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Il giovedì Santo l’olivo, la Luce, il Grano

di Olga Chieffi
La visita ai Sepolcri del Giovedì Santo è una tradizione cara ai Salernitani. Sull’imbrunire, le famiglie unite escono di casa per questa lunga passeggiata nel nostro centro storico, una riconciliazione, con i tempi, i luoghi, i profumi di una città fatta a misura d’uomo. Altissimo è il significato cristiano di questo giorno, che oggi, con la festa e il lato profano ben lontani, non è sfuggita agli animi, in un momento in cui si vuol fortemente guardare oltre all’oscuro e dolente Venerdì santo che stiamo vivendo tutti. Tre, cinque, sette, i numeri dei sepolcri da omaggiare, sempre in numero dispari. Fiori bianchi e verde pastello, simbolo di rinascita, interamente dedicato alla ricerca della Luce, nella chiesa dell’Annunziata, le tavole della Legge per l’altare della Parrocchia del Sacro Cuore, l’ostensorio riprodotto nei drappi della chiesa di San Pietro in Camerellis, la semplicità dei fiori gialli e bianchi, i colori della chiesa romana sull’elegante consolle dinanzi all’icona del cristo in Santa Maria ad Martyres, la nudità del Crocifisso, posto nel transetto di destra del Duomo, nel rosso e nella luce che abbaglia. La chiesa del SS.Crocifisso, antica sede della conversione del mago Barliario, colpito dallo sguardo ieratico del celeberrimo Cristo, ha rivelato l’altare maggiormente simbolico. L’olivo, i sandali, simbolo dell’orto e della nuova strada da percorrere, per divulgare il verbo, posta sotto la croce in mosaico, illuminata di rosso. Una sintesi tra creazione e storia: doni di Dio che ci collegano sempre con quei luoghi del mondo, nei quali Dio ha voluto agire con noi nel tempo della storia, diventare uno di noi. Tutto rimanda all’Orto degli Ulivi, che abbiamo visitato ieri sera, in cui Gesù ha accettato interiormente la sua Passione. Esposti ai piedi dell’altare i germogli di grano cresciuti nell’oscurità. I germogli di grano sono un dono pagano, simbolo del concetto fecondità-vita-desiderio del luogo felice, che risiede nel giardino. I piccoli vasi divengono, così simbolo di kepos o paradeisos di inesplorate delizie: una visione – che ritroviamo nel Cantico dei Cantici IV 13 – dove si passa dall’ombra, a un’oasi di verde e di luce, che si adorna dei fiori più belli e si insapora dei frutti più dolci, per andare oltre il Venerdì Santo, con le sue tristi ombre, il perpetuo crepuscolo di questo momento.