“Gli asintomatici vanno curati a casa, non in ospedale” - Le Cronache
Attualità

“Gli asintomatici vanno curati a casa, non in ospedale”

“Gli asintomatici vanno curati a casa, non in ospedale”

di Erika Noschese

“Negli ospedali i contagi aumentano tra medici e infermieri perché manca del tutto l’organizzazione, gli asintomatici vanno curati a casa”. Lo ha dichiarato il segretario della Fisi Sanità Rolando Scotillo, analizzando i numerosi casi che vedono medici e infermieri positivi al Coronavirus, soprattutto al Ruggi d’Aragona. Scotillo, i contagi di medici e infermieri contagiati negli ospedali del salernitano stanno crescendo in maniera esponenziale, cosa sta succedendo secondo lei? “Succede semplicemente che la pandemia si sta acuendo, abbiamo più casi che, per l’appunto, vengono trattati da medici e infermieri e tra questi operatori c’è un aumento dei contagi. Ma attenzione, parliamo di contagi, quindi asintomatici non persone che necessitano della terapia intensiva ma è chiaro che è preoccupante il quadro in quanto bisogna contrastare il virus ma evidentemente non è stato fatto da parte dell’Asl e dell’azienda un programma serio per il contenimento di questo rischio. Per quanto riguarda il Ruggi noi abbiamo un hospital Covid fuori dalle mura del nosocomio e che non funziona. Sono soldi sprecati senza contare che non c’è un accesso dedicato con operatori con tutte le misure idonee di protezione quando vanno a trattare presunti casi Covid; all’interno del pronto soccorso del Ruggi c’è un accumularsi di pazienti potenzialmente covid e non covid, senza alcun filtro. Lo stesso vale anche per gli altri ospedali, anzi non ci sono presidi ospedalieri attrezzati, nonostante siano passati otto mesi dalla pandemia: ad Agropoli, ad esempio, abbiamo 28 camere a pressione negativa, quella che ci vuole per l’infezione e a noi non è ancora partito questo centro Covid; ci sono problemi a Scafati così come al Da Procida dove, attualmente, ci sono problemi con il personale tanto da voler chiudere il reparto di rianimazione dell’ospedale di Cava de’ Tirreni per trasferirla al Ruggi. Questo è gravissimo perché si va a depotenziare l’ospedale di Cava per affrontare un’emergenza. La domanda è: cosa è stato fatto in questi otto mesi, al di là della prevenzione dei tamponi che è sempre opportuna farla perché si va ad isolare tutti i positivi presenti sul territorio ma poi bisogna attrezzarsi per poter gestire questi pazienti. L’Asl e l’azienda ospedaliera, in questo momento, non ha fatto il proprio dovere e i contagi stanno aumentando”. In piena pandemia si chiedevano a gran voce dispositivi di protezione individuale. Crede che ad oggi siano ancora insufficienti? “Assolutamente sì. Ci vogliono Dpi più idonei e ci vuole un filtro maggiore così come un’organizzazione diversa. Di fatti, sono venute a mancare queste tre cose e oggi ci ritroviamo un’organizzazione sanitaria fatiscente, sia da parte della Regione che da parte dell’Asl e dell’azienda ospedaliera; abbiamo una mancanza di dispositivi idonei e abbiamo una mancanza di un filtro interno al pronto soccorso: avere una stanza “sporca” in cui trattare tutti i pazienti, capire se questi sono positivi o negativi è fondamentale. Alle volte, al pronto soccorso si presentano persone con uno stato febbrile ma le persone sono già all’interno del pronto soccorso e questo è un grave errore; se poi questa persona ha il Covid si innesca tutta una procedura nei confronti degli operatori ed è più probabile che questa infezione entri in ospedale”. Crede quindi ci siano responsabilità ben precise? “Sì, assolutamente. C’è una grossa responsabilità. Il trattamento di questi pazienti asintomatici vanno controllati a casa, a domicilio con idonei strumenti e Dpi. E’ inutile ammassare persone asintomatiche in ospedale. I pazienti asintomatici vanno controllati a casa, con squadre di operatori che se ne occupano, senza ingolfare gli ospedali perché nei centri Covid devono arrivare solo le persone con difficoltà respiratorie o in condizioni più o meno gravi e non possiamo recuperare gli asintomatici solo perché non sappiamo dove metterli”. Oggi la Campania ha raggiunto un altro triste primato per numero di contagi. Crede che la situazione sia ancora sotto controllo? “Il lanciafiamme ha fallito. De Luca aveva detto, già il primo settembre, che la situazione era sotto controllo ma si tratta di una pandemia; questo significa che si tratta di un’infezione facilmente trasmissibile e non può essere sotto controllo al 100%. Ci sono problematiche che riguardano la possibilità di trasmissione non solo verso gli operatori ma anche verso persone comuni. Se non c’è o un’immunità di gregge o un vaccino noi avremo questo problema ancora per diversi mesi: serve un vaccino o l’immunità di gregge, lo ribadisco ma in attesa del vaccino bisogna provvedere ad organizzare al meglio la struttura ospedaliera, cercando di far arrivare in ospedale meno persone possibili, curandole a casa e non all’avventura come si sta facendo ora, senza strumenti né competente necessarie”.