Gli imprenditori agricoli e zootecnici della Piana del Sele in allarme per i bollettini meteo - Le Cronache
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Gli imprenditori agricoli e zootecnici della Piana del Sele in allarme per i bollettini meteo

Gli imprenditori agricoli e zootecnici della Piana del Sele in allarme per i bollettini meteo

di Red. Cro.

Associazioni di categoria alle strette nelle ultime ore. Gli imprenditori agricoli e zootecnici della Piana del Sele sono in allarme per i bollettini meteo giunti in queste ore e le ormai sicure perturbazioni che colpiranno la zona nel corso della prossima settimana. L’ultima ondata di maltempo, quella a cavallo tra il 31 e il primo novembre, ha fatto già arrivare la stima delle perdite ad una cifra di circa 5 milioni di euro, che comprende sia i danni diretti alle strutture e ai raccolti sia il mancato introito. Per questo motivo le aziende si stanno rivolgendo alle associazioni di categoria chiedendo un intervento presso le istituzioni locali affinché adottino delle azioni preventive al fine di limitare i danni che, purtroppo, ci saranno comunque data la conformazione del territorio. Nel frattempo l’eurodeputato Andrea Cozzolino, ex assessore regionale all’Agricoltura, in una lettera inviata al Governo chiede di utilizzare i 10 miliardi di euro del reddito di cittadinanza per mettere in sicurezza i territori e migliorare le dotazioni strutturali delle imprese. Una proposta inapplicabile che però alimenta il dibattito intorno ad un settore, quello agricolo, che dà lavoro a centinaia di persone attraverso circa 500 imprese tra coltivazione diretta e indotto. Tra l’altro c’è polemica, tra gli imprenditori, per come è stato gestito il meccanismo di risarcimento dell’alluvione di qualche anno fa. Di qui la decisione di organizzarsi preventivamente per mettere le istituzioni locali nelle condizioni di evitare lungaggini burocratiche attraverso un dialogo costruttivo con il Governo. C’è, infine, la questione dei fondi. Dopo l’ultima alluvione, che arrivò contemporaneamente a quella del Veneto, gli stanziamenti immediati furono di 20 milioni per la Piana del Sele e 300 per la regione del Nord Est. Una disparità che, adesso, sarebbe del tutto inaccettabile da parte delle aziende, molte delle quali hanno dovuto ripartire con sacrifici propri e senza alcun aiuto da parte dello Stato.