Chiedono una revisione della misura cautelare ed attendono risposte dal professore Crisci ad un quesito che potrebbe incidere notevolmente sugli sviluppi futuri dell’inchiesta. Rinchiuso nel carcere di Fuorni dallo scorso 21 febbraio Luca Gentile spera di riabbracciare presto i genitori. Il giovane è psicologicamente provato. I legali difensori, Gino Gassani ed Enrico Lizza, chiederano ai giudici del Riesame una misura meno afflittiva: gli arresti domiciliari. Gli avvocati, oltre ad evidenziare le problematiche fisiologiche e psichiche del giovane sottolineeranno che non sussistono nè pericolo di fuga nè rischio di reazione del reato. Il ricorso sarà discusso giovedì mattina. Ma i legali attendono con interesse anche gli sviluppi dell’attività peritolare del professore Antonello Crisci. Dalla relazione potrebbe emergere elementi che potrebbero determinare effetti di rilievo sull’inchiesta avviata dal sostituto procuratore Elena Guarino. Dovrà infatti essere valutato quanto l’epilessia, problematica della quale il ventunenne soffre da sempre, abbia potuto incidere sulla violenta reazione e quindi sulla capacità di agire. Elemento, questo, che viene definito centrale dalla difesa. Nel caso fosse acclarato che quanto accaduto la sera tra il 19 e 20 febbraio nell’abitazione di Eugenio Tura De Marco fosse la conseguenza di un attacco epilettico la posizione , la posizione di Gentile potrebbe considerevolmente alleggerirsi. Questo uno dei quesiti posti dal sostituto procuratore Elena Guarino. Secondo il pubblico ministero la fidanzata riusciva ad incidere sulla volontà del ventunenne e sarebbe state lei a spingere il giovane ad uccidere il padre. Un caso che, per certi aspetti, vieni assimilato al caso di Erika ed Omar che alcuni anni fa fece tanto scalpore. E su questa falsa riga che il professore Crisci dovrà muoversi per inquadrare la personalità di Luca Gentile e Daniela Tura De Marco. Un’inchiesta che ancora presenta diversi lati oscuri. Non mancano le incongruenze. Al Gip, in sede di interrogatorio di garanzia, Gentile ha riferito di aver detto alla fidanzata: “Questa sera a tuo padre non lo faccio ritirare”. la ragazza, però, afferma di non essere a conoscenza delle intenzioni del ventunenne. “Amavo mio padre ed ora sono disperata perché l’ho perso – ha ribadito in lacrime nel corso dell’interrogatorio”. Eppure quando fu ascoltata nell’immediatezza del delitto manifestò dubbi anche sulla reale paternità. Elemento, quest’ultimo, sul quale il pm non si sarebbe soffermato nel corso dell’interrogatorio di ieri. Del resto c’erano ben altri aspetti da verificare. Altro elemento pregnante della vicenda è quello relativo alle pressanti avance di Eugenio Tura De Marco nei confronti del fidanzato. Dei numerosi ultimatum. Su quest’aspetto la ragazza avrebbe riferito di aver intuito l’interesse del padre nei confronti del fidanzato ma di sapere poc’altro. La ragazza ha cercato di chiarire per quale motivo avrebbe risposto in quel modo ed anche il significato delle emoticon inviate al fidanzato. Risposte che potrebbero arrivare dalla perizia del professore Antonello Crisci e da altre verifiche incrociate degli inquirenti.
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