I fiori di Terlizzi tra Matera e Cracovia - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

I fiori di Terlizzi tra Matera e Cracovia

I fiori di Terlizzi tra Matera e Cracovia

Buon concorso di pubblico per il vernissage della mostra dell’artista di Angri, il quale ha debuttato con un materiale di scarto, il cartone

Di OLGA CHIEFFI

 

Ieri sera gli spazi della Artivisive Gallery di Matera, città capitale Europea della Cultura 2019 hanno ospitato il vernissage della mostra “Fiori di fuoco e di terra “ di Ernesto Terlizzi. L’artista di Angri è da più di un trentennio che basa la sua particolare ricerca sull’utilizzo di diversi materiali, che vanno sempre a variare e ad arricchire un eterogeneo campionario ponendo in luce le diverse caratteristiche espressive, percezioni tattili e colori. “Penso che un artista debba affrontare il proprio lavoro con il massimo rispetto per i materiali, […] Gli scultori di ogni latitudine hanno sempre utilizzato ciò che avevano sottomano; non cercavano materiali preziosi ed esotici. Erano il loro sapere e la loro inventiva che davano valore al risultato delle loro fatiche. Se si affronta l’insolito e l’ignoto con strumenti semplici e spirito avventuroso ne risulterà un’arte primitiva, piuttosto che decadente – e l’arte primitiva, in qualche modo, è generalmente molto più forte di un’arte in cui abbondino la tecnica e gli orpelli.” scriveva Alexander Calder, nel 1943.  Per questa rassegna materana Terlizzi dopo l’attenzione alla carta, alle garze, ai legni, pietre e lamiere, indaga e aggiunge un ulteriore materiale: il cartone. Un cartone recuperato ed assemblato con i materiali   soprattutto di scarto. La mostra è composta da 22 opere di diverso formato, tutte elaborate su cartone riciclato, tecniche miste realizzate dall’autore campano tra il 2015 e 2016, assemblando materiali diversi e di scarto, reperiti nei luoghi più disparati del suo territorio industriale. Una ricerca rigorosa questa di Terlizzi, fondata su di una intensa e sapiente capacità espressiva integrata da elementi polimaterici, assemblati in uno scavo in cui, tutti gli elementi e i materiali vengono selezionati e purificati dal gesto dell’artista, che entra in dialogo con la complessità del reale, sempre alla ricerca della sua essenza segreta. Terlizzi si dedica in queste opere alla ricerca di una geometria che mette da parte ogni rappresentazione figurativa e tende ad esprimere un amore puro per la materia. Da sempre l’artista cerca un equilibrio ideale, un’armonia fatta di variazioni, di intervalli consonanti e dissonanti, staccati e legati, una rappresentazione plastica di un ritmo sonoro plasmato dall’artista per mezzo di queste creazioni fluttuanti, in apparenza fragili, ma dalle solide radici metafisiche. Sono queste, narrazioni poetiche composte da una moltitudine di materiali, ricordi dell’anima che bisogna guardare da vicino, toccare. Terlizzi crea così un mondo dove non esiste alcuna materia privilegiata per l’arte e in cui l’allegoria è la sola parola possibile, in cui l’osservatore è proiettato e dove la realtà non è più che un ricordo lontano e diventa, così, superflua. Le opere dai toni vari, ma sempre delicati, svelano talvolta il fondo del supporto, uno spazio, questo sì, reale, che l’artista ci invita a riempire di tempo, in questo momento di ozio creativo e di idee per un mondo migliore, senza veleni.