Il caso Crescent approda a Roma per i 10 anni dall’inizio della battaglia - Le Cronache
Primo piano Salerno

Il caso Crescent approda a Roma per i 10 anni dall’inizio della battaglia

Il caso Crescent approda a Roma per i 10 anni dall’inizio della battaglia

di Andrea Pellegrino

Compie dieci anni la battaglia degli ambientalisti di Italia Nostra e No Crescent contro l’edificazione di Santa Teresa. E’ l’ormai nota battaglia del Crescent, che più volte è approdata nelle aule di tribunale e che ora ritorna in Consiglio di Stato. Quattrocento milioni di euro è la cifra che Italia Nostra ha chiesto quali danni ambientali e morali per “aver modificato l’identità della città”. Era il 2009 quando ci fu la prima impugnativa al Tar. Una battaglia lunga che portò all’annullamento delle prime autorizzazioni paesaggistiche, rilasciate attraverso un silenzio assenso dell’allora soprintendente di Salerno, Giuseppe Zampino e il successivo sequestro del Crescent e poi della piazza della Libertà, a seguito di un crollo verificatosi nel cantiere. Da qui la modifica del Pua di Santa Teresa, con l’eliminazione, sostanzialmente, degli edifici pubblici (due torri e il fabbricato Trapezio) che hanno reso così il Crescent un edificio completamente privato. In primo grado il Tribunale di Salerno ha assolto tutti ma la sentenza è stata impugnata e ora si andrà in Appello. Stessa cosa sotto il profilo amministrativo. La sentenza di primo grado del Tar di Salerno sul nuovo Pua arriva ora in Consiglio di Stato, con tanto di richiesta di risarcimento del danno. In corso c’è ancora il processo sulla variante di Piazza delle Libertà, una maxi inchiesta supportata anche da decine e decine di intercettazioni tra politici e imprenditori che hanno svelato un vero e proprio «sistema Salerno». Poi la deviazione del Fusandola, torrente tristemente noto per l’alluvione del 1954, il cui tracciato è stato modificato per far spazio a parte del Crescent e alla mega piazza sul mare. Su questo aspetto indaga la procura della Repubblica di Salerno che ha iscritto sul registro degli indagati, tra gli altri, alcuni tecnici comunali. Un’inchiesta sollecitata da Italia Nostra e No Crescent che ha fatto emergere omissioni, illegalità ma anche pericoli. “Rischio esondazioni” è il campanello di allarme acceso dal consulente tecnico incaricato dal pm titolare dell’inchiesta. Il Crescent è un edificio a mezzaluna lungo 300 metri circa, alto quasi 30 metri, realizzato con l’utilizzo di oltre 150.000 metri cubi di calcestruzzo, comprendente anche una piazza sul lungomare di circa 30 mila metri quadrati. Doveva essere il fiore all’occhiello della sindacatura De Luca e, infatti, del progetto venne incaricato l’archistar Ricardo Bofill. Al momento in via di costruzione c’è il settore 6 che appartiene alla Sist, società nata dalle ceneri dell’ex Jolly Hotel della famiglia Chechile, oggi proprietaria del Grand Hotel Salerno. In quel settore dovrebbe sorgere perlopiù un albergo. I lavori sono partiti solo qualche mese fa, dopo un lungo tira e molla tra i proprietari e l’amministrazione comunale. In più c’è un contenzioso tra i costruttori della torre (tagliata) dell’Autorità Portuale e gli enti preposti. Si stima un danno di quasi un milione di euro, oggetto ora di una possibile transazione con il Comune di Salerno che ha messo sul piatto circa 100mila euro per chiudere il caso. A Roma ieri mattina, nella sede di Italia Nostra, il caso è stato sottoposto all’attenzione pubblica nazionale. Italia Nostra in tempi passati si era resa protagonista della battaglia contro il Fuenti, l’albergo situato tra Vietri e Cetara, poi abbattuto. Un ecometro a pochi passi proprio dal Crescent di «Il Comune – spiegano – ha consentito l’irreversibile trasformazione dello stato dei luoghi, cementificando oltre 20 mila metri quadrati di area demaniale, comprensiva della spiaggia di Santa Teresa e dell’alveo del torrente Fusandola, in spregio di tutti i vincoli assoluti di inedificabilità sui corsi d’acqua, nonché del Testo unico sulle acque pubbliche del 1939». «E’ la prima di una serie di iniziative», spiegano gli avvocati Oreste Agosto e Pierluigi Morena e l’architetto Enzo Strianese, presenti ieri a Roma: «Ora la nostra attenzione è forte sul rischio idrogeologico provocato dalla deviazione del torrente Fusandola».