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E’ il momento di Lifetime

Il progetto del trombonista beneventano Alessandro Tedesco, prodotto dalla Tùk Music di Paolo Fresu, e del suo Low Frequency Quartet è caratterizzato da un deliberato antivirtuosismo
Di OLGA CHIEFFI
Il jazz contemporaneo è caratterizzato da un’elevatissima indipendenza timbrica, le musiche che ne costituiscono i diversi terreni di coltura non solo non conoscono formule strumentali omogenee, ma sembrano rincorrere esplicitamente combinazioni sonore sempre più eterodosse. L’eclettico trombonista beneventano Alessandro Tedesco, alla testa del suo Low Frequency Quartet, composto dal leader al trombone, synth, piano elettrico ed elettronica, Giovanni Francesca all chitarra ed elettronica, Dario Miranda al basso ed elettronica e Giampiero Franco alla batteria, cui si aggiungono tre special guest del calibro di Erasmo Petringa all’oud, unitamente a Paolo Fresu alla tromba e Raffaele Tiseo al violino, viola e violoncello, ha inciso per la Tùk Music di Paolo Fresu, “Lifetime”. Il cd è caratterizzato da un deliberato “antivirtuosismo” che, però, sparisce nell’esplorare forme diverse di abilità strumentale, seguendo un binario che impone un’esecuzione senza alcuna sbavatura, minimalista, dall’iterazione stordente nelle sue strutture melodico-ritmiche, corrispondente perfettamente al gusto per le superfici e per la trasparenza di brani che rivelano una qualche esigenza autobiografica, attraverso sonorità iridescenti, dall’effetto ipnotico. In particolare il terzo brano del cd “Lack of you” dai suoni fascinatori, proietta l’ascoltatore in un’altra dimensione percettiva, direi evocativa. Non è difficile trovare punti di contatto con la nuova estetica anche in altri generi musicali, come la pulsione verso una sorta di realtà dilatata. La musica di Lifetime si espande libera, inebriando l’ascoltatore per la mancanza di riferimenti fissi, essa evoca continuamente esperienze sonore note ma, altrettanto continuamente, le mette a tacere per procedere oltre. Un nodo centrale questo, che riguarda l’espressione dei sentimenti, in un disvelamento emotivo, finalizzato ad una sofisticata educazione delle emozioni da comunicare che potrebbe, con un volo azzardato, ricordare la sprezzatura di rinascimentale memoria, (visto che Tedesco ha tra gli ospiti l’oud di Petringa), un sistema, quindi complesso di segnali nei quali significativamente il feeling ha sempre un ruolo centrale. Nove le tracce, in cui Alessandro si racconta: dedica ai figli “Daddy’s Eyes”, una originale miscela di lirismo espressivo e di sofisticata ricerca armonica, passando per “Woodpecker” dall’estrema caratterizzazione sonora e ancora “Dreams of Fisherman”, dove omaggia il Tedesco pescatore a bolognese tra bigattini e vermi coreani, “Maloenton”, un grido d’amore per la sua storica città, che va in scena su di un mosaico di evocazioni espressive, evitando, però, la trappola dell’algido eclettismo, grazie al sincero coinvolgimento di tutti gli esecutori. Finale con “Painkiller”, che sviluppa una comunicativa linea melodica, di luminosa leggerezza, che vede la partecipazione di Paolo Fresu, il quale dà vita ad un campionario espressivo di straordinaria vividezza.