I 60 anni di Zenga e le lacrime del Vestuti - Le Cronache
Salernitana

I 60 anni di Zenga e le lacrime del Vestuti

I 60 anni di Zenga e le lacrime del Vestuti

Walter Zenga ha compiuto 60 anni, uno dei quali trascorsi a Salerno. Tra i ricordi e gli aneddoti più o meno famosi dei tifosi con i cosiddetti “capelli bianchi” dell’era del Vestuti vi è, senza dubbio, quello delle lacrime dell’ex portiere nella gara interna contro il Pisa. Un aneddoto che, se Zenga non fosse diventato “l’uomo ragno” che chiudeva la porta in faccia agli avversari con la maglia dell’Inter e della Nazionale, sarebbe stata archiviata come una “comunissima” giornata nera per i colori granata. Era la Salernitana del ’78-’79, quella del Tom Rosati “ter”, richiesto a gran voce dalla piazza per ripetere la gloriosa cavalcata verso la Serie B di dodici anni prima. Una squadra che, com’era consuetudine in quegli anni, si presentava ai nastri di partenza con i galloni di favorita, salvo poi rimanere impelagata nelle sabbie mobili della metà classifica. Chiamata a rinforzare la rosa nel mercato di riparazione dopo la (ennesima) falsa partenza, la dirigenza, presieduta dal salernitano Enzo Paolillo, decise di pescare tra le giovanili dell’Inter. Una “spedizione” milanese che portò in dote Paolo Franceschelli, Giacomo La Rosa, Beppe Zandonà e, appunto, Walter Zenga. Per l’attuale allenatore del Cagliari, quella di Salerno fu la prima esperienza tra gli allora semi professionisti della C. Chiuso inizialmente da un terzetto di portieri più esperti composto da Anellino, Favero e Tani, l’allora diciottenne Zenga esordisce in granata in un Salernitana-Campobasso 0-4 in cui, per usare un eufemismo, sfodera una prestazione non propriamente positiva. Tenuto in naftalina per diversi mesi, viene riproposto da Rosati in un derby contro la Paganese sul neutro di Avellino in cui, grazie ad un rigore parato proprio da Zenga, la Salernitana supera “i cugini” per 1-0. Sette giorni dopo, poi, contro il Pisa al Vestuti, il misfatto. Un letale uno-due del “folletto” Di Prete, complice una clamorosa indecisione del giovanissimo Walter sulla seconda rete, annullò le recondite velleità di risalita ancora covate dalla truppa di Tom Rosati. Errori marchiani che provocarono il pianto disperato dell’estremo difensore meneghino e che, soprattutto, posero la parola fine sull’esperienza di Zenga con la maglia della Salernitana. “Sono passati 42 anni, eppure ho un ricordo nitidissimo di quel Salernitana -Pisa. – dice Andrea Criscuolo, che aggiunge – Il pipelet granata era un giovane calciatore proveniente dall’Inter, tale Walter Zenga, autore di una buona prova la domenica precedente e quindi riconfermato tra i pali contro i nerazzurri del peperino Di Prete. Il Vestuti era, come al solito, gremito e gonfio di entusiasmo, nonostante si vivacchiasse da anni in serie C e con società squattrinate. Io, già “malato” dei granata a 10 Anni, ero in tribuna come sempre con mio padre. Pochi minuti, due tiri proprio di quel diavoletto pisano e due gol, improvvisi, con uno Zenga immobile e stranito. Il pubblico fischiava senza pietà ed ecco che Il portierino granata, senza avvisare nessuno, si diresse improvvisamente verso l’uscita dal campo, abbandonando il rettangolo di gioco e piangendo a più non posso. Nella mia mente la foto di quel momento è limpida. Mi girai verso papà Teodoro e gli chiesi: “Ma può piangere un calciatore?”. Ricordo nitido conservato “gelosamente” anche dall’avvocato Alessandro Di Gianni: “Avevo solo 15 anni, ma il ricordo di quella partita è ancora nitido nella mia mente. Quella era una Salernitana in crisi societaria, presieduta dal concittadino Enzo Paolillo. L’allenatore, Rosati, era tornato a Salerno speranzoso di poter replicare i fasti dell’annata 65-66. La gara era iniziata da pochi minuti quando lo “sgusciante” Di Prete fece partire un tiro per niente irresistibile che passó lentamente sotto il ventre di Zenga varcando la linea di porta. Non trascorsero nemmeno dieci minuti che il portierino battezzó fuori un tiro del solito Del Prete, che invece si infilò a fil di palo. A quel punto Zenga scoppiò in un pianto a dirotto, allontanando Rosati che invano tentó di consolarlo e trattenerlo. La mia giovane età – precisa Di Gianni – e i miei trascorsi nei giovanissimi della Salernitana proprio nel ruolo di portiere, mi consentirono di immedesimarmi ancora maggiormente nel dramma di un ragazzo alle prime esperienze col calcio professionistico. Ritornai a casa molto turbato sia per la sconfitta dei miei amati granata, ma soprattutto per l’immedesimazione nello stato d’animo di quello che poi sarebbe diventato un’icona del ruolo di portiere nel panorama nazionale ed internazionale”. Meno nitido, invece, il ricordo di Amatino Massimo Grisi che, allo stesso tempo, ha voluto sottolineare il lato umano dell’ex numero 1 dell’Inter: “Il ricordo di quella partita è vago. Ero con uno zio e mi vengono in mente solo le sue lacrime e poco altro. Vivido, invece, è il ricordo dell’uomo e del campione Walter Zenga, sicuramente uno dei migliori portieri di sempre. Un atleta capace di farsi amare un po’ da tutti i tifosi e non solo da quelli nerazzurri o doriani. Il guascone e spericolato uomo ragno, è diventato subito patrimonio nazionale difendendo tante volte la maglia azzurra. Nei vari anni ha sempre parlato benissimo di Salerno, facendo si che con tanto orgoglio anche noi salernitani lo abbiamo sentito uno di noi. Tanti auguri portierone per i tuoi 60 anni. Ad maiora Dall’Inter arrivarono quattro giovani, su suggerimento di Rosati, che poi fecero tutti una grande carriera. Come sempre il mister ci aveva giusto, ma quella gara contro il Pisa gli troncò le gambe e fu costretto a dimettersi – ricorda Marchi, che conclude – Ritornando a Walter, affermare che all’epoca fosse già un potenziale campione è quantomeno esagerato. Si vedeva che aveva i numeri, soprattutto perché veniva da un settore giovanile qualificato. Aveva un’altra impostazione ed era chiaro, ma non era ancora formato sia fisicamente e sia mentalmente. Era ancora un po’ “sbandatello” come tutti i ragazzi di diciotto anni. Troppo presto per rendersi conto di essersi trovati di fronte ad un portiere che sarebbe diventato di fama mondiale”.

 

Francesco La Monica