Gli approdi ceramici di Clara Garesio - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Gli approdi ceramici di Clara Garesio

Gli approdi ceramici di Clara Garesio

L’armonia fra idea e emozione costituisce il tratto comune delle opere ceramiche di Clara Garesio esposte a Salerno, presso lo showroom Linee Contemporanee, nella personale intitolata “Approdi desiderati”, allestita in collaborazione con la Fornace Falcone. Il titolo sembra riassumere il connotato principale della produzione dell’artista torinese trapiantata a Napoli, che consiste in una corrispondenza fra idee e opere, che deriva dalla perfetta padronanza di tecniche e materiali, ma allude certamente anche alla felice ripresa, al volgere del secolo, di un percorso artistico iniziato negli anni Cinquanta, quando vinse il primo premio al XIV Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza, che si interruppe all’inizio del decennio successivo, in seguito al matrimonio con lo scultore napoletano Giuseppe Pirozzi, con il quale l’artista ha spesso collaborato. Gli anni del “silenzio”, nei quali il “pianeta Garesio” sembrò attraversare un cono d’ombra, furono in realtà un periodo fecondo. Dedicatasi alla famiglia e all’insegnamento, non trascurò infatti di coltivare quotidianamente il proprio talento, impegnandosi parallelamente in una ricerca continua, tuttora in corso, resa possibile dalla produzione di numerosissimi studi su carta e da un piccolo forno per la ceramica collocato in cucina, come nelle tradizionali case-laboratorio degli artigiani vietresi. Non a caso Enzo Biffi Gentili, direttore del Museo Internazionale di Arte Applicata di Torino, ha riconosciuto in lei la figura dell’“artiere”, ovvero dell’artigiano-artista. Come sottolinea Erminia Pellecchia nella presentazione della mostra, «dare una definizione al “fare” della Garesio è per fortuna impossibile, giacché si muove al di là di stereotipi o mode. Si abbandona a un impulso, spinta dal bisogno di comunicare il proprio sentire, ora e subito». Formatasi nel corso di un Novecento ormai maturo, resa partecipe delle scoperte dei principali movimenti, a cominciare dalle avanguardie, Garesio sviluppò inizialmente uno stile di impronta modernista, nel quale si individuano molti riferimenti al Mirò e al Picasso ceramisti, dei quali riprese anche le suggestioni etniche, arcaiche o zoomorfe del vasellame, elaborando tuttavia anche motivi nati da ricerche autonome, spesso legati alla natura. L’accostamento degli smalti, distribuiti in una successione di fasi, conferisce a vasi e terraglie ricavati al tornio o a mano, con la tecnica del colombino, un rilievo che trasporta la pittura vascolare oltre il piano della decorazione, facendone un tutt’uno con la materia scultorea: è proprio sotto questo aspetto, che si individua l’apporto personale dell’artista, il quale peraltro si riverbera anche in ambiti diversi. Lo stesso tipo di approccio le ha permesso infatti di esprimersi efficacemente anche in altri settori, attraverso la realizzazione di monili, tessuti e complementi d’arredo. Affermatasi come disegnatrice, pittrice, decoratrice e scultrice, che predilige senza dubbio la ceramica, Clara Garesio può quindi definirsi a buon titolo un’artista eclettica, sebbene lo sconfinamento verso l’uso di materiali insoliti, quali stoffa, gesso, tela, legno, metallo, vetro eccetera, fino all’utilizzo di materiali di riciclo, non scaturisca mai da scelte casuali o dalla semplice ricerca di novità fine a se stessa, ma sia dettato piuttosto da un’attenta meditazione, volta a individuare il supporto e la tecnica più adatti a ottenere il risultato atteso. Quest’ultima personale, che costituisce una valida sintesi dei risultati più recenti, comprende vasi dalle forme slanciate, in molti casi plasmati secondo geometrie complesse, piatti, sfere traslucide, pannelli e piastrelle i cui rilievi assumono spesso configurazioni dinamiche, tegole variopinte dai colori accesi e un affascinante esemplare appartenente alla serie delle “Scatole delle meraviglie”: dei contenitori di ceramica, plasmati come vasi, pentole, scatole o astucci, dai quali traboccano, come da una sorta di “cornucopie postmoderne”, le riproduzioni in porcellana di oggetti, giocattoli, utensili tradizionali, associati liberamente secondo criteri puramente estetici. La mostra sarà visitabile fino al 15 febbraio, tutti i giorni tranne lunedì mattina e domenica, dalle 9,00 alle 13,30 e dalle 16,00 alle 20,30.

Aristide Fiore