Dopo il covid i rincari chiude a Pagani “L’arte della pizza” - Le Cronache
Provincia Pagani

Dopo il covid i rincari chiude a Pagani “L’arte della pizza”

Dopo il covid i  rincari chiude a Pagani “L’arte della pizza”

di Marco Visconti

Il paganese Mario Villani quale maestro pizzaiolo ed ex proprietario del ristorante «L’arte della pizza» ha dovuto chiudere la sua attività a causa dei rincari sull’energia e sulle materie prime agroalimentari. «L’arte della pizza» nasce nel mese di settembre 2020, un anno questo che ricorda il lockdown a causa dalla pandemia da Sars-CoV-2. Nonostante ciò, Mario insieme al suo socio ha reagito ottenendo importanti risultati sulle vendite delle pizze: «Abbiamo realizzato oltre 300 pizze nei fine settimana. In settimana la pizzeria ha messo una promozione sull’asporto e sulle pizze al costo di 4€ per il ritiro in loco. È stata una buona strategia di marketing, perché, per esempio, una famiglia di 5 persone ha speso 20€, così noi abbiamo puntato sui numeri: difatti abbiamo raggiunto una media di 130 pizze vendute al giorno. L’altra soddisfazione è che siamo stati accolti dal calore dei clienti i quali hanno apprezzato le nostre pizze». L’attività ha iniziato a subire i primi colpi quando sono ritornate le restrizioni per contenere la diffusione dal virus. Mario Villani addita le direttive prese dallo Stato per aiutare economicamente la sua attività: «lo Stato è stato totalmente assente, il quale ha dato un incentivo di 1.000,00€ all’attività, perché la partita Iva è stata aperta di recente». Tuttavia la politica locale è stata attenta sia per le attività ristorative, come quella di Villani, che per aiutare i bisognosi. In questo clima la pizzeria è riuscita a ottenere importanti entrate: «2.000,00€ di utile su un incasso di 15.000,00€ al mese». I problemi reali avvengono dal mese gennaio del 2022: «Ogni settimana c’è stato un aumento: la farina è aumentata di 1€ ogni settimana fino ad arrivare a 25€; i pelati da 10€ a 15€. Con lo scoppio della guerra in Ucraina anche il prezzo del diesel è aumentato, abbiamo pagato 2€ al litro per il motorino. Quindi le spese per l’asporto sono state elevate: 30€ di benzina e 40€ per il raider. Abbiamo pagato 30€ di benzina perché la nostra pizzeria ha lavorato d’asporto su uno spazio relativamente ampio: Pagani, Cava de’ Tirreni, San Marzano e Nocera. A sommare le spese è l’affitto di 500€ e, soprattutto, i rincari energetici. Abbiamo avuto un forno a metano che è costato tanto: 1.300,00€ mentre prima del rincaro energetico costava 600€. A peggiorare le cose per la nostra attività è l’ultima bolletta della luce che ci è arrivata, la quale presenta un importo di 4.509,14€. Oggi per fare una margherita di ottima qualità ci vogliono 3€ di spesa togliendo le tasse e le spese per il pizzaiolo. Abbiamo dovuto aumentare il prezzo sulla margherita che da 3,50€ è arrivato a 4€, mentre le farcite da 6€ a 7€. Questo lieve aumento ha infastidito non poco la nostra clientela, in quanto i loro stipendi sono invariati rispetto ai rincari per le materie prime. Nell’estate di quest’anno ci siamo chiesti se continuare a portare avanti un’attività, che ormai si traduce in guadagno per lo Stato, o rinunciare alla stessa chiudendo. Abbiamo deciso che lo Stato non merita i nostri sacrifici, visto che non ci ha mai teso una mano, dunque abbiamo chiuso l’attività». Il signor Villani ha deciso di trasferirsi a Trieste, dove attualmente lavora alla pizzeria «Rossopomodoro» guadagnando 2.500,00€ al mese». Tuttavia Mario Villani non dimentica la sua Campania, ha un’associazione solida su cui contare «Associazione pizzaioli Campania», che, come spiega Villani, «nasce con l’intento di unire tutti coloro che amano il mondo della pizza. I tanti associati di cui vanta l’associazione, oltre 200, hanno partecipato in molti festival della pizza in molte città d’Italia, per fare qualche esempio, Milano, Torino e Genova». Villani non nasconde però il dolore di aver chiuso la propria attività a Nocera Inferiore: «Ho l’amarezza di non aver potuto fare diversamente, ma da solo non ce l’avrei fatta, soprattutto se è proprio lo Stato a legarmi le mani».