“Il governo regionale sforna ordinanze cervellotiche, penalizza il commercio” - Le Cronache
Attualità

“Il governo regionale sforna ordinanze cervellotiche, penalizza il commercio”

“Il governo regionale sforna ordinanze cervellotiche, penalizza il commercio”

di Erika Noschese

La protesta dei commercianti salernitani, tenutasi ieri mattina sotto la sede della prefettura di Salerno e finita con l’occupazione della strada da parte dei manifestanti che hanno più volte chiesto di poter parlare con il sindaco Napoli, come facilmente prevedibile, ha spaccato l’opinione pubblica. A farsi portavoce delle richieste dei commercianti è stato il consigliere della Lega Giuseppe Zitarosa che ha provato a fare da intermediario tra le istituzioni e il mondo del commercio, sempre più in ginocchio in questa fase emergenziale e ancora più in crisi dopo le ultime ordinanze firmate dal governatore De Luca che proprio ieri ha annunciato di aver chiesto il lockdown al governo nazionale. A condividere e sostenere la protesta di ieri mattina anche il capogruppo al Comune di Forza Italia Roberto Celano: “Condivido la protesta degli imprenditori che hanno manifestato stamane in piazza Amendola prima e sotto il Comune poi e solidarizzo in pieno con loro. Condivido le loro ansie e preoccupazioni e quelle dei tanti lavoratori alle loro dipendenze – ha dichiarato il forzista – Chi ha il coraggio di intraprendere in un momento particolarmente preoccupante, chi produce ed ha l’onere di creare e difendere posti di lavoro va ascoltato con attenzione e sostenuto. L’attuale governo regionale, senza indugio alcuno e senza remore, sforna ordinanze talvolta perfino cervellotiche e penalizza oltremodo chi investe e produce, senza prevedere allo stato misure compensative”. Per Celano, infatti, “la Regione ha il dovere di disporre tutte le restrizioni che ritiene utili a tutelare la salute pubblica, avrebbe avuto, altresì, il dovere di prevenire e magari organizzare meglio la sanità ed i trasporti avendone avuto il tempo, ma certamente non ha il diritto di addossare ad alcuni soltanto costi che devono essere sostenuti da tutti. Non si può chiedere a ristoratori, esercenti, partite IVA e loro dipendenti di pagare per le inefficienze, per i ritardi, per l’assenza di controllo, per l’inadeguatezza amministrativa di chi, poi alle strette, riesce a fare solo la cosa più semplice: chiudere. Si eviti che le aziende in questione siano poi costrette a chiudere per sempre, con conseguenze insostenibili per il tessuto produttivo, per l’economia elle nostre città e per l’occupazione”. Rivendica, invece, di essere stato l’unico rappresentante delle istituzioni presente, il consigliere comunale e provinciale Dante Santoro che dice di essere stato invitato dai partecipanti ad intervenire:”Mi ritrovo ancora con i commercianti sotto al Comune, qui nessuno nega la paura del virus (giusto per chiarire durante la prima fase dell’ondata epidemica donai la mia indennità per far allestire sale anti-Covid all’ospedale Da Procida) ma la gente prima di essere chiusa pretende aiuti economici veri per non morire di carestia. Stato e Regione facciano il loro dovere pagando fitti, tasse e dipendenti, dopodichè riparliamo di lockdown – ha sottolineato Santoro che ha poi aggiunto – Questa gente ha speso la propria vita per crearsi un lavoro e offrirlo a tanti figli della nostra terra, ora senza uno straccio di aiuto economico li stanno costringendo a chiudere. Anche di fame e disperazione si muore. Io ero e sono con loro. Mi spiace non ci fosse nessun altro rappresentante delle istituzioni a presenziare”. Contesta, invece, il sindaco Napoli il dirigente di Fratelli d’Italia Antonio Roscia: “La protesta dei commercianti salernitani è sacrosanta. Mi sarei aspettato che il sindaco scendesse in strada per ascoltarli, per sentire da vicino il grido di dolore di chi non ha altre entrate, di chi con una attività ci mantiene una famiglia, dei figli all’università, dei dipendenti – ha infatti dichiarato Roscia – Ora come non mai, bisogna essere vicino alla rete del commercio, vicino a quelle persone. Perché di persone si tratta, non di numeri”.