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Estorsione ed usura, assolto il latitante Vladimiro Arpaia

di Pina Ferro
Latitante da oltre tredici anni, la Corte di Appello assolve Vladimiro Arpaia dalle accuse di usura ed estorsione che in primo grado gli erano costate una condanna ad 8 anni e 6 mesi. La Corte di Appello, presidente Donatella Mancini, ha emesso il verdetto, nel tardo pomeriggio di ieri, dopo ben sei ore di camera di consiglio. I giudici hanno anche disposto la revoca della confisca dei beni sequestrati ad Arpaia e la perdita di efficacia della misura cautelare irrogata all’imputato, difeso da Giovanni Falci e Silverio Sica, nell’ambito del procedimento. Ad Arpaia la pubblica accusa, aveva contestato una tentata estorsione contro due commercialisti, uno di questi è Demetrio Manzi. Tutto è legato alla restituzione di un prestito. Operazione che secondo la Procura avrebbe successivamente determinato la cessione di un immobile, di proprietà del papà di Manzi, che Arpaia, secondo il teorema accusatorio, avrebbe intestato fittiziamente ad un professionista amico totalmente estraneo ai fatti ed ignaro delle attività poste in essere dal salernitano tutt’ora latitante. Va sottolineato, così come lo hanno sottolineato anche i legali di Arpaia che Demetrio Manzi si è reso irreperibile a causa di una enorme situazione debitoria che lo vedeva coinvolto. I legali di Arpaia hanno evidenziato che non è stato mai possibile sentire in aula Manzi sulla vicenda. A riferire i fatti soli alcuni soggetti che li avevano appresi non in prima persona. Secondo gli inquirenti Vladimiro Arpaia fin dai primi anni ’90 è stato indagato quale contiguo al gruppo criminale di matrice camorristica operante in Salerno capeggiato da D’Agostino Antonio e Giuseppe e Capri Francesco che tra gli anni 2004 e 2006 si era fronteggiato con quello di Faggioli Vincenzo e Angelo Ubbidiente