Fiumi inquinati, allarme di Rinaldi - Le Cronache
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Fiumi inquinati, allarme di Rinaldi

Fiumi inquinati, allarme di Rinaldi

di Andrea Pellegrino

VIETRI SUL MARE. L’inquinamento del mare? Occhio ai fiumi, lì scaricano di tutto. Erminio Rinaldi, procuratore aggiunto della Dda della Procura di Salerno, è un esperto di reati ambientali. Anzi, per l’attuale Procuratore facente funzioni della Procura salernitana: “Rispettare l’ambiente, significa rispettare il Creato”. Ieri mattina a Vietri sul Mare – al teatro “Don Bosco” – ha partecipato al convegno promosso dall’arcidiocesi di Cava – Amalfi e da quella di Salerno, con il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare. Argomento centrale: la terra, il suo riutilizzo, il suo rispetto e la possibilità di lavoro. Accanto a lui, al tavolo dei relatori anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, simbolo del contrasto alla “Terra dei Fuochi”. Rinaldi parla di legalità e moralità partendo da un ultimo episodio che lo ha visto protagonista: i sette minori che nell’Agro nocerino si prostituivano. “E’ un episodio vergognoso, segno dell’immoralità soprattutto degli adulti”. “Come fa – dice – un padre che evade il fisco, truffa o commette reati ad insegnare qualcosa di buono alle nuove generazioni?”. Poi sull’ambiente, sempre più violentato, afferma: “La natura si ribella – dice Rinaldi – all’inquinamento incontrollato delle nostre zone”. Sulla Terra dei Fuochi, dice: “Qui non siamo certamente a Caserta ma la nostra attenzione è alta, il nostro impegno è massimo e abbiamo al vaglio alcune cose da accertare”. In questo momento l’attenzione principale è sul mare e soprattutto sugli scarichi incontrollati nei fiumi. “Ci sono quattro fiumi, Sele, Tusciano, Irno e Picentino, in cui si scarica di tutto ed i liquami finiscono inesorabilmente a mare. E’ il caso, in particolare del fiume Irno, tornato alla ribalta di recente. “Parliamoci chiaro – afferma – smaltire i rifiuti costa caro e non tutti gli imprenditori hanno rispetto dell’ambiente. Questo è il dramma principale. Ancora: ci sono 61 comuni che non hanno l’autorizzazione a sversare i liquami, altri che hanno condotte sottomarine. In Costiera Amalfitana non c’è un vero e proprio depuratore capace di accogliere i reflui. So che c’è un impianto piccolo ad Amalfi e l’altro a Positano e basta. Questo è assurdo soprattutto per un territorio che dovrebbe essere protetto, salvaguardato per la sua bellezza naturale. Questi sono segnali allarmanti. Così come la parte est e la litoranea: anche in questo caso c’è da intervenire con urgenza. A Paestum, ad esempio, si è costruito dove non si poteva anche in prossimità dei templi”. Sulle Fonderie Pisano, invece, afferma: “Lo stabilimento è costantemente monitorato dall’Arpac. Poi si vedrà il da farsi”.

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