio verrà animato, dal Lebhaft Kammer Duo, composto dal soprano Federica Pagliuca e dalla pianista Angela Nocera. Prima di Franz Schubert, il Lied per voce sola con accompagnamento di pianoforte era considerato un “genere inferiore”. E come tale lo avevano trattato Haydn, Mozart e perfino, con qualche eccezione, Beethoven. Più che punto di arrivo di un processo evolutivo, i cui antecedenti si cercherebbero invano nelle scuole liederistiche classiche di Carl Friedrich Zelter (1758-1832) e Johann Friedrich Reichardt (1752-1814), ma semmai nelle ballate protoromantiche di Johann Rudolf Zumsteeg (1760-1802), il Lied di Schubert delimita una svolta netta nella concezione del rapporto tra poesia e musica, che coincide con la creazione stessa del Lied romantico: ossia di una composizione nella quale la musica non è più semplice rivestimento di un testo poetico ma compimento della poesia. Il Lied di Schubert racchiude nelle dimensioni del “piccolo pezzo” per voce e pianoforte l’universo intero: non è né illustrazione poetica né astrazione musicale, ma sintesi dialettica del sentimento poetico e del pensiero musicale. Da questo punto di vista, il Lied per Schubert rappresenta prima di tutto una concezione del mondo, un modo di essere e di sentire: non un modulo, ma un sistema di variabili che nel suo insieme configura una forma aperta in continua trasformazione. Ascolteremo dal duo il celebre Lied der Mignon op. 62 Nur  wer die Sehnsucht kennt, su testo di Goethe, in cui Schubert coglie la cifra segreta del rapporto parola-musica in maniera indiscutibilmente originale, unica, si proseguirà con Gretchen am Spinnrade per il quale il compositore austriaco utilizzò il testo della celebre ballata di Margarethe dalla prima parte del Faust di Goethe, con le sestine di semicrome che evocano l’arcolaio, mentre Die Forelle chiuderà la terna con il pianoforte allude divertito con il suo disegno scivoloso al guizzare della trota, in senso quasi descrittivo. Si passerà, quindi ai lieder di Franz Liszt Freudvoll und Leidvoll e Die Lorelei su testo di Heine, in cui gli stessi subiscono una dilatazione formale, mirata ad enfatizzare la scrittura strumentale e vocale. Spesso il canto è estroverso, abbandona le curve melodiche: la musica si ferma e la voce parla. La pianista regalerà quindi “Après une lecture de Dante” per completare l’omaggio a Franz Liszt. L’ultimo brano della raccolta degli Années de pèlérinage, deuxième Annèe, prende il motivo ispiratore dalla Divina Commedia, un testo molto amato da Liszt, per una raffigurazione sonora di tre momenti tipici del poema: l’inferno, l’angosciosa supplica dei dannati e l’episodio di Paolo e Francesca. L’intero movimento, che si articola in più tempi, ha l’ampiezza e il respiro di una vera e propria Sonata e sul piano formale ha molti punti di contatto con la ben più celebre Sonata in si minore. Il tritono, un tempo definito dagli articoli teorici del contrappunto, il “diabolus in musica”, caratterizza il tema principale su ottave discendenti, quasi ad indicare il significato dei versi danteschi. L’atmosfera si schiarisce e diventa liricamente appassionata nella scena d’amore tra Paolo e Francesca, concepita come una variazione dei temi già ascoltati. Ritornano i temi dell’inferno e dell’amore di Francesca, quest’ultimo in forma sincopata, e alla fine, dopo un’esplosione sonora in cui sono ricapitolati i vari motivi, tutto s’acqueta su accordi gravi e solenni: la porta dell’inferno si chiude definitivamente alle spalle delle “genti dolorose c’hanno perduto il ben dell’intelletto”. La serata sarà sigillata da due arie da “Il Flaminio” di Giovanni Battista Pergolesi. La prima aria tratta del primo atto, cantata da Flamino “Scuote e fa guerra” utilizza magistralmente le forme dell’opera seria ma con una sottile ironia, viste le parole roboanti e il contesto in cui vengono espresse, mentre la seconda assegnata al personaggio di Agata, innamorata di Flaminio “Da rio funesto turbine” è un’aria ancora virtuosistica costruita con grande delicatezza. Seguirà momento convivale e buffet con gli artisti.

INGRESSO a prenotazione info: Francesco Galano: 348/7800419                          e-mail:fran-gal@libero.it