Falsa sentenza per truffare il cliente - Le Cronache
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Falsa sentenza per truffare il cliente

Falsa sentenza per truffare il cliente

di Redazione Cronache

Prospetta al cliente un esito favorevole di un procedimento penale in cui era stato coinvolto, ma si trattava di un raggiro teso a farsi consegnare del denaro. Nel guai è finito l’avvocato penalista del foro di Salerno Andrea Muzzillo. Il legale 50enne, accusato di truffa, infedele patrocinio aggravato e falso materiale, ha ricevuto il divieto temporaneo dell’esercizio della professione per un anno. Ad eseguire la misura cautelare sono stati i Finanzieri del Comando Provincialedi Salerno.
Le indagini, eseguite dalle Fiamme Gialle della prima Compagnia, coordinate dal Comando Gruppo di Salerno, hanno permesso di accertare che il professionista, con una serie di artifizi e raggiri, consistiti nel prospettare ad un assistito la conclusione positiva di un processo penale in cui risultava coinvolto (il cliente era accusato di frode informatica), era riuscito a farsi consegnare 5mila euro in contanti, somma da rimettere all’ignara persona offesa, a titolo di risarcimento del danno per il ritiro della denuncia.
L’avvocato, per rendere maggiormente credibile la truffa, aveva addirittura redatto un falso dispositivo di sentenza, con tanto di emblema della repubblica italiana, ed intestazione del Tribunale di Salerno, con la quale un Giudice Monocratico dichiarava non doversi procedere nei confronti del patrocinato dal legale per “intervenuta accettazione della querela”. Grazie a questo falso documento era riuscito inoltre a farsi pagare anche una parcella di 1200 euro per l’assistenza prestata. All’inizio dello scorso anno, il cliente era stato condannato a tre mesi di reculusione.
A questo punto Muzzillo convoca il cliente nel suo ufficio e giustifica l’accaduto con notazioni in diritto descritte dal Giudice per le Indagini Preliminari come “una vera e propria sceneggiata” scoraggiandolo dal contattare direttamente il querelante, perchè a suo dire, tale comportamento, in quelle circostanze, avrebbe potuto qualificarsi come una estorsione. Il cliente / imputato, tuttavia, nutrendo dubbi circa la condotta del proprio avvocato, aveva provveduto a registrare quella conversazione, che, consegnava agli inquirenti, ha dimostrato il comportamento truffaldino e disonesto del professionista, confermando le dichiarazioni del denunciante, le ricostruzioni testimoniali, l’assenza della remissione di querela a favore del denunciante, nonchè la contraffazione e l’inesistenza, nel relativo fascicolo processuale, del dispositivo di sentenza esibito dal professionista